
LinkedIn, il più importante social network professionale, che consente di creare un “curriculum vitae digitale” per connettersi con professionisti, aziende e recruiter, trovare lavoro e costruire una rete di contatti professionali, ma anche di discutere, commentare dare notizie, alla stregua di Facebook o Instagram, è un formidabile strumento per la carriera e la formazione di lavoratori e professionisti, ma forse cela un’insidia sul tema della tutela dei marchi, in special modo quando si tratta di associare al proprio profilo professionale il logo aziendale proposto dalla piattaforma.
“L’attuale normativa – spiega l’avv. Rita Santaniello, partner dello studio legale internazionale Rödl – prevede che il dipendente sia responsabile in prima persona di tutto quanto pubblica”. Se, ad esempio, un lavoratore (che normalmente è registrato come dipendente di un’azienda e relativa carica) pubblicasse su LinkedIn un post diffamatorio risultando identificabile – come quasi sempre accade – come appartenente ad una determinata azienda, la responsabilità ricadrebbe in via principale sul dipendente autore del contenuto.
Così pure, un datore di lavoro non può vietare a un dipendente o ex dipendente di indicare su LinkedIn la posizione lavorativa ricoperta presso l’azienda, purché le informazioni siano veritiere e non riservate. LinkedIn è una piattaforma professionale che consente agli utenti di condividere il proprio percorso lavorativo e la sezione “Esperienza” del profilo è pensata proprio per questo scopo. Ovviamente è vietato pubblicare informazioni confidenziali, strategiche o che possano danneggiare l’azienda.
Ma la “trappola” si cela tra le “eccezioni” e la pubblicazione del logo è una di queste: “E’ infatti un dettaglio, ma – osserva l’avv. Santaniello – a norma di legge, l’utilizzo del logo aziendale è soggetto a diritto di privativa e perciò vietato se non autorizzato. Peccato però che il sistema ‘pesca’ in automatico il logo delle varie aziende elencate nel proprio profilo professionale che – se l’utente non presta attenzione – viene poi pubblicato, sul profilo del dipendente che viola così il diritto di privativa e quindi, in punta di legge, potrebbe essere soggetto ad un risarcimento danni”. E’ importante, quindi, fare attenzione a non accettare la pubblicazione del logo che viene proposto dal sistema se non si è a ciò autorizzati dall’azienda.
E considerando che su Linkedin attualmente sono circa 22 milioni gli in Italia (dati 2025), E poco importa se ‘solo’ 6,4 milioni sono utenti attivi mensilmente visto che il profilo, anche inattivo è comunque, in molti casi, pubblico. E potrebbe, dunque, includere loghi di attuali o precedenti esperienze lavorative o formative.




























































