Da uno studio condotto da GFT in partnership con BIME risulta che le compagnie assicurative stanno valutando l’inserimento delle Digital Health all’interno dei loro servizi.

Digital Health

Nel 2019 l’aspettativa di vita ha raggiunto gli 80,9 anni per gli uomini e 85,2 per le donne, al quarto posto nell’Unione Europea. L’innovazione tecnologica è stata determinante in questo aumento generale dell’aspettativa di vita: dalla scoperta degli antibiotici e dei vaccini, dai progressi della chirurgia fino all’analisi delle predisposizioni genetiche. Queste innovazioni, combinate con le possibilità offerte dal digitale, ci portano a parlare di Digital Health.

L’impatto dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia del Covid19 è stato notevole su molti fronti: ha imposto alcune necessarie limitazioni alla libertà personale, ha ridotto drasticamente i contatti interpersonali, ha condizionato la capacità del sistema sanitario, ha accelerato la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci, come il vaccino, e ha stravolto l’intero sistema economico, facendo emergere la necessità, non solo di diventare resilienti di fronte a qualcosa che non ha precedenti, ma anche la necessità di usufruire del settore di Digital Health ancora in parte sconosciuto.

Al contrario delle pandemie dello scorso secolo (come la Spagnola, l’Asiatica, o l’influenza Spaziale), questa pandemia è arrivata in un momento storico di grande evoluzione per quanto riguarda i servizi digitali che si sono progressivamente diffusi in tutti gli strati della popolazione e dell’economia negli ultimi anni. Questo vale anche per il nostro Paese, anche se l’Italia sconta un ritardo rispetto alle altre nazioni UE. Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) che monitora l’andamento complessivo dei Paesi appartenenti all’UE in fatto di competitività digitale, l’Italia risulta infatti al 25esimo posto su 28 Stati membri dell’UE, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il punteggio italiano è di ben 9 punti inferiori alla media UE (43,6 vs 52,6). La Francia ha il 52,2, la Germania 56,1, la Spagna 57,5, la Finlandia ben 71. Non è solo la digitalizzazione nelle aziende a essere in progressivo aumento (il 38,5% delle aziende usa tecnologie cloud e il 32,5% fa analisi sui Big Data) ma lo è anche la domanda da parte dei consumatori: ad esempio, la banda larga è presente nel 78% delle famiglie, con un accesso a Internet almeno 1 volta alla settimana per l’85% della popolazione, il 71% degli utenti internet effettua operazioni bancarie e acquisti online, e il 67% invia documenti digitali alla PA.

L’affermarsi della Digital Health
Cosa è esattamente la Digital Health? Secondo una definizione comune, la Digital Health è la convergenza delle tecnologie digitali e genomiche con i campi della salute, dell’assistenza sanitaria, dello stile di vita e la società, al fine di migliorare l’efficienza dell’erogazione delle cure sanitarie e rendere i farmaci più personalizzati.

Alla base vi è un insieme di tecnologie, alcune di avanguardia altre più consolidate, che sono utilizzate per la realizzazione dei servizi di Digital Health: app, comunicazioni video, messaggistica, cloud, Big Data, Intelligenza Artificiale, genetica, gamification, wearable e sensori. Un insieme esteso e diversificato, che ha portato alla realizzazione di numerose soluzioni tecnologiche proposte per lo più da start-up, ma anche da parte di grossi player dell’innovazione, come le Big Tech.

Numerosi sono i servizi Digital Health oggi disponibili sul mercato, che coprono una molteplicità di funzioni di cui Telemedicina, Monitoraggio remoto e Auto-misurazioni sono quelle che si ritiene si diffonderanno più rapidamente, seguite da analizzatori di sintomi, prescrizioni digitali, terapia digitale, benessere, farmaci online (fonte: R2G).

L’adozione di queste soluzioni tecnologiche di Digital Health deve però tener conto di fattori quali la privacy dei dati, la validità scientifica dei risultati medici forniti, l’efficacia delle soluzioni nonché il rispetto delle normative vigenti. Fattori importanti, per i quali non vi è ancora omogeneità di applicazione internazionale e che devono essere attentamente valutati da chi offre o vuole offrire servizi digitali per la salute.

Compagnie assicurative e servizi digitali per la salute: il cliente al centro con soluzioni Digital Health
Le compagnie assicurative sono chiamate da tempo a una profonda trasformazione, che ha come obiettivo quello di mettere il cliente al centro, ovvero passare dalla gestione di un contratto (la polizza) e quella a tutto tondo dei bisogni dei propri clienti. Inoltre, sta profondamente cambiando la natura dei rischi da assicurare: la parte della spesa sanitaria dedicata al rischio medico assicurabile “classico” – ovvero eventi casuali, rari, imprevedibili e catastrofici – sta diminuendo e, grazie alla possibilità di profilare il rischio nel tempo, attraverso device digitali si riduce l’asimmetria informativa tra assicurato e Compagnia.

In questa trasformazione, la Digital Health rappresenta una opportunità enorme di cui il settore assicurativo italiano ha da tempo compreso la portata. Un’opportunità offerta dal poter interloquire con i propri clienti su base quasi giornaliera, e non più solo alla stipula del contratto e all’eventuale accadimento del sinistro.

Obiettivo simile a quanto fatto dalle compagnie italiane nel settore danni, dove la digitalizzazione ha notevolmente cambiato la modalità con cui la compagnia interagisce con i clienti e i servizi che sono offerti al mercato.

La nostra salute è infatti frutto di molteplici scelte di vita che compiamo durante tutta la giornata (l’attività fisica, la nostra alimentazione, il ritmo e la qualità delle nostre interazioni con il prossimo fino ad arrivare alla quantità e qualità del sonno); sono scelte e azioni che, attraverso la Digital Health, è possibile comprendere, analizzare e influenzare al fine di una migliore condizione di salute e benessere complessiva.

