Franco Folini, Digital Marketing Instructor, Consultant e Public Speaker, ci spiega cos’è e come funziona l’IA, quali vantaggi porta, quali nuove sfide e qual è l’atteggiamento più corretto da tenere verso una delle tecnologie più dirompenti in questo momento storico

IA - intelligenza artificiale
Franco Folini, autore dell'intervista

Se ne parla già da anni ma dopo il lancio lo scorso novembre di ChatGPT l’IA è diventato un argomento di stretta attualità anche per i non addetti ai lavori. Ma che cos’è davvero l’intelligenza artificiale? Come funziona? Quali sono le opportunità e gli scenari che si aprono per tutti noi e per il mondo delle aziende? C’è davvero da avere paura?

Queste sono solo alcune delle domande che abbiamo posto a Franco Folini, Digital Marketing Instructor, Consultant e Public Speaker, che nella sua carriera vanta una docenza all’Università di Berkeley, mentre attualmente insegna “Social Media Marketing” per il Master CAWEB dell’Università di Strasburgo e collabora con lo IULM di Milano. 

Il termine intelligenza artificiale (IA) individua una categoria di sistemi software basati su una varietà di tecnologie. Ciò che li accomuna è la capacità di svolgere compiti, tipicamente riservati agli umani, quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività – spiega Folini -. Per capire meglio cosa sia l’IA è utile confrontarla con il software tradizionale”.

Ci spieghi meglio…

“In un sistema software tradizionale nulla accade che non sia stato previsto e codificato da un programmatore. Anche quando un sistema esibisce un comportamento complesso in realtà stiamo assistendo alla combinazione di azioni atomiche secondo una logica codificata dagli sviluppatori. In modo diverso, un sistema di IA esibisce comportamenti che sono basati sui dati con cui è stato addestrato e non su regole codificate in modo esplicito. Questo approccio basato sull’apprendimento amplia le potenzialità e varietà delle risposte che il sistema intelligente sa generare. Da qui nascono le capacità menzionate all’inizio: ragionamento, pianificazione e creatività”.

L’IA si sta diffondendo a macchia d’olio: tutto il mondo è incuriosito e sono tante le applicazioni in cui potrà trovare impiego in futuro. Può darci qualche numero?

ChatGPT, il più noto tra i sistemi di IA e di cui tutti parlano, è arrivato sugli schermi dei nostri computer solamente lo scorso novembre. Dopo soli tre giorni dal rilascio, aveva raggiunto il primo milione di utenti. A gennaio, trascorsi meno di due mesi, ne aveva accumulato oltre 100milioni. Come riferimento possiamo utilizzare Facebook che impiegò dieci mesi ad acquisire il primo milione di utenti. Questi numeri testimoniano l’enorme interesse che queste tecnologie stanno generando in tutto il mondo”.

L’IA però non è solo ChatGPT…

“Esistono numerosi altri strumenti di IA utilizzati sia dai consumatori che dalle aziende. Come consumatori, ogni giorno utilizziamo l’IA, a volte senza saperlo. Pensiamo al robot rasaerba che ci tiene in ordine il giardino, o al cellulare che sceglie per noi esposizione, tempi e messa a fuoco dei nostri scatti per aiutarci a scattare foto migliori. Anche quando facciamo shopping online, è l’IA che da dietro le quinte ci consiglia quali prodotti acquistare e che popola le pagine di molti siti con contenuti che risuonano con i nostri interessi.
Nel mondo industriale l’IA controlla sistemi robotizzati, gestisce processi di automazione, schedula molti interventi di manutenzione e collabora con i sistemi di progettazione e simulazione. L’IA presto assumerà un ruolo strategico anche in altri settori come ad esempio la medicina, le biotecnologie, il marketing, la formazione, e la ricerca scientifica. L’Italia ha molta strada da fare anche in questo campo e infatti si posiziona alla sedicesima posizione tra i paesi europei nell’adozione di sistemi di IA (dati EuroStat 2021). Le prospettive economiche sono interessanti, infatti a livello mondiale, la crescita media annua, CAGR, del mercato dell’IA da qui al 2030 viene stimata intorno al 38.1% (fonte). Secondo le previsioni, il settore automobilistico e dei trasporti dovrebbe rappresentare il campo di applicazione più importante in un mercato che nel 2022 valeva $136 miliardi (fonte)”.

Come impatta o potrà impattare l’AI sulla vita di tutti noi?

