Dall’analisi di Jobtech emerge che le Risorse Umane vorrebbero una completa digitalizzazione della gestione di candidati e dipendenti.

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La digitalizzazione nel nostro Paese è iniziata da tempo ma ci sono alcuni comparti che vanno ancora a rilento e la sfida per il digitale è ancora lunga. Un esempio? Le risorse umane. Se è vero che alle HR delle aziende, soprattutto quelle più grandi, oggi viene chiesto di trovare velocemente le persone giuste e di rendere più efficaci le attività produttive, il digitale è una risorsa preziosa, seppur non sfruttata a sufficienza.

Un’indagine condotta da Jobtech, l’agenzia per il lavoro di nuova generazione, su un panel di responsabili Risorse Umane di PMI italiane, ha permesso di scoprire come il 38% delle aziende non usi alcun software o piattaforma di gestione del personale e nel 31% dei casi l’unico strumento sia Excel.

1 azienda su 3 si affida a Excel

L’indagine, condotta su 500 tra titolari d’impresa e responsabili Risorse Umane di piccole e medie aziende italiane, ha permesso di scoprire come la gestione del personale e delle paghe siano le aree in cui ancora oggi gli HR non si sentono completamente autonomi nel solo utilizzo di piattaforme digitali. Excel o strumenti affini diventano, quindi, più semplici ed intuitivi per gestire la parte di presenze, assenze e analisi dei dati sui dipendenti. Stando alle risposte, questi strumenti danno una migliore visione d’insieme del personale e una maggiore libertà gestionale, soprattutto vista la mancanza di sistemi integrati che comunichino con il proprio consulente del lavoro.

Anche nella parte di archiviazione documenti, gli HR prediligono l’utilizzo di strumenti come Google Drive o Dropbox (indicati dal 39% dei rispondenti) per cercare più facilmente i documenti in pochi passaggi. Questo, nonostante i rischi di privacy a cui si può andare incontro.

Risorse umane: comparto ancora indietro nella digitalizzazione, chiede innovazione

Guardando alle risposte, si scopre che solo il 62% delle aziende italiane utilizza uno strumento per la gestione del personale, i cosiddetti Human Capital Management o HCM; ancora più bassa, circa il 54%, la percentuale di PMI che utilizza strumenti digitali per condurre le attività di recruiting, i cosiddetti Application Tracking System. Quando si parla di gestione del dipendente dal punto di vista della sua crescita e della sua felicità in azienda, i dati sono ancora peggiori: meno di un’azienda su 3 utilizza un software per lo sviluppo dei talenti e delle competenze in azienda e solo il 26% digitalizza la cura dell’engagement dei propri dipendenti. Fanalino di coda il cosiddetto “employer branding” – l’insieme delle attività che portano a percepire l’azienda come luogo di lavoro accattivante per i potenziali candidati e i dipendenti: il tasso di utilizzo di un software tra le PMI censite è del 24%, percentuale che scende al 15% quando parliamo di microimprese con meno di 5 dipendenti.

Consapevoli del proprio livello di innovazione nei processi HR, le aziende italiane e i team delle risorse umane vorrebbero cambiare le cose, digitalizzando in toto la gestione di candidati e dipendenti. Dalla ricerca e selezione di candidati alla gestione dei dipendenti, dalla gestione del monte ore lavorato allo sviluppo di piani di crescita, performance e di carriera: le risorse umane hanno una mole di lavoro e di task da gestire per cui la tecnologia potrebbe rappresentare una reale risorsa.

Quasi 4 aziende su 5 (il 78% del campione) hanno due priorità chiare su cui intervenire nel prossimo futuro: lo sviluppo dei talenti e la crescita delle competenze, motivazione e engagement di candidati e lavoratori. È ormai chiaro a tutti gli operatori che avere una visione chiara e interessante su valori, principi e cultura aziendale sarà sempre più determinante per poter attrarre e motivare gli individui, ancor più se appartenenti alla Gen Z.

La digitalizzazione dei processi HR porta con sé lo sviluppo di nuove competenze”, dichiara Paolo Andreozzi, founder di Jobtech, “necessarie per poter ricorrere a tool dedicati e piattaforme integrate che oggi possono fare la differenza. Nonostante questa consapevolezza, le risorse umane delle aziende italiane non stanno facendo abbastanza per restare al passo coi tempi. Conseguenza di questa titubanza è la difficoltà nella gestione delle risorse più giovani: la Gen Z sta cambiando molte cose, ha esigenze e bisogni diversi e la tecnologia è un alleato delle aziende nel rispondere a queste loro istanze”.