Come sta cambiando dunque l’approccio del settore assicurativo? Le compagnie, con l’introduzione della Digital Health, stanno cercando da un lato di digitalizzare alcuni servizi (in primis quello di telemedicina) e dall’altro di arricchire la propria offerta per cercare di coprire più momenti del cosiddetto patient journey, ossia il percorso da quando si è in salute, a quando si affronta una malattia e il suo trattamento. Il patient journey permette di concentrarsi sull’esperienza del paziente per:

  • Ottimizzare la sua esperienza in un percorso contraddistinto da più stakeholder e care-giver;
  • Definire le soluzioni a supporto dell’esperienza;
  • Individuare l’ottimale livello di integrazione tra le soluzioni che abilitano l’esperienza del paziente.

Da un recente studio sul mercato assicurativo italiano realizzato da GFT in collaborazione con BIME Consulting, è emerso che al momento l’offerta di servizi digitali per la salute è sostanzialmente focalizzata sui servizi di telemedicina e di assistenza fornita da personale medico, infermieristico o assistenziale, in alcuni casi coadiuvata dall’utilizzo di sensori medicali per monitoraggio e visita.

Lo studio GFT-BIME evidenzia che le esigenze imposte dalla pandemia e la volontà di ampliare la gamma di servizi stanno spingendo le compagnie a valutare l’inserimento nel proprio portafoglio di nuovi servizi digitali attraverso soluzioni di Digital Health. Tra questi, riscuote molto interesse quello della prevenzione (wellness) ma anche del monitoraggio a distanza. Infine, è emerso l’interesse da parte di alcune compagnie di utilizzare le informazioni raccolte anche per una migliore valutazione del rischio, sia per la componente salute, ma anche per la componente vita.

Il mercato delle soluzioni di Digital Health oggi
Il mercato delle soluzioni di Digital Health si presenta alquanto frammentato (oggi si stima nell’ordine delle migliaia di soluzioni) ma comunque capace di attrarre notevoli capitali da parte di investitori privati. Le prospettive di spesa in tecnologia per la salute da parte delle compagnie, anche per il mercato italiano, sono comunque in crescita e Gartner stima che nel corso del 2022 il settore ritornerà allo stesso livello di spesa tecnologica misurato a fine 2019. Questa frammentazione applicativa si riflette in una copertura molto parziale del patient journey e quindi nell’intrinseca difficoltà delle compagnie di avviare in tempi rapidi lo sviluppo di una piattaforma in grado di gestire e facilitare l’engagement del paziente nei vari passaggi di questo percorso, che sono:

Di conseguenza questo rende difficile integrare e rendere fruibili i dati generati per avere una vista unica dei dati e una cartella clinica completa, avere la possibilità di analisi dei dati anche a fine di valutazioni di rischio e infine collegare e governare i molteplici servizi della piattaforma open.

Digital Health

Cosa possiamo quindi aspettarci nel prossimo futuro? Nel mercato sta maturando progressivamente il bisogno di avere soluzioni di Digital Health tra loro interconnesse e al servizio del paziente, capaci di rendere fruibili i dati per un’analisi estesa degli stessi. Tanto le singole soluzioni che le nascenti piattaforme fanno ampio ricorso al paradigma cloud e si configurano in molti casi come veri servizi, piuttosto che come un tradizionale software da installare sui server della compagnia. La piattaforma tecnologica diventa quindi un fattore abilitante, ma le compagnie dovranno anche lavorare su rilevanti aspetti organizzativi (e quindi rivedere ove necessario tutti gli elementi del proprio modello operativo), come per esempio quello di “portare” le reti di medici convenzionati a operare sulle piattaforme digitali.

Quale modello possibile per le Compagnie?
La personalizzazione della terapia diventerà cruciale: le compagnie più visionarie stanno già prendendo in esame i possibili utilizzi delle analisi genetiche; si prefigura quindi un modello in cui i dati genetici, le tracciature dei monitoraggi sportivi e medicali, le indicazioni terapeutiche, diventeranno un’unica importante collezione di informazioni per arrivare a offrire servizi di Digital Health altamente personalizzati che, con il supporto dell’AI, saranno anche fortemente automatizzati.

Le compagnie assicurative desiderose di distinguersi nel settore del Digital Health hanno oggi di fronte un contesto di soluzioni tanto variegato quanto frammentato; ne consegue la necessità di un approccio da avviare fortemente sperimentale, con un occhio costante all’integrazione dei dati per evitare la creazione di mini-silos poco adatti allo sviluppo di una esperienza digitale integrata.

Anche nel settore del Digital Health si sta concretizzando per i player tradizionali la “minaccia” di new entrant, soprattutto aziende di tecnologia che hanno già sperimentato con successo il concetto di servizi e piattaforma; tra questi vale la pena di citare Amazon, che vuole portare al mercato la propria soluzione Amazon Care oggi utilizzata per i suoi dipendenti, estendendola con servizi quali acquisto e consegna medicinali, assistenza anziani e assistenza personalizzata tramite Alexa.

In conclusione, la strada verso la realizzazione di un vero e proprio ecosistema di servizi Digital Health è oramai aperta, ma le compagnie devono ancora lavorare per arrivare alla realizzazione di una piattaforma integrata che sappia coniugare le svariate esigenze di engagement con quelle di risk management, passando per l’unificazione dei dati in una vista univoca del paziente/cliente, il tutto anche grazie al paradigma dell’open insurance.

Di Maximiliano Barberi, Insurance Director di GFT Italia