In questo articolo vediamo l’attuale normativa sul CBD in Italia per capire cosa è legale o cosa invece non lo è

normativa sul CBD in Italia

Nonostante in tempi recenti due istituzioni importanti come OMS e ONU abbiano dimostrato una certa apertura nei confronti della cannabis light, in Italia i dubbi intorno a questo argomento non mancano mai. Questo perché, a causa di una legislazione per molti aspetti lacunosa, la disinformazione a riguardo è piuttosto diffusa e in molte persone permane il dubbio sulla possibilità di poter acquistare o meno i prodotti CBD di qualità su Justbob senza violare in qualche modo la legge.

Per comprendere meglio la situazione della legge sul CBD in Italia è fondamentale chiarire cos’è la cannabis legale.

CBD e cannabis legale: un po’ di chiarezza

Molte persone hanno la convinzione che CBD e cannabis legale siano la stessa cosa. In realtà, il cannabidiolo è un principio attivo contenuto nelle infiorescenze sia della cannabis legale sia di quella illegale. Questo potrebbe sollevare una certa confusione, tuttavia non è difficile capire cosa differenzi l’erba legale da quella illegale.

Il CBD è la sostanza presente in quantità maggiore nella canapa, ma non è l’unica. Tra le numerose sostanze che compongono la struttura chimica di questa pianta c’è anche il THC (tetraidrocannabinolo), il principio attivo responsabile degli effetti psicotropi. Se a partire dai primi decenni del secolo scorso ha avuto inizio un vero e proprio proibizionismo nei confronti della cannabis (di cui l’Italia, peraltro, era uno dei maggiori produttori a livello mondiale), è ‘colpa’ del THC.

Sì, perché il cannabidiolo non ha alcun effetto stupefacente. Anzi, tutt’altro. La sua assunzione ha effetti addirittura benefici e, non a caso, non mancano testimonianze storiche dell’utilizzo della canapa a scopi terapeutici fin dai tempi antichi. Sebbene allora mancassero evidenze scientifiche a supporto di certe tesi, nei tempi moderni vari studi hanno evidenziato come il CBD non solo abbia proprietà benefiche, ma sia in grado di contrastare gli effetti del THC.

Il CBD è legale in Italia?

A questo punto possiamo addentrarci negli aspetti legali riguardanti la definizione, la coltivazione e l’uso del CBD in Italia. Partiamo da una premessa insindacabile: per la legge italiana, la cannabis è uno stupefacente e, in quanto tale, è illegale. Tuttavia, la legge 242 del 2016 ha segnato una svolta importante nella regolamentazione di questa pianta in quanto ha aperto la strada a una parziale legalizzazione della canapa in base alle percentuali di THC contenute nelle sue infiorescenze.

Dal momento che il THC, al di sotto di certe quantità, non ha alcun effetto psicotropo, questo testo di legge ha stabilito che nel nostro Paese è legale sia coltivare sia commercializzare (quindi vendere e acquistare) la cannabis e i suoi derivati per alcuni usi specifici come:

  • il florovivaismo;
  • il collezionismo;
  • la cosmetica;
  • l’alimentare;
  • la bioingegneria;
  • l’agricoltura (per le bonifiche).

La coltivazione della canapa è legale esclusivamente nei casi in cui la percentuale di THC sia inferiore allo 0.2%. Per quanto riguarda il CBD, invece, riconosciuto come sostanza non psicotropa, non dannosa e non pericolosa, non sono previsti limiti.

Resta il fatto che, per coltivare e commercializzare il CBD in Italia è necessario attenersi a certe regole e autorizzazioni. Un aspetto molto importante è quello inerente alla certificazione dei semi che, per poter essere piantati, devono essere presenti nell’elenco europeo delle varietà.

Anche chi acquista sementi o derivati della canapa legale, dunque, per evitare eventuali multe in caso di controlli, è tenuto a conservare le documentazioni certificative.

La legge sulla CBD consente l’assunzione?

In fase iniziale abbiamo parlato di una legislazione non priva di zone d’ombra riguardo alla legalità del CBD in Italia. Infatti, nonostante vi sia una legge che regolamenta la coltivazione e il commercio della canapa legale e dei suoi derivati, ne manca una che faccia chiarezza in merito alla possibilità di assumerla.

Non esiste un testo che dica chiaramente se sia possibile ingerire o inalare il CBD, ma non ne esiste nemmeno uno che lo vieti espressamente. A rigor di logica, dal momento che il cannabidiolo non è illegale, anche il tipo di utilizzo che un privato vuole farne dovrebbe escludere problemi. Considerato il vuoto legislativo, però, è più prudente evitare di assumere prodotti a base di CBD negli spazi pubblici.

Inoltre, in relazione alle problematiche che potrebbero verificarsi in caso di controlli, sarebbe opportuno conservare e avere sempre a portata di mano i documenti che certificano l’acquisto di cannabis legale o altri derivati.

Ad ogni modo, in considerazione del fatto che l’acquisto del cannabidiolo certificato è consentito dalla legge, il suo possesso non espone al rischio di multe o sanzioni in presenza delle documentazioni fornite dal venditore.

In conclusione

La normativa sul CBD in Italia non è certamente priva di contraddizioni e lacune. Tuttavia, c’è da sperare che gli aspetti più torbidi legati al suo utilizzo e alla sua assunzione vengano affrontati presto a livello governativo. Anche perché, in seguito all’entrata in vigore della legge 242, si è sviluppata una filiera produttiva enorme – una legislazione più esaustiva in merito all’assunzione del CBD farebbe felici non solo i compratori ma anche i produttori.