“Per quanto già oggi si stia facendo un ampio uso dell’IA, le prospettive per il futuro prevedono una ulteriore crescita che estenderà l’utilizzo di queste tecnologie a nuovi settori e applicazioni. Il continuo progresso tecnologico di questi strumenti è stato e continua ad essere impressionante. Grazie al costante miglioramento delle prestazioni e del dominio degli strumenti di IA, ogni giorno vediamo concretizzarsi nuovi scenari d’utilizzo. Attività che tradizionalmente richiedono capacità prettamente umane, come la creatività, possono ora beneficiare di questi progressi tecnologici. Abbiamo accesso a sistemi di IA che sanno scrivere racconti, generare immagini artistiche e fotografiche e interi video. Il tutto con una qualità e creatività che pensavamo fosse riservata ai migliori artisti. Gli scettici sminuiscono i progressi fatti sostenendo che l’IA non ha capacità creative ma semplicemente assembla con abilità pezzi di opere altrui che ha memorizzato nella fase di addestramento. Gli osservatori più pragmatici ci fanno notare che anche la creatività umana in gran parte non è altro che un riassemblare e ricombinare opere ed esperienze che abbiamo incontrato nel corso della nostra vita”.

Che benefici può portare l’IA ad una figura professionale creativa, come un grafico o uno scrittore?

“I creativi più intraprendenti hanno iniziato ad utilizzare i sistemi di IA come un instancabile assistente a basso costo che li aiuta ad esplorare e scoprire nuove idee, sempre diverse. Nel futuro, i professionisti di successo saranno quelli che sanno combinare al meglio sensibilità e intelligenza umana, con la potenza dell’instancabile IA. I primi risultati di questo sodalizio sono visibili online e sono molto promettenti. 

Anche altre attività fino ad oggi considerate esclusivamente umane, come ad esempio il ragionamento, si stanno aprendo prospettive straordinarie. Grazie all’alleanza tra intelligenza umana e artificiale assisteremo presto a un’ulteriore accelerazione del progresso nei settori tecnologico, medico, meccanico, ecc”.

Focalizzandoci invece in ambito aziendale, che vantaggi porta l’IA alle imprese?

“L’IA rappresenta una grande opportunità per le aziende che vogliono rimanere competitive sui mercati internazionali ma potrebbe presto diventare una scelta obbligata. Le aziende che esiteranno nel portare al proprio interno queste tecnologie e le conoscenze per il loro utilizzo sono destinate a soccombere travolte dalla concorrenza. Mentre i processi di digitalizzazione hanno richiesto quasi 20 anni, per questa nuova ondata di innovazione si prevedono tempi più brevi. Le opportunità che si stanno aprendo saranno accessibili solo alle aziende più dinamiche. Nel frattempo, chi non avrà saputo aggiornarsi per trarre beneficio da queste tecnologie rischierà di essere travolto da una pressione competitiva insostenibile”.

Come può essere usata l’intelligenza artificiale dalle imprese?

“I sistemi di IA nelle aziende possono essere classificati in due categorie principali: (1) sistemi orizzontali addestrati su dati generali, come ad esempio ChatGPT, e (2) sistemi verticali addestrati sui dati specifici di un settore o un’azienda. Queste categorie possono generare vantaggi a breve termine quali l’aumento della produttività, l’efficientamento dei processi, e il miglioramento delle qualità dei prodotti. A medio termine gli impatti saranno più importanti e richiederanno profonde riorganizzazioni delle strutture aziendali a vantaggio di flessibilità e dinamicità. I settori in cui vedremo i cambiamenti più significativi sono: l’automazione dei processi, l’analisi dei dati, la business-intelligence, l’iper-personalizzazione del marketing e delle vendite, l’assistenza clienti, la gestione delle risorse umane, l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento, il rilevamento delle frodi, la sicurezza informatica e infine l’innovazione e sviluppo di nuovi prodotti. La raccomandazione migliore per le aziende è di considerare l’IA non una minaccia allo status quo, ma come uno strumento per migliorare le proprie competenze e produttività e allo stesso tempo un’opportunità per innovare processi e prodotti”.

Le imprese si stanno avvicinando all’impiego di questa tecnologia?

“Molte aziende in tutto il mondo si stanno rapidamente avvicinando a queste tecnologie. Queste scelte innovative sono sostenute da alcuni recenti cambiamenti: (1) i costi di acquisizione e utilizzo di questi strumenti sono in rapida discesa, (2) la loro complessità di utilizzo si sta gradualmente riducendo rendendo l’IA appetibili ad un parco di utenti più ampio, e infine, (3) l’integrazione di queste nuove tecnologie nei pacchetti software che le aziende italiane già utilizzano. Un esempio sono i plug-in di Shopify che analizzano ordini e shopping cart abbandonati con tecniche di Machine Learning per generare raccomandazioni di acquisto ai visitatori dei siti eCommerce. Le aziende possono accedere e attivare questi plug-in in tempi brevi e a costi contenuti senza doversi appoggiare ad esperti di IA”. 

