Come viene vista l’IA generativa dalle persone “comuni”, cioè da chi non necessariamente lavora nel settore tecnologico? A dare una risposta ci ha pensato Thoughtworks, società di consulenza tecnologica che opera sul mercato globale, intervistando circa 10.000 consumatori in dieci Paesi (Australia, Brasile, Germania, India, Italia, Paesi Bassi, Singapore, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti).
L’IA generativa? L’opinione generale è positiva, ma non mancano alcune preoccupazioni
Lo scenario che emerge dall’analisi di Thoughtworks evidenzia come la percezione sull’IA generativa sia tendenzialmente positiva. Il 30% degli intervistati afferma di essere entusiasta dall’idea di poter usare le nuove tecnologie, mentre un 42%, pur avendo un’opinione positiva, non nasconde di avere qualche perplessità: sono pronti all’incremento dell’uso, purché le aziende restino trasparenti e proattive nel comunicare il modo in cui la IA generativa viene da loro utilizzata.
La ricerca dimostra che gli utenti hanno aspettative elevate nei confronti delle aziende che utilizzano la IA generativa per innovare. Queste aspettative, se rispettate, consentiranno alle aziende di mantenere la loro “licenza sociale”, ovvero la percezione da parte dei consumatori che l’azienda stia agendo in modo equo, appropriato e meritevole di fiducia.
La ricerca “IA generativa: cosa chiedono i consumatori” analizza nel dettaglio le risposte di 10.000 consumatori di dieci diversi Paesi.
Di seguito i principali risultati:
Fra gli aspetti positivi dell’IA generativa, gli intervistati hanno affermato che porterà più innovazione (59%), una migliore esperienza d’uso, anche grazie a un miglior support utente (51%) e un’esperienza più personalizzata (50%).
Le perplessità, invece, sono relative alla privacy (48%), alla mancanza di regole condivise (45%) e all’assenza dell’intervento umano (64%).
Il problema però non è dovuto alla scarsa fiducia che le persone danno alla tecnologia: semplicemente, le persone tendono a fidarsi poco delle aziende, se lasciate libere di operare senza vincoli, e chiedono l’intervento normativo delle istituzioni. Più della metà degli intervistati (56%) sostiene infatti di non fidarsi dell’approccio delle imprese, mentre uno schiacciante l’82% ritiene che delle regole imposte dai governi possano garantire una competizione più equa, una maggiore inclusività e più responsabilità nell’utilizzo dell’IA generativa.
I principali timori? Prima di tutto, la paura che le imprese private utilizzino i dati senza consenso (71%). Al secondo posto, il timore che l’IA generativa possa contribuire a diffondere fake news e ad alimentare la disinformazione (67%). Il 55%, invece, è preoccupato per temi come il plagio e contenuti potenzialmente pericolosi.
Nonostante il 93% del campione sostenga di avere qualche dubbio dal punto di vista dell’utilizzo etico di questa tecnologia, il 68% afferma comunque che le imprese dovrebbero continuare a far leva sulle innovazioni che scaturiscono dall’utilizzo dell’IA generativa.
Gli intervistati, come visto, chiedono nuove regole per normare l’utilizzo dell’IA generativa, e alle aziende chiedono una maggiore trasparenza. Per il 68% degli intervistati, le aziende dovrebbero specificare come vengono utilizzati i dati, il 63% sostiene che le imprese dovrebbero assicurarsi che non vengano generati contenuti illegali e il 62% dice che dovrebbero anche dichiarare esplicitamente quali contenuti sono stati generati da un’IA.
Parlando dei risultati della ricerca, Mike Mason, Chief AI Officer di Thoughtworks, ha commentato: “In un mondo in cui la fiducia è fondamentale, le aziende devono capire che guadagnare la fiducia dei consumatori attraverso un utilizzo etico dell’Intelligenza Artificiale non è solo un obbligo normativo, ma un vantaggio strategico. Per decenni Thoughtworks ha lavorato con i propri clienti per consentire loro di trarre pieno vantaggio dall’adozione di tecnologie emergenti, introducendo contestualmente una governance responsabile dei processi di business a tutela della fiducia dei loro consumatori.”
Lauren Woodley, a capo della ricerca condotta da Vanson Bourne, ha affermato: “Thoughtworks ha adottato una prospettiva unica in merito al controverso tema della IA generativa, cercando di capire come si sentono i consumatori quando interagiscono con le aziende che la utilizzano. I risultati sono allarmanti: i consumatori esprimono molte preoccupazioni riguardo al modo in cui le aziende utilizzano i dati relativi alla IA generativa. Questo va a sottolineare la responsabilità sociale che le imprese hanno nel creare fiducia e rassicurare i consumatori. Se le aziende saranno in grado di affrontare queste preoccupazioni con proattività e trasparenza, il futuro della IA generativa potrà essere positivo: dai prodotti/servizi più innovativi a una migliore customer experience, i risultati indicano entusiasmo tra i consumatori. Prima però bisogna rassicurare i consumatori.”
“La IA generativa offre infinite possibilità. Noi aiutiamo i nostri clienti a sperimentare le nuove applicazioni di cui gli intervistati sono entusiasti, come la generazione di idee per prodotti più innovativi, un’assistenza più rapida ed esperienze più personalizzate, per poi ingegnerizzare questi esperimenti e portarli in produzione”.