In un mondo sempre più competitivo, senza l’analisi dei dati non si raggiungerà la customer experience oltre che a benefici in termini di efficienza. Attenzione però alle sfide

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In un contesto di mercato come quello attuale, in cui flessibilità e velocità sono le caratteristiche che le imprese devono avere per poter competere adeguatamente e ed ottenere un vantaggio competitivo rispetto ad una sempre più agguerrita concorrenza, particolare attenzione deve essere fornita allo studio dei dati e alla customer experience. A rivelarlo una recente ricerca Forrester condotta su oltre 600 C-Level del settore bancario, finanziario e retailers, secondo cui, sfruttando la conoscenza derivante dallo studio dei dati è possibile intraprendere strategie maggiormente corrette, essere più efficaci e migliorare la soddisfazione dei clienti.

I benefici derivanti dalla digitalizzazione non sono però facili da ottenere proprio a causa delle sfide che le imprese sono oggi chiamate ad affrontare: maggiore concorrenza di competitor già esistenti (57%), nuova concorrenza nel settore ad opera di nuove realtà che basano esclusivamente il loro business su modelli digitali (53%), ma anche difficoltà dovute ad elementi interni come ad esempio la presenza di sistemi IT antiquati (49%) e ad un livello di automazione insufficiente (43%). Non solo: le imprese non conoscono i propri clienti. Solo il 19% utilizza tutti i dati a propria disposizione per ottimizzare le interazioni con i consumatori. In più il 54% delle imprese fatica a prendere decisioni coerenti sui diversi canali” ha spiegato Armando Capone, Senior Business Consultant di Experian.

Le imprese sono inoltre sotto pressione per assicurare la compliance con le normative attuali o con quelle che entreranno nel prossimo futuro, come ad esempio la PSD2: l’81% delle aziende europee non confidano nella propria capacità di adeguarsi alle nuove normative e il 60% ritiene che le procedure di sicurezza e i costi legati alla PSD2 comporteranno un aggravio di risorse. Il tutto a vantaggio delle realtà extra-europee che si vedono in una  posizione privilegiata (50%), poiché non coinvolte nella normativa.

A questo si aggiunge un’altra problematica riguardante le cosiddette imprese over the top: colossi come Amazon, Google o Facebook per citarne alcune, operano nel nostro Paese senza pagare le tasse e trovano quindi in Europa un vero e proprio paradiso. Basti pensare che, secondo i calcoli della commissaria alla concorrenza europea, Margrethe Vestager, sono 13 i miliardi di euro in imposte non pagate all’Irlanda solo dalla Apple. Se si guarda a livello mondo invece, tra il 2012 e il 2016 gli over the top hanno evitato di pagare 69 miliardi di euro. A queste cifre si aggiungeranno presto i valori derivanti dai nuovi colossi cinesi che hanno sedi nelle isole Cayman o in altri paradisi fiscali. Si tratta chiaramente di somme molto ingenti che  impoveriscono i nostri Paesi e che consentono praticamente solo agli over the top, o meglio Over The Tax, di continuare ad investire in innovazione, cosa che le nostre realtà imprenditoriali hanno difficoltà a fare per la mancanza di fondi” ha aggiunto Maurizio Pimpinella, presidente dell’Associazione Italia Prestatori di servizi di pagamento.

Un’altra problematica che le aziende devono affrontare è quella della reputazione, fattore questo ampiamente più critico rispetto che in passato: attraverso i social network anche una sola opinione negativa può portare a gravi conseguenze per le imprese. Frodi e attacchi informatici, che negli ultimi anni fortemente in crescita, possono inoltre minare la reputazione delle aziende.

“Nel difficile contesto nel quale sono chiamate ad operare, le imprese si stanno impegnando su tre priorità chiave: migliorare le proprie competenze nel mondo delle analytics (71%), rafforzare gli strumenti antifrode (80%)  e migliorare la conoscenza dei clienti (77%). Pertanto le imprese dovrebbero seguire tre strategie: la prima consiste nel migliorare le proprie capacità analitiche per riuscire a prevenire le situazioni problematiche e permettere di utilizzare in maniera più strutturata tutti i dati a disposizione delle propria clientela; la seconda strategia suggerisce di optare per un approccio olistico ed una maggiore condivisione dei dati con le strutture specializzate nella loro analisi per una maggiore efficacia nella prevenzione delle frodi. Infine, le aziende dovrebbero migliorare il livello di analisi dei dati e dei clienti, soprattutto quando provengono da fonti differenti e non sono omogenei” ha concluso Armando Capone.