Ha notato delle differenze tra Italia e Stati Uniti?

“Nel confronto con l’Italia, le aziende statunitensi stanno adottando i sistemi di IA più rapidamente perché beneficiano di processi di digitalizzazione più avanzati. I sistemi di IA necessitano di basi dati centralizzate e ben strutturate, processi chiaramente definiti e tracciabili, e competenze tecnologiche diffuse trasversalmente in tutti i livelli e le funzioni aziendali. Le aziende italiane più dinamiche che hanno investito nella digitalizzazione sono ben posizionate per cominciare ad utilizzare sistemi di IA per migliorare l’efficienza e la redditività dei loro processi. Le aziende che invece hanno rimandato o ritardato la digitalizzazione inevitabilmente si troveranno uno svantaggio competitivo e dovranno mettere in conto tempi per adozione più lunghi”.

Quali sono invece i timori più diffusi legati all’adozione di questo tipo di tecnologia?

“Tra i tanti sviluppi dell’IA, c’è la generazione di voci, video e scritti. Non si intravedono limiti tecnici alla qualità dei contenuti multimediali generabili dall’IA e alla loro verosimiglianza. Se ad esempio un malintenzionato avesse accesso a un mio video, lo potrebbe utilizzare l’IA per creare un mio avatar molto verosimile. Potrebbe quindi programmare l’avatar per fare una videochiamata a un mio amico convincendolo a dargli del denaro. Possiamo immaginare come queste tecniche potrebbero essere utilizzate per trarre in inganno e truffare gli anziani e le persone più vulnerabili. Si inizia anche a discutere dell’uso di immagini, video e voci artificiali per influenzare l’opinione pubblica. Abbiamo già visto i primi casi eclatanti di “fake-video” arrivare alla ribalta della cronaca. Come società e opinione pubblica non credo siamo preparati a riconoscere e gestire l’invasione di falsi multimediali che sta per travolgerci. Non esiste ad oggi un modo semplice e automatico per sapere se ciò che appare sui nostri schermi è autentico oppure è un falso generato con tecniche di IA”. 

Per il mondo industriale quali sono i pericoli?

Per il mondo industriale i pericoli sono diversi. Molte aziende si troveranno a competere sul mercato e confrontarsi con concorrenti particolarmente agguerriti che hanno saputo fare un uso strategico dell’IA. Per rimanere competitivi la scelta di utilizzare l’IA sarà una scelta obbligata. Alcune aziende si troveranno ad affrontare anche un altro problema: come salvaguardare competenze professionali strategiche, proteggendole dalle conseguenze di un uso estensivo all’IA. Consideriamo, ad esempio, un’azienda di progettazione di componenti meccanici. Per rimanere competitiva l’azienda potrebbe implementare soluzioni basate su IA automatizzando le attività manuali e meno critiche del processo di progettazione. Fatte queste scelte strategiche, l’azienda si troverebbe ad impiegare quasi esclusivamente progettisti senior senza alcun bisogno di progettisti giovani e meno esperti. Nel giro di qualche anno, giunto il momento dell’inevitabile ricambio generazionale del reparto progettazione, l’azienda si troverebbe senza candidati interni per sostituire i progettisti più anziani andati in pensione. Le scelte tecnologiche e organizzative legate all’adozione dell’IA metteranno presto in crisi i tradizionali meccanismi aziendali che generano quelle esperienze e opportunità professionali che consentono ai progettisti più giovani di maturare professionalmente e costruirsi un bagaglio di esperienze. Molti settori industriali dovranno prendere coscienza di questo pericolo ed evitare che, in nome del profitto a breve termine, vengano distrutti quegli spazi vitali in cui i giovani progettisti si formano e maturano. Senza azioni di contenimento rischiamo di ritrovarci con una desertificazione dell’orizzonte professionale”.

Molto spesso una delle difficoltà maggiori è che le normative non riescono a tenere il passo con l’evoluzione rapida delle nuove tecnologie. Da questo punto di vista come pensa che il quadro normativo debba andare a definire le problematiche e gli ambiti di utilizzo dell’AI?

