L’Europa vuole ridurre le emissioni, così come i 195 Paesi partecipanti della Unfccc. È necessaria una strategia congiunta se si vogliono ottenere risultati concreti

Cresce l’attenzione degli europei verso tutto quello che è sostenibile. A rivelarlo una recente ricerca della Commissione Europea su oltre 25 mila cittadini di 28 stati membri: l’80% è disposto ad acquistare prodotti ecosostenibili anche ad un prezzo maggiorato rispetto a beni meno rispettosi dell’ambiente.
Nonostante questa evidente propensione, si nota però una ridotta certificazione delle credenziali ecosostenibili: solo poco più della metà del campione dice di ricevere informazioni esaustive a proposito dell’impatto ambientale dei prodotti che acquista e utilizza, a causa di etichette non uniformi tra i diversi produttori.

Per questo la Commissione Europea sta lavorando al fine di favorire un mercato green unico armonizzando le modalità di misurazione dell’impatto ambientale dei prodotti, il tutto con un impatto positivo su consumatori, aziende ed azionisti. L’impegno dell’UE non si esaurisce però qui: entro il 2020, il vecchio continente si è imposto l’obiettivo di ridurre le emissioni del 20% rispetto al 1990, aumentando allo stesso tempo la proporzione delle energie rinnovabili nel consumo finale al 20%. Il tutto attraverso una maggior tutela dell’ambiente, lo sviluppo e impiego di tecnologie e metodi di produzione green, reti elettriche intelligenti, nonchè mediante il miglioramento dell’ambiente in cui operano le imprese.

Iniziative importanti queste, che dovrebbero però essere seguite da altre più ad ampio spettro, coinvolgendo tutti i Paesi del mondo. Ed è proprio in questa direzione che a Lima (Perù) il 1° dicembre si è tenuta la conferenza dell’Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), nata per promuovere un accordo internazionale finalizzato alla lotta contro il riscaldamento globale. L’obiettivo è sostituire il protocollo di Kyoto, sottoscritto nel 1997 da 160 Paesi, ma entrato in vigore solo nel 2005. I 195 Paesi presenti a Lima si impegnano così di presentare all’Onu – entro il primo ottobre del 2015 – impegni “quantificabili” ed “equi” di riduzione delle emissioni, oltre ad una dettagliata informazione sulle azioni da seguire.
Questo sarebbe solo l’inizio: sulla base del documento approvato, i Paesi firmatari s’impegnano ad arrivare “pronti” alla conferenza di Parigi del prossimo anno, dove probabilmente verrà sottoscritto un accordo universale e vincolante per limitare il riscaldamento climatico a 2 gradi.

Si tratta certamente di regole che andrebbero ad impattare in modo deciso sul modo di operare di numerose aziende, ma che, oltre ad avere ripercussioni sul clima, permetterebbero a queste organizzazioni di godere maggiormente del favore dei consumatori. A confermarlo è ancora una volta lo studio della Commissione Europea: i cittadini diffidano di quanto i produttori affermano in merito alle proprie performance ambientali e alle loro credenziali green senza la visione di report dettagliati a riguardo.