Procurement moderno antidoto a crisi approvvigionamenti, ma solo 2 aziende su 10 sono preparate.

Crisi approvvigionamenti

Crisi approvvigionamenti, carenza di materie prime, semilavorati e merci, catene di fornitura interrotte o sotto forte stress, aumento dei costi delle risorse e dei prodotti, guerre, cybercrime, pandemie e scenari socio-politici parecchio incerti questi in breve i preoccupanti ‘buchi neri’ che costellano il percorso delle aziende e di conseguenze delle economie dei paesi a livello globale.

“E tutti questi eventi ricadono, purtroppo – commenta Fabio Zonta, Chief Procurement Officer di Engineering, la più grande azienda tech italiana, nonché tra i più riconosciuti esperti italiani nel settore degli acquisti – innanzitutto sul procurement manager, ovvero il direttore degli acquisti, alla stregua di un portiere di una squadra di calcio a difesa della sua rete bombardato da pallonate da tutti i lati del campo”.

L’emergenza rende urgenti tre accorgimenti – spiega l’esperto di procurement aziendale – ovvero transizione digitale verso una tecnologia che adotti anche nella gestione degli acquisti big-data e intelligenza artificiale, piani di risk management, eppoi il riposizionamento del procurement in cima alla piramide organizzativa aziendale”.

Una recente ricerca internazionale SAP/Ariba (2022) racconta però che solo il 38% delle aziende dispone di strumenti di lettura dei big-data, solo il 17% delle funzioni di approvvigionamento dispone di implementazioni di analisi dei dati su larga scala.

Ancora la ricerca fotografa come solo il 45% delle aziende prende decisioni di spesa basate sui dati con la tecnologia e appena il 51% sta attualmente utilizzando tecnologie di machine learning o analisi basate sull’AI per analizzare i dati. Il tutto in una situazione in cui il 50% dei manager interpellati dichiara di non essere in grado di trovare rapidamente fonti di approvvigionamento alternative.

“Una fotografia che in Italia è ancor più a tinte grigie – spiega il CPO di Engineering Fabio Zonta – in un contesto in cui la modernizzazione deve fronteggiare una cultura tipica da piccola e media impresa, ma soprattutto fare i conti con un livello di formazione e competenza del management in materia di forniture non aggiornata e non colmabile in tempi brevi – riflette l’esperto. –  Anche perché oggi per un moderno procurement sono indispensabili capacità predittive e di calcolo che vanno oltre le possibilità umane, ed in tal senso la via percorribile è quella di una trasformazione digitale che si realizzi perlomeno in maniera che la tecnologia non sia già sorpassata al momento della sua effettiva applicazione”.