
NordLayer, realtà specializzata nella sicurezza informatica, ha curato il Global Remote Work Index (GRWI), secondo il quale l’Italia è al 25° posto per adozione del lavoro da remoto. Prendendo in considerazione l’area mediterranea, l’Italia viene staccata dalla Spagna (4° posto), è leggermente dietro la Francia (10° posto) ma se la cava molto meglio della Grecia (32° posto).
Dai dati emerge la convinzione che i lavoratori da remoto dovrebbero abbassare le proprie pretese in fatto di sicurezza in Italia, considerando il 44° posto nella classifica generale. Prendendo in considerazione alcuni dei nostri Paesi vicini, l’Italia sarebbe più pericolosa di Spagna e Portogallo (rispettivamente al 26° e 21° posto) ma più sicura di Francia e Grecia (57° e 51° posto).
Comunicare in Italia? Non è facile
Considerando che questo studio prende come riferimento i lavoratori da remoto “standard”, è stata anche valutata la facilità con cui è possibile comunicare in inglese nei vari Paesi. Purtroppo, da questo punto di vista l’Italia è indietro (34° posto). Fra i Paesi più attraenti dal lato turistico, il Portogallo sarebbe quello con la maggiore conoscenza dell’inglese (9° posto), seguito dalla Spagna, che fa segnare risultati simili ai nostri (33°).
Lavoro da remoto: cara Italia, impara dal Portogallo
Portogallo e Italia offrono un’opzione economica per chi desidera esplorare il Sud dell’Europa, piazzandosi rispettivamente al 32° e 43° posto in fatto di costo della vita. L’ottimo risultato del Portogallo va anche visto alla luce della performance eccezionale dal lato delle condizioni economiche e sociali (3° posto). Da questo punto di vista, l’Italia lascia un po’ a desiderare per il lavoro da remoto, piazzandosi al 35° posto per quanto riguarda condizioni economiche e sociali. Dal lato della cybersecurity, invece, l’Italia e il Portogallo sono sostanzialmente alla pari (rispettivamente al 14° e 15° posto). Lo stesso può dirsi anche sulle infrastrutture digitali e fisiche (i risultati non fanno segnare grosse differenze fra Italia, Spagna e Portogallo).
“NordLayer ha condotto questa analisi dettagliata, prendendo in considerazione il crescente desiderio di lavorare da qualsiasi luogo del mondo, diventato ancora più forte a partire dalla pandemia”, ha spiegato Juta Gurinaviciute, Chief Technology Officer di NordLayer. “Nella nostra ricerca dei migliori Paesi in cui lavorare da remoto, abbiamo preso in considerazione tutti i parametri fondamentali che ogni Paese deve rispettare, valutando un’ampia gamma di dati. Il Global Remote Work Index pone l’accento in particolare sulla sicurezza e l’affidabilità dell’ambiente digitale e reale. Viene anche messa molta attenzione alla cyber security del lavoro da remoto. Da questo punto di vista, l’indice è una risorsa utile per i lavoratori da remoto (come dipendente o nomade digitale) e sta considerando di trasferirsi altrove”.
Migliori performance nel lavoro da remoto, per categoria
Cybersecurity:
- Slovacchia
- Lituania
- Germania
- Estonia
- Grecia
Condizioni socio-economiche:
- Canada
- Regno Unito
- Portogallo
- USA
- Germania
Infrastrutture fisiche e digitali:
- Corea del Sud
- Singapore
- Emirati Arabi Uniti
- Danimarca
- Svizzera
Risposta al COVID e gestione dell’emergenza:
- USA
- Thailandia
- Australia
- Finlandia
- Corea del Sud