
In Italia il tema della disabilità o accessibilità digitale riguarda 13 milioni di persone, oltre il 20% della popolazione complessiva, in Europa 80 milioni, mentre nel mondo il dato si attesta intorno al miliardo. A livello economico, ciò significa $ 500 miliardi di spesa annua globale e $ 40 in Europa, con il 98% dei siti web non accessibili e due terzi delle transazioni online abbandonate.
La mission di AccessiWay per l’accessibilità digitale
Prende forma in questo scenario la mission di AccessiWay, fondata da Amit Borsok, Gianni Vernetti e Eldad Bar-Noon, da dicembre 2024 parte di team.blue e operativa a livello globale con l’obiettivo di supportare grandi corporation, piccole e medie imprese e PA con soluzioni di accessibilità digitale, dai servizi alla formazione, passando per i tool AI-based. Presente già in Italia, Austria, Francia e prossimamente in Germania, AccessiWay, che è anche parte del gruppo interparlamentare sull’accessibilità digitale, ha già lavorato con 1500 aziende del calibro di ING, UnipolSai, Allianz, Intesa San Paolo, Barilla, AXA, D&G, Lavazza, BPER e Mediobanca, consapevole dell’importanza di rendere il web uno spazio sempre più inclusivo, abbattendo disuguaglianze e barriere digitali. AccessiWay diventa così parte attiva di un processo che vedrà una svolta importante il prossimo 28 giugno, quando entrerà in vigore l’European Accessibility Act (EAA), la direttiva europea che stabilisce nuovi requisiti minimi di accessibilità a livello europeo, rendendo questo aspetto non più un asset competitivo ma un requisito indispensabile per rimanere sul mercato.
PA, e-commerce e GDA ancora indietro su accessibilità e inclusione
A tal proposito, AccessiWay ha rilevato i tre settori che più degli altri dovranno lavorare nei prossimi mesi per adattare alle norme EAA i propri touchpoint (siti web, app, aree login), servizi e documenti PDF: la Pubblica Amministrazione, la GDO e l’e-commerce, in particolare nel comparto della moda.
“Le normative europee hanno spostato la narrazione sull’accessibilità da un tema di controllo della conformità a un investimento strategico. Invece di costituire un ostacolo, creano un quadro chiaro che spinge grandi aziende e soprattutto PMI a investire in tecnologie e servizi accessibili per ampliare il proprio mercato. Per molte realtà, soprattutto quelle che operano in più Paesi dell’UE, l’accessibilità è passata da un “nice-to-have” a una necessità competitiva, se consideriamo poi che le normative offrono prevedibilità e standardizzazione, riducendo l’incertezza per gli investitori e aprendo a nuove opportunità di innovazione”, commenta Amit Borsok, Co-Founder and CEO of AccessiWay.
I quattro requisiti dell’accessibilità online
Ma cosa vuol dire, nel concreto, diventare accessibili? La direttiva punta a far sì che imprese e PA producano ed eroghino servizi e prodotti digitali che rispettino i requisiti di percepibilità, operabilità, comprensibilità e robustezza, verificando costantemente la propria posizione e mantenendo la documentazione relativa per almeno 5 anni. AccessiWay supporterà Big Corp, PMI e PA nel mantenimento degli standard e nella costante formazione del personale, proponendo soluzioni scalabili e inserendosi in un mercato che vede, a livello mondiale, oltre 1 miliardo di touchpoint digitali, di cui solo il 2-3% accessibili, e una spesa di €7 triliardi all’anno da parte di persone con disabilità. Si aggiunge a questo la percentuale del 73% delle persone con disabilità che abbandona semplici transazioni online.
AccessiWay conta oggi un team di oltre 95 persone, una crescita YoY del +400% e più di 1500 clienti supportati in 20 diversi Paesi: tra questi, più di 200 rientrano nel settore della PA e oltre 55 nella moda e nella GDO. L’azienda punta a raddoppiare il proprio fatturato nel 2025, inserendo nell’organico 50 nuove risorse entro l’anno.