
Il recente blackout che ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia ha messo in evidenza la vulnerabilità e l’interconnessione delle infrastrutture moderne che, se combinate con la sempre maggiore dipendenza dai sistemi digitali, sottolineano il rischio e l’impatto simile di un’interruzione fisica dei servizi a quello di un attacco informatico. In un contesto in cui la tecnologia è diventata essenziale per il funzionamento quotidiano di società e imprese, eventi di questa portata confermano quanto sia cruciale una preparazione efficace contro attacchi informatici su larga scala.
A rafforzare questa consapevolezza ha contribuito anche la serie Netflix Zero Day, che ha riportato all’attenzione del grande pubblico uno scenario ipotetico – ma del tutto plausibile – di crisi generata da un attacco informatico ai danni di infrastrutture critiche nazionali (CNI). Sebbene si tratti di una rappresentazione di fantasia, la narrazione evidenzia in modo realistico l’ampiezza e la gravità delle possibili conseguenze derivanti da un attacco cibernetico ben orchestrato.
Numerosi attacchi recenti confermano la crescente concretezza della minaccia informatica. In particolare, i gruppi di ransomware si configurano come una delle principali criticità per organizzazioni pubbliche e private. Il National Cyber Security Centre (NCSC) del Regno Unito ha identificato il ransomware come la minaccia informatica più rilevante per le aziende britanniche. A livello globale, dati interni di Akamai indicano un incremento del 143% nel numero di vittime tra il 2022 e il 2023.
Sebbene le motivazioni alla base di questi attacchi siano prevalentemente economiche, non mancano casi con finalità geopolitiche. In questo contesto, diventa essenziale adottare misure efficaci di prevenzione e risposta. Ogni azienda dovrebbe condurre audit approfonditi per identificare e classificare i dati critici per la continuità operativa, implementando backup regolari e offline. I penetration test periodici rappresentano uno strumento fondamentale per individuare tempestivamente le vulnerabilità e prevenire possibili exploit da parte di attori malevoli.
Verso un nuovo approccio culturale alla sicurezza informatica
Accanto agli strumenti tecnici, è necessario promuovere un cambiamento culturale. Troppo spesso, gli incidenti informatici generano meccanismi di colpevolizzazione che ostacolano trasparenza e collaborazione. In questo senso, il settore della cybersecurity potrebbe ispirarsi all’aviazione civile, dove la sicurezza è una priorità assoluta. Il concetto di “just culture” consente ai dipendenti di segnalare criticità senza timore di ritorsioni, contribuendo a evitare la reiterazione degli errori.
L’introduzione di normative come NIS2 e DORA impone oggi alle aziende l’obbligo di segnalare gli incidenti informatici entro 24 ore dalla loro rilevazione. In questo nuovo quadro normativo, trasparenza e condivisione delle informazioni diventano non solo auspicabili, ma obbligatorie.
In un panorama dominato da attacchi sempre più sofisticati – spesso potenziati dall’uso dell’intelligenza artificiale – è fondamentale adottare una mentalità basata sulla presunzione di compromissione. Le aziende devono infatti superare l’approccio esclusivamente preventivo e prepararsi a gestire violazioni che, prima o poi, potrebbero verificarsi.
In questo scenario si inserisce il modello Zero Trust, fondato sul principio “never trust, always verify”. Questo approccio supera il concetto di rete interna affidabile, trattando ogni utente, dispositivo e applicazione come potenzialmente ostile fino a verifica. Integrato con piani di risposta strutturati e una segmentazione efficace della rete, il modello consente di limitare i danni e intervenire rapidamente in caso di incidente.
“La sicurezza informatica oggi non è più una questione di se, ma di quando. L’approccio Zero Trust è l’unico modo per garantire che un’eventuale violazione non si trasformi in una catastrofe. Le organizzazioni devono smettere di pensare solo alla prevenzione e iniziare a costruire resilienza, perché gli attacchi continueranno ad aumentare in complessità e intensità”, ha affermato Richard Meeus, Director of Security Technology and Strategy EMEA di Akamai.
Una lezione concreta: dal blackout iberico a una strategia resiliente
Il blackout che ha recentemente interessato Spagna e Portogallo ha dimostrato l’estrema vulnerabilità delle infrastrutture digitali. Il blocco dei servizi essenziali, l’interruzione delle comunicazioni e le difficoltà operative vissute da cittadini e imprese rappresentano un campanello d’allarme. Se tali effetti sono stati causati da un evento tecnico, un attacco informatico coordinato potrebbe avere conseguenze ben più gravi e durature.
In questo scenario, la serie Zero Day si configura come un prezioso monito: non è più sufficiente considerare gli attacchi informatici come eventi eccezionali. Essi devono essere messi al centro delle strategie di gestione del rischio. L’investimento in misure di prevenzione, rilevamento e risposta è oggi imprescindibile per garantire la continuità operativa e la sicurezza dei sistemi.