
Nel panorama delle opere pubbliche italiane, le realizzazioni in ambito ICT sono spesso trattate con strumenti normativi e tecnici inadeguati. Eppure, queste tecnologie costituiscono il cuore pulsante delle infrastrutture critiche: data center, ospedali, reti energetiche, sistemi di trasporto e sicurezza urbana non possono esistere senza una solida componente ICT.
Dal 2021, la Regione Marche ha compiuto un passo importante in questa direzione, introducendo un capitolo specifico nel prezzario regionale delle opere pubbliche.
Il capitolo 29 del Prezzario Marche: un esempio virtuoso
La Giunta Regionale delle Marche ha introdotto nel prezzario il capitolo 29 interamente dedicato a opere e sistemi ICT. Una scelta lungimirante che consente di:
- trattare le realizzazioni ICT con pari dignità rispetto alle altre opere infrastrutturali;
- disporre di oltre 500 voci dedicate a reti LAN/WAN, sistemi di videosorveglianza, data center, cablaggi, e componenti digitali;
- rendere più efficiente l’utilizzo di software per la progettazione e direzione lavori (Primus, Regolo, ecc.).
Altre regioni, come il Friuli-Venezia Giulia, hanno iniziato a recepire parte dell’esperienza marchigiana, ma il percorso è ancora frammentato.
I vantaggi per tutti gli attori della filiera
Per i progettisti e direttori dei lavori
- Redazione rapida di computi metrici estimativi grazie a voci già strutturate.
- Maggiore precisione tecnica e riduzione degli errori di interpretazione.
- Integrazione diretta nei software professionali.
Per i RUP (Responsabili Unici del Progetto)
- Maggiore trasparenza e controllabilità dei costi.
- Riduzione delle controversie contrattuali.
- Migliore capacità di verifica tecnica e amministrativa.
Per le imprese
- Capitolati chiari e voci standardizzate.