La conformità normativa e la digitalizzazione costituiscono un aiuto per ridurre costi e rischi nei cantieri

Edilizia

La conformità normativa (più nota come “compliance”) è una leva strategica per lo sviluppo del settore delle costruzioni, capace di rafforzare la competitività delle imprese, migliorarne l’affidabilità sul mercato e tutelare il capitale umano. A fronte di misure severe in caso di violazione delle norme, sia da punto di vista ambientale sia della sicurezza sul lavoro, affrontare la conformità in modo proattivo significa investire nella resilienza e nel futuro dell’impresa. Ad esempio, l’adozione di strumenti digitali che veicolino in maniera ordinata il flusso di informazioni di cantiere aiuta a garantire continuità nei controlli, collaborando ad una trasformazione dei processi che a tendere punta a integrare la compliance nelle attività in modo sistematico, evitando inoltre costose rilavorazioni che possono arrivare a pesare, come risulta da un’indagine PlanRadar[1], fino all’11% dell’intero budget di progetto.

In particolare, secondo i dati INAIL, nel 2023 il comparto delle costruzioni ha registrato oltre 43.000 denunce di infortunio, confermandosi tra i settori più esposti a rischi gravi. Sebbene in lieve calo rispetto all’anno precedente (-2,6%), si tratta di cifre ancora troppo elevate[2]. La necessità di rafforzare gli standard di sicurezza è alla base dell’introduzione della “patente a punti” per i cantieri, obbligatoria da novembre 2024: in caso di inadempienza le sanzioni possono arrivare al 10% del valore dell’appalto, con un minimo di 6.000 euro[3]. Dal punto di vista ambientale il quadro è altrettanto severo: il Testo Unico Ambientale (D. Lgs. 152/2006) prevede sanzioni fino a 52.000 euro, oltre a pene detentive, per infrazioni quali scarichi non autorizzati, gestione illecita dei rifiuti o utilizzo di materiali non certificati.

A fronte di questi rischi, la digitalizzazione può costituire uno strumento utile per semplificare i processi quotidiani – come la gestione documentale, la condivisione delle informazioni in cloud o la tracciabilità delle comunicazioni di cantiere tramite, ad esempio, l’utilizzo di piattaforme ad hoc – supportando le imprese nella trasparenza e nel rispetto delle regole in un’epoca di crescente complessità normativa. Secondo gli indicatori DESI per il 2025[4], l’Italia è ancora in ritardo nella trasformazione digitale rispetto alla media europea, con un divario particolarmente marcato tra le PMI, che si collocano al 17° posto tra i Paesi dell’UE. Al contempo, il contesto nostrano non è statico, ma ricco di segnali di cambiamento: dalla digitalizzazione del patrimonio immobiliare pubblico promossa dall’Agenzia del Demanio, al lancio del progetto sperimentale Reg4IA – frutto della collaborazione tra Governo, Regioni e Province autonome – il quadro evolve rapidamente. Obiettivi così sfidanti e complessi non possono essere raggiunti dall’oggi al domani, ma devono essere frutto di un percorso graduale.

Fabio Arancio, Regional Manager Italy di PlanRadar, commenta: “La conformità rappresenta oggi una condizione imprescindibile per operare in sicurezza, tutelare la reputazione e garantire la continuità operativa. Le imprese che la percepiscono ancora come un ostacolo alla produttività commettono un errore strategico, perché il rischio di incorrere in sanzioni economiche, esclusioni dagli appalti pubblici o responsabilità penali è sempre più concreto e i numeri lo confermano. Per questo occorre intraprendere un vero e proprio percorso di trasformazione dei processi lavorativi supportato da strumenti concreti, come piattaforme digitali di condivisione documentale e archiviazione in cloud, che semplifichino e regolino le attività operative, migliorando il livello di trasparenza e riducendo il margine di errore, in quanto le rilavorazioni, secondo le rilevazioni dello studio Cost of Rework di PlanRadar, costano in media alle aziende l’11% del budget stanziato per progetto”.