La pandemia ha modificato in via definitiva il nostro modo di lavorare, complici anche le sempre più diffuse modalità di lavoro ibrido adottato da diversi settori. Se da un lato il lavoro ibrido presenta una serie di vantaggi sia per le aziende sia per i dipendenti, dall’altro è una vera e propria preoccupazione per i responsabili IT, che carcano di ridurre i rischi di sicurezza dei dati i quali raggiungono livelli sempre più elevati. Secondo Dynabook, infatti, in Europa oltre un terzo degli responsabili IT ha indicato la sicurezza di rete e dei dispositivi come gli elementi più complessi da gestire durante la pandemia all’interno della propria infrastruttura IT. Gli attacchi informatici sono diventati sempre più sofisticati e quelli effettuati sfruttando i malware invisibili sono aumentati da quando la pandemia ha cambiato le abitudini lavorative passando, secondo quanto riporta Deloitte, dal 20% al 35%.
Ridurre i rischi di sicurezza informatica diventa sempre più difficile a causa del forte aumento del numero dei dipendenti che portano con sé il proprio PC da casa all’ufficio o in qualsiasi altro posto decidano di lavorare. Questo ha fatto sì che negli ultimi due anni aumentassero anche gli attacchi informatici e di phishing, mentre l’aumento delle violazioni di dati è sempre più spesso dovuto all’errore umano. Non importa se l’attacco è dovuto a una violazione della sicurezza informatica o se si tratta di un attacco phishing, l’impatto può comunque avere conseguenze disastrose. Al di là delle ripercussioni puramente finanziarie, bisogna tenere in considerazione anche eventuali danni reputazionali a lungo termine con il rischio di perdere i clienti e mettere a repentaglio le vendite. Inoltre, se l’attacco compromette i dati sensibili, le aziende potrebbero essere soggette a multe e sanzioni per aver violato le leggi sulla protezione dei dati e in quel caso, ovviamente, ci sarebbe anche da considerare l’impatto negativo sul morale dei dipendenti.
“È fondamentale dotare i dipendenti di dispositivi adeguati in grado di soddisfare gli elevati livelli di sicurezza richiesti al giorno d’oggi. Gli strumenti biometrici con doppia autentificazione, ad esempio, offrono un’efficace prima linea di difesa, unendo il rilevamento delle impronte digitali e dell’iride per limitare gli accessi al dispositivo”, ha commentato Massimo Arioli, Business Unit Director Italy di Dynabook Europe. “Ma, per ridurre i rischi di sicurezza, è importante assicurarsi che i device integrino misure di sicurezza a livello di software e di firmware, come il Trusted Platform Module 2.0 che offre una crittografia più avanzata. Inoltre, per i team IT è fondamentale il controllo da remoto degli accessi per regolare le autorizzazioni di accesso ai file. Da un punto di vista di policy, invece, sempre più aziende stanno adottando approcci zero-trust, il che è particolarmente importante nell’ambiente ibrido attuale poiché consente di gestire non solo i dipendenti, ma anche le aziende partner”.
Oltre alla sicurezza integrata, le soluzioni di mobile secure aiutano a eliminare una fonte di preoccupazione in termini di minacce al dispositivo, aggiungendo la sicurezza a livello di avvio, un dettaglio non da poco conto considerando l’aumento dei modelli di lavoro ibridi. Inoltre, rimuovere i dati dal dispositivo, archiviarli centralmente e renderli accessibili attraverso un’infrastruttura VDI (Virtual Deskotop Infrastructure) consente di trovare un equilibro perfetto tra lavoro mobile ultra sicuro ed ultra produttivo. I dipendenti possono proseguire con il proprio lavoro da qualsiasi luogo, certi che non vi saranno più rischi di violazione dei dati attraverso malware o di smarrimento o perdita di dispositivi.
“Se si considera che le tecnologie come il 5G e l’IoT stanno diventando sempre più popolari, le minacce di violazioni alla sicurezza aumenteranno di conseguenza. La proliferazione dei dati continuerà a verificarsi a livelli esponenziali, costringendo i responsabili IT ad adottare soluzioni innovative per proteggersi da queste minacce sempre più forti e ridurre i rischi di sicurezza dei dati”, ha concluso Massimo Arioli.