Grazie a infrastrutture e tecnologie possiamo in condizioni normali e, soprattutto, in condizioni di crisi ridurre il contatto umano con gli agenti della minaccia, operare per risolvere il più rapidamente la crisi

di Giovanni Manco, Referente per la Campania degli  Stati Generali dell’Innovazione (SGI)

L’emergenza che stiamo vivendo con il Covid-19 certamente richiede  un forte impegno e responsabilità  da parte di tutti, ed in special modo   dalle istituzioni preposte alla salvaguardia della salute cittadini. Cosa che sinora sta avvenendo, sia pure con inevitabili criticità dovute alla complessità della sfida e alle armi a disposizione: siamo di fronte ad un nuovo virus a potenziale  pandemico  che  la   medicina conosce  poco e che si   diffonde con una notevole rapidità, sia pure  con bassa letalità.

Tale emergenza però ci deve spingere a considerare tutti gli   strumenti possibili  con cui possiamo meglio affrontarla, soprattutto in una prospettiva futura.  In altre parole ci deve essere di insegnamento e impegnarci nella costruzione di  un Paese più sicuro in un mondo globalizzato socialmente ed economicamente interconnesso, complesso e fragile,  che può  essere messo  a dura prova da minacce non facilmente prevedibili o sconosciute per le quali non siamo attrezzati. Questo vale per i nuovi virus, per un’esplosione vulcanica in un’area antropizzata, per  un incidente che provoca un velenoso  inquinamento chimico in una vasta area, ecc.

Ovviamente per tali minacce non esiste mai un rimedio a rischio zero, e questo spiega   la difficoltà delle autorità preposte a mettere in campo una risposta immediatamente risolutiva. Risposta che deve tenere conto di più elementi che vanno dall’efficacia delle  azioni possibili, alla  preparazione organizzativa, al comportamento delle persone ed a quelli economici.

Ma su un punto dobbiamo essere  tutti d’accordo: è necessario creare infrastrutture ed un organizzazione socioeconomica del Paese che  riduca, soprattutto nelle fasi di crisi,  il Valore Esposto    che è uno dei fattori del Rischio, gli altri due  sono la Pericolosità della minaccia considerata e la Vulnerabilità dei beni esposti. Ora senza voler sottovalutare l’importanza di considerare questi ultimi due fattori,  la lezione da trarre dal Covid-19 deve riguardare proprio l’intervento sul Valore Esposto – che nel caso del virus sono le persone-  attraverso l’impiego delle infrastrutture di telecomunicazioni e delle tecnologie ICT-Information&Communication Technologies.

Oggi grazie a queste infrastrutture e tecnologie possiamo in condizioni normali e, soprattutto, in condizioni di crisi ridurre il contatto umano con gli agenti della minaccia, operare per risolvere il più rapidamente la crisi, minimizzare i danni alle persone e ai beni garantendo la massima continuità delle attività sociali ed economiche.

Nel caso del Covid-19 gli esempi applicativi riguardano la cooperazione via rete  di centri di ricerca medica a livello nazionale e globale (per condividere dati, strumenti, risultati e lo sviluppo sinergico di attività), la telemedicina (molto sviluppata in Giappone anche  per affrontare le emergenze), lo smartwoking, i servizi pubblici e privati online, lo sviluppo di App  per connettere  i cittadini alle istituzioni preposte a gestire la crisi, la  teledidattica, l’e-commerce con consegna a domicilio  mediante anche l’utilizzo di  droni. Pensiamo solo a come un uso diffuso della  telemedicina  possa evitare che potenziali contagiati del Covid-19 si presentino  al pronto soccorso senza un triage; o come sia possibile curare un contagiato non grave a casa in isolamento.

Possiamo definire questo sforzo di organizzare il Paese  con infrastrutture (reti fisse a banda ultra  larga banda,  reti mobili 5G e 5G satellitari) e applicazioni/strumenti basati sull’ICT, come la costruzione di una Società 5.0 (o Smart Society) dove  “trasformazione digitale”, “sostenibilità e innovazione” e “innovazione sociale”  siano le leve fondamentali.

Nel caso del rischio vulcanico, che per esempio  interessa  la zona rossa del Vesuvio, questo approccio consentirebbe di ridurre di molto il danno in caso di evacuazione seguita o meno da esplosione. Infatti le infrastrutture e le applicazioni ICT   potrebbero ridurre i danni alle persone e  beni,  e garantire un’alta continuità delle attività sociali ed economiche. In merito,  oltre ai servizi e alle applicazioni prima  indicate per un’emergenza sanitaria, ne vanno aggiunti altri: avere un’unica App del sistema della Protezione civile per gestire il rapporto con i cittadini durante  le varie fasi di pre crisi, crisi  e post crisi; promuovere l’insediamento di industrie e di centri immateriali come Software  House, Servizi online, Centri di ricerche, ecc; avere in Cloud tutti gli archivi (banche dati)  pubblici e privati; far si che i negozi  abbiano in zona solo  una “vetrina fisica” (spazio di esposizione  e vendita dei prodotti) e i depositi delle merci  al fuori della zona rossa con consegna  domicilio in max 24h. Quest’ultima soluzione,  accoppiata all’e-commerce, consentirebbe ai negozianti del posto di continuare a vendere i loro prodotti ai clienti locali  anche durante i periodi della loro  permanenza fuori dalla zona rossa conseguente ad un’evacuazione. Una cosa simile può essere adottata anche dalle aziende produttive che hanno dei depositi per i prodotti finiti.

Ovviamente oggi siamo lontani da una situazione del genere, ma tutta la classe dirigente del Paese deve impegnarsi per realizzarla: questa deve essere una delle lezioni della crisi sanitaria in atto per rendere la nostra società più resiliente e più sicura del suo futuro benessere.