“Il software sta divorando il mondo” – una previsione incisiva di Marc Andreessen, pioniere di Internet e investitore. La spinta si fa ancora più incisiva grazie a un alleato inaspettato: le piattaforme no-code. Promettendo di democratizzare lo sviluppo del software, permettono di creare applicazioni senza scrivere una singola riga di codice. Curiosamente, queste piattaforme, pensate per permettere a chi non ha una formazione formale in programmazione di creare software, vengono accolte a braccia aperte proprio da coloro che sanno programmare – un’ironia che merita un’analisi.
Facciamo chiarezza sulle piattaforme No-Code
Le piattaforme mettono a disposizione gli strumenti per creare applicazioni software senza scrivere codice. Utilizzando interfacce utente grafiche, funzionalità drag-and-drop, modelli preimpostati e blocchi logici, queste piattaforme aprono il mondo della creazione digitale a coloro che altrimenti ne sarebbero esclusi.
L’obiettivo è chiaro: democratizzare lo sviluppo del software. Dare a tutti l’accesso agli strumenti di creazione digitale consente un bacino più ampio di potenziali creatori di applicazioni e uno sviluppo rapido delle applicazioni. Questo potrebbe accelerare la trasformazione digitale nelle aziende e permettere alle persone di realizzare i loro progetti.
Perché i programmatori impugnano il No-Code?
Molti sviluppatori stanno sfruttando le piattaforme no-code, malgrado le loro competenze di programmazione. Le ragioni sono molteplici e variegate:
- Efficienza: le piattaforme no-code possono ridurre drasticamente il tempo di sviluppo, liberando i programmatori per concentrarsi su compiti più complessi e di alto valore.
- Prototipazione: queste piattaforme sono ideali per creare rapidamente prototipi per validare idee o dimostrare concetti senza dover investire molto tempo nella programmazione.
- Integrazione e Automazione: gli sviluppatori utilizzano tali piattaforme per integrare vari servizi e automatizzare i flussi di lavoro, che spesso sono lunghi e complessi da costruire da zero.
- Potenziamento dei Team: adottando strumenti no-code, i programmatori permettono ai membri del team non tecnici di contribuire direttamente al processo di creazione dell’app, favorendo la collaborazione.
Crescita del mercato Low-Code e interesse degli sviluppatori
Il mercato no-code/low-code si sta espandendo a ritmo sostenuto. Secondo Gartner, entro il 2023, si prevede che raggiungerà i 26,9 miliardi di dollari per le imprese di medie e grandi dimensioni, che avranno adottato il low-code/no-code come una delle loro piattaforme applicative essenziali.
Inoltre, sondaggi e studi indicano un crescente interesse tra gli sviluppatori per le piattaforme no-code – il sondaggio Statista 2020 prevedeva che l’utilizzo di piattaforme no-code/low-code nei loro progetti raggiungerà circa 65 miliardi di dollari USA entro il 2027.
Sfide e Intoppi
Nonostante le piattaforme no-code abbiano la loro buona quota di successi, non sono esenti da sfide:
- Non è una soluzione adatta a tutti: nonostante i numerosi vantaggi, le piattaforme no-code potrebbero non essere adatte a tutti i progetti, in particolare a quelli che richiedono soluzioni complesse e personalizzate.
- Preoccupazioni per le prestazioni e la scalabilità: potrebbero esserci limitazioni nelle prestazioni e nella scalabilità per le applicazioni costruite su piattaforme no-code rispetto a quelle sviluppate attraverso la programmazione tradizionale, specialmente per applicazioni su larga scala e con un alto traffico.
Il futuro del No-Code – Un aiuto, non una sostituzione
Con l’aumento dell’adozione delle piattaforme no-code tra i programmatori, emerge una visione del futuro in cui no-code e programmazione tradizionale coesistono come approcci complementari piuttosto che come concorrenti. Spyros Tsoukalas, un dottorando presso Technology without Borders che sta conducendo ricerche nel campo del no-code, suggerisce che “gli sviluppatori continueranno a sfruttare il no-code per la sua efficienza, ricorrendo alla programmazione tradizionale quando sono necessarie soluzioni personalizzate.” Aggiunge: “Il ruolo dello sviluppatore si sta evolvendo per includere un insieme di competenze più ampio, che comprende l’uso di piattaforme no-code, la comprensione delle esigenze aziendali e la collaborazione tra discipline diverse.”
Se l’ascesa delle piattaforme no-code ci ha insegnato qualcosa, è che lo sviluppo del software non è statico. Man mano che gli strumenti e le tecnologie di sviluppo continuano a evolversi, anche il ruolo del programmatore si trasformerà. Quindi, stiamo guardando a un futuro in cui tutti sono programmatori – o nessuno lo è? Forse il futuro non è fatto di termini assoluti; piuttosto, è un mondo in cui la programmazione è solo uno strumento in un ricco set di strumenti per la creazione digitale. Se questo è il futuro verso cui ci stiamo dirigendo, sembra pieno di promesse.