
Il conto alla rovescia verso l’implementazione della Direttiva NIS2, fissata per ottobre 2026, è iniziato. In tutta Italia, i board delle aziende sono animati da confronti accesi sulle scadenze, sull’impatto delle sanzioni e su come rispettare l’impressionante elenco di nuove misure di sicurezza richieste. La sensazione è che si stia trattando questa normativa europea semplicemente come un nuovo GDPR.
Tuttavia, concentrarsi esclusivamente sui costi di conformità – sia economici che di risorse – e sui vincoli burocratici rappresenta un errore strategico. La NIS2 non è una checklist o un progetto delimitato; è piuttosto un mandato per una nuova, progressiva resilienza operativa.
La vera sfida di questa normativa non sta infatti nelle dieci misure di sicurezza che richiede, ma in un’unica, stringente richiesta: la finestra di notifica degli incidenti entro 24 ore. Questo requisito è un “test di resistenza”, una cartina di tornasole per valutare la maturità operativa di un’impresa.
Il recente ampliamento del perimetro della direttiva oltre le infrastrutture critiche tradizionali rende ora questo test rilevante per migliaia di entità dell’economia italiana in settori come manifatturiero, logistica e servizi digitali. Questa “democratizzazione della cyber security” pone ora una responsabilità legale diretta sulla leadership aziendale.
Di conseguenza, superare questa prova vuol dire trasformare un onere normativo in un vantaggio competitivo tangibile a livello nazionale.
Il primo passo: la nomina del referente CSIRT
Prima ancora di affrontare le scadenze operative, le aziende sono chiamate ad affrontare un passaggio fondamentale per la gestione degli incidenti: la nomina di un referente CSIRT, ossia il Computer Security Incident Response Team. Entro il 31 dicembre 2025, i soggetti nel perimetro NIS2 dovranno tassativamente designare questa figura per garantire che le comunicazioni con il CSIRT Italia siano tempestive, accurate e conformi.
Si tratta di una figura ulteriore e differente da quella del Punto di Contatto (PdC) – la figura istituzionale dell’organizzazione, responsabile della compliance e della gestione delle comunicazioni ufficiali con ACN – e auspicabilmente interna all’azienda. La sua capacità di agire rapidamente è direttamente correlata all’efficacia della risposta aziendale e, quindi, alla sua resilienza.
Questo primo adempimento rappresenta da solo una sfida significativa per molte organizzazioni: individuare, formare e mantenere internamente una risorsa con tali responsabilità e competenze specialistiche, operativa 24/7, richiede tempo, selezione e disponibilità economiche che molte imprese non hanno a disposizione.
Per evitare il rischio di inadempienza, le aziende possono quindi avvalersi di partner specializzati per la formazione e l’affiancamento di questa nuova figura. Un supporto esterno può essere cruciale per fornire al referente interno la struttura e il sostegno necessari a gestire l’intero processo di notifica: dalla definizione delle procedure e la creazione di un “incident book”, fino alla conduzione di simulazioni di attacco per testare l’efficacia della risposta.
La sfida pratica: decostruire la notifica in 24 ore
I tempi di segnalazione imposti dalla NIS2 non sono differibili e si articolano in più fasi. Per ogni incidente identificato come “significativo”, un’azienda deve:
- Inviare una “pre-notifica” (Early Warning) entro 24 ore: confermare rapidamente al CSIRT dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale che si è verificato un incidente significativo. Ciò implica una capacità quasi istantanea di rilevamento e analisi preliminare (triage).
- Fornire i dettagli dell’incidente entro 72 ore: questa seconda comunicazione, più approfondita, include la gravità, l’impatto e gli indicatori di compromissione. Ciò richiede capacità forensi e di analisi rapide per valutare correttamente l’incidente.
- Presentare una relazione finale entro un mese: il report completo deve dettagliare la causa principale dell’incidente, le misure di mitigazione adottate e l’impatto sul mercato nazionale e internazionale, se presente. Ciò richiede un processo strutturato di gestione dell’incidente.
Per un reparto IT tradizionale, rispettare queste scadenze in orario da ufficio è impossibile. Il volume stesso delle minacce moderne – il Rapporto Clusit mostra un aumento del 15% degli attacchi verso entità italiane su base annua – crea un flusso costante di alert. Aspettarsi che un team interno, già sovraccarico, rilevi un attacco sofisticato alle 3 del mattino di domenica, lo distingua da migliaia di falsi positivi e consegni un report formale entro lunedì mattina è irrealistico. Il vecchio modello reattivo non può quindi rispondere a questo mandato.
Il SOC come motore operativo per conformità e resilienza
L’unico modo per superare con successo il “test delle 24 ore” è disporre di una funzione di sicurezza che sia sempre attiva, sempre vigile e sempre pronta. Un moderno Security Operations Center (SOC) si rivela indispensabile non solo come strumento di sicurezza, ma come motore operativo che alimenta sia la conformità alla NIS2 sia una reale resilienza aziendale.
Le sue capacità rispondono direttamente alle richieste della direttiva:
- Per la finestra di 24 ore (Rilevamento e Triage): un SOC che opera 24 ore su 24, 7 giorni su 7 fornisce il monitoraggio continuo necessario per rilevare un incidente nel momento stesso in cui si verifica, dando all’organizzazione il massimo tempo possibile per rispondere. Il team di analisti dedicati, potenziato dall’intelligenza artificiale e dall’automazione, esegue il triage specialistico per distinguere l’“incidente significativo” da alert minori, fornendo al referente CSIRT interno e al management le informazioni necessarie per autorizzare la pre-notifica in tutta sicurezza.
- Per la finestra di 72 ore (Analisi e Reporting): un SOC gestito utilizza il suo stack tecnologico integrato (come SIEM e EDR) per raccogliere e correlare immediatamente i dati forensi da tutta la rete. Questo fornisce le prove concrete e gli indicatori di compromissione richiesti per la notifica dettagliata dell’incidente, un’attività che richiederebbe giorni di lavoro manuale a un team interno.
- Per la relazione finale (Gestione e Mitigazione): un SOC opera sulla base di playbook di incident response consolidati, garantendo che le azioni di contenimento e mitigazione siano eseguite in modo sistematico e documentate meticolosamente. Questo crea la traccia di audit necessaria per la relazione finale e, soprattutto, dimostra alle autorità di regolamentazione che l’azienda dispone di un processo maturo ed efficace di gestione delle crisi.
Dalla conformità al vantaggio competitivo
Per la conformità alla NIS2 non è sufficiente acquistare un nuovo software o superare un audit una tantum, ma è necessario implementare nuove capacità operative. Il test delle 24 ore dimostra che il monitoraggio continuo e gestito da esperti non è più un’opzione.
Le aziende che investiranno in un modello basato su un SOC per risolvere il problema della NIS2 scopriranno rapidamente di aver anche acquisito un notevole vantaggio: avranno costruito un’organizzazione più resiliente, efficiente e consapevole. Avranno una visibilità migliore sulle loro operation, tempi di risposta più rapidi (in Axitea abbiamo misurato un MTTR di circa 25 minuti) e una postura di sicurezza più forte rispetto ai loro concorrenti.
Non bisogna solo prepararsi per le scadenze della NIS2. È necessario portare la prospettiva a lungo termine: la direttiva è l’occasione per avviare un progetto per costruire la resilienza operativa necessaria per prosperare e navigare le incertezze di domani. L’investimento di oggi per superare il test delle 24 ore genererà valore per il business per gli anni a venire.
di Giorgio Triolo, CTO Axitea


























































