Negli ambienti ibridi e remoti di oggi i criminali informatici si adattano facilmente. Emiliano Massa di Proofpoint analizza le minacce più diffuse.

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In questo articolo, Emiliano Massa, Area Vice President Sales Southern Europe di Proofpoint, analizza il panorama cyber odierno, prendendo in esame il livello di sicurezza delle aziende e il livello di adattabilità dei criminali informatici.

I criminali informatici stanno alzando il tiro: come proteggere le aziende da attacchi noti ed emergenti

Tra i professionisti della sicurezza si è diffusa la sensazione che lo scorso anno abbia rappresentato una sorta di ritorno alla “normalità”.

Mentre il panico da pandemia si placava e le organizzazioni si trovavano sempre più a loro agio a operare in configurazioni ibride, aumentava pure la fiducia nella loro postura di sicurezza. Purtroppo, anche i criminali informatici si sentono a proprio agio in questa normalità. E con una superficie di attacco più ampia a cui mirare, hanno affinato le loro abilità, trovando modi sia familiari che nuovi per violare le difese ed esporre i dati.

Lo State of the Phish Report 2023 di Proofpoint ha rilevato che gli attacchi via e-mail continuano a dominare il panorama delle minacce, con otto organizzazioni su dieci che lo scorso anno hanno subito almeno un attacco di phishing via e-mail, che nel 7% dei casi si è tramutato in una perdita finanziaria diretta.

Sebbene i team di sicurezza possano fare ben poco per impedire che i criminali informatici prendano di mira le loro organizzazioni, il fatto che le persone continuino a contribuire in modo significativo al successo di tali attacchi dovrebbe essere motivo di preoccupazione. La maggior parte di essi, infatti, continua a colpire gli utenti prima dei sistemi.

Aumentare i livelli di conoscenza e comprensione delle minacce dei criminali informatici

Gli ultimi anni hanno rafforzato la consapevolezza dei CISO riguardo al rischio degli ambienti remoti e ibridi, e molti hanno reso prioritaria la protezione di queste configurazioni dopo la loro diffusione nel 2020.

Oltre ai controlli innovativi e alle tecnologie, la formazione degli utenti ha costituito una pietra miliare di questa strategia di difesa. Quindi, la consapevolezza e la comprensione della sicurezza sono aumentate? Purtroppo, la risposta breve è no.

Ancora una volta, la comprensione di base delle minacce informatiche più comuni risulta carente. Oltre un terzo degli intervistati del sondaggio State of the Phish a livello globale non si è detto in grado di definire il malware o il phishing, mentre solo il 40% sa cosa sia il ransomware.

Purtroppo, non è difficile per trovare una spiegazione a questa situazione. Sebbene quasi tutte le organizzazioni dichiarino di avere un programma di formazione, solo il 56% a livello globale addestra tutti i membri del proprio team, con una percentuale che in Italia scende al 49%. Il risultato è che nella metà dei casi i dipendenti rimangono impreparati a rilevare e scoraggiare le minacce informatiche da parte di criminali informatici sempre più aggressivi.

Poiché il panorama delle minacce diventa sempre più sofisticato e incentrato sulle persone, questo problema deve essere affrontato rapidamente. La buona notizia è che, sebbene non sia sufficientemente completa, tre quarti delle organizzazioni svolgono una formazione formale di sensibilizzazione. Quindi, con il tempo già dedicato alla formazione, migliorare la comprensione è una questione di rivedere la strategia, piuttosto che implementare un programma da zero.

Gli utenti devono capire come affrontare le sofisticate minacce moderne e cosa fare quando ciò accade. Le simulazioni basate su esche reali sono un modo efficace per farlo, ma questo metodo di formazione è utilizzato solo dal 35% delle organizzazioni in tutto il mondo.

Con budget sempre più ridotti, i team di sicurezza non possono fare tutto. Ma non si può mai lesinare sulla sicurezza informatica. Quindi, mentre il panorama delle minacce diventa sempre più pericoloso, è necessario un ripensamento per garantire che le nostre difese siano all’altezza del compito.

Un’istantanea del panorama delle minacce

A prima vista, nel panorama odierno delle minacce c’è ben poco che possa sorprendere un professionista esperto. Ma se il phishing, la compromissione delle e-mail aziendali (BEC), il ransomware e simili rimangono passatempi diffusi tra i criminali informatici, molti hanno ulteriormente potenziato i loro attacchi per infliggere il massimo danno.

Quasi due terzi (64%) delle organizzazioni italiane hanno sperimentato il ransomware lo scorso anno, e il 44% ha subito un’infezione andata a buon fine. Peggio ancora, tra quelle che hanno pagato un riscatto, meno della metà (il 38%) ha riacquistato l’accesso ai propri dati al primo tentativo.

Un altro nemico tristemente noto è il BEC. Tre quarti delle aziende mondiali hanno subito un tentativo di attacco lo scorso anno, con i Paesi non anglofoni particolarmente esposti. Evidentemente, gli attori delle minacce stanno migliorando le loro competenze linguistiche: gli attacchi BEC sono aumentati in tutti i paesi, Italia compresa, dove il 51% delle organizzazioni ha ammesso di averne subito uno nel corso dell’anno.

Anche le minacce interne non sono destinate a scomparire presto e il COVID-19 ha ancora un ruolo importante da svolgere. Il lavoro remoto e ibrido ha aumentato il rischio di negligenza e aiutato i malintenzionati a nascondere le proprie azioni.

L’anno scorso, il 39% delle organizzazioni italiane ha subito una perdita di dati a causa dell’azione di un insider, e il 42% di chi ha lasciato il lavoro ha ammesso di aver portato con sé dei dati.

Nel frattempo, stanno aumentando le minacce via e-mail più complesse. L’anno scorso sono stati inviati centinaia di migliaia di messaggi di phishing con bypass dell’autenticazione a più fattori (MFA) e orientati al telefono (TOAD) al giorno, minacciando quasi tutte le organizzazioni intervistate.

Dato che l’MFA è ancora considerato da molti un sistema di sicurezza per gli account e le reti altamente sensibili, qualsiasi metodo per eludere questa protezione offre ai criminali informatici un nuovo vantaggio potenzialmente devastante.

Tutto ciò si traduce in una storia già nota: gli attori delle minacce hanno il tempo e la tenacia per trovare nuovi modi volti ad aggirare le difese e i team di cybersecurity si sentono intrappolati in una corsa agli armamenti senza possibilità di vittoria.

Aziende VS criminali informatici: vincere la corsa agli armamenti informatici

Mentre miglioriamo le difese per far fronte all’evoluzione delle minacce, i criminali informatici trovano nuovi e devastanti modi per aggirarle. Non è una novità. Ma se tenere il passo con il panorama delle minacce è d’obbligo, la difesa informatica non si limita a colmare le lacune che si presentano.

Qualunque sia l’avversario, la comprensione e l’educazione dovrebbero sempre essere la base di una strategia di cybersecurity efficace. Quanto più i vostri utenti conoscono gli attacchi che devono affrontare, come li incontreranno e il loro ruolo nel tenerli a bada, tanto più saranno in grado di proteggere la vostra organizzazione e i suoi dati.

Iniziate con l’identificare i soggetti più a rischio, sia per le scarse competenze informatiche che per l’elevata esposizione alle minacce, e indirizzate le vostre risorse dove sono più necessarie. Poi andate oltre con un programma di formazione sulla sicurezza in tutto il contesto, condotto regolarmente.

Il risultato è una solida cultura della sicurezza sul posto di lavoro che motiva le persone a costruire abitudini sostenibili e a metterle in pratica ogni giorno, e un’organizzazione molto più sicura, a prescindere dalle minacce che gli attori troveranno da lanciare.

di Emiliano Massa, Area Vice President Sales Southern Europe di Proofpoint