“Da sempre le tecnologie precedono di parecchi anni le leggi che dovrebbero regolamentarle. È un fenomeno noto che abbiamo osservato ad esempio con i social media e inevitabilmente si ripeterà anche per l’IA. In questa fase iniziale qualunque scelta legislativa o di regolamentazione sarebbe prematura. Siamo ancora tutti quanti impegnati a capire le potenzialità e l’impatto di questi avanzamenti tecnologici sull’economia, sulla scuola e sulla società. Le problematiche che ci troveremo ad affrontare sono enormi. Trovare delle risposte richiederà tempo e nel processo di ricerca faremo inevitabilmente degli errori. Uno dei temi principali che i legislatori si troveranno ad affrontare è come garantire un accesso equo e distribuito a questi strumenti, evitando che il controllo si concentri nelle mani di pochi. Sarebbe auspicabile non ripetere gli errori commessi con i social media dove le 3 più importanti società controllano circa il 98% del mercato. Già oggi il mercato dell’IA si sta muovendo verso il consolidamento del mercato con la concentrazione nelle mani di pochi players dei sistemi di maggior successo. OpenAI, l’azienda che ha realizzato ChatGPT e Dall-E, era nata come entità non-profit con l’obiettivo di democratizzare l’accesso all’IA e condividere i progressi tecnologici nel mondo open-source. Ben presto gli investitori, verificato il potenziale di questo campo, hanno cambiato idea ed oggi OpenAI punta a fare profitti e ha smesso di condividere i progressi tecnologici con le comunità open-source.

Un segnale positivo è invece arrivato recentemente dall’ufficio americano per il copyright (USCO) che si è pronunciato sul tema della proprietà intellettuale dei prodotti dall’IA. La posizione degli americani è che un oggetto digitale (video, testo, brano musicale o immagine) sia proteggibile da copyright solo se è stato creato da un umano. Dunque, le opere di ChatGPT, Dall-E, StableDiffusion, e MidJourney sono di fatto di dominio pubblico e possono essere legittimamente copiate e riutilizzate. Questo pronunciamento, se saprà resistere a tutte le prevedibili sfide legali, porterà molte aziende a limitare l’uso dell’IA per non compromettere il controllo sui contenuti web, materiale promozionale, ecc”. 

In definitiva: dobbiamo temere l’AI o essere fiduciosi verso le nuove opportunità che ci offre?

“Credo che dovremmo tenere un atteggiamento bilanciato e produttivo verso l’IA, senza temerla più di tanto. Consiglio ad aziende e professionisti di familiarizzare il prima possibile con gli strumenti di IA per scoprirne sia le potenzialità che gli inevitabili limiti e pericoli. Una tecnologia così potente avrà indubbiamente un impatto importante sulla nostra società, sul mondo del lavoro e della comunicazione. Dobbiamo dunque essere preparati e trovare un equilibrio tra rischi e benefici. Questo nuovo equilibrio può emergere dentro le nostre aziende solo se avremo imparato a conoscere l’intrinseca potenza e gli inevitabili rischi di questi strumenti. 

Personalmente sto utilizzando ChatGPT nel mio lavoro quotidiano. Lo utilizzo come fosse un assistente. A volte mi suggerisce soluzioni brillanti cui non avevo pensato, altre volte commette banali errori da principiante, ma è sempre instancabile e ha costi trascurabili. Mi affianca ogni giorno in numerose attività aiutandomi a ridurre i tempi di consegna di molti progetti, con un visibile miglioramento della qualità dei contenuti che produco”

Bibliografia: chi è Franco Folini

Franco Folini è laureato in Scienze dell’Informazione e vanta una solida esperienza nel marketing acquisita in Silicon Valley dove ha fondato e portato al successo una società di eCommerce specializzata nella vendita di software per la progettazione meccanica e architettonica. Dopo aver venduto la sua quota nell’impresa, Franco si è dedicato alla formazione nel campo del Digital Marketing, insegnando il Bootcamp (corso intensivo) di Digital Marketing presso l’Università della California a Berkeley. È inoltre docente del corso “Social Media Marketing” per il Master CAWEB dell’Università di Strasburgo e collabora con lo IULM di Milano.

Oltre all’attività accademica, Franco offre consulenza nel settore del marketing, e-Commerce e innovazione a importanti aziende della Silicon Valley. Collabora con istituti internazionali di formazione e coaching come il Silicon Valley Innovation Center. Recentemente rientrato in Italia, prosegue le attività di consulenza per i clienti statunitensi e ha avviato nuove collaborazioni con startup e aziende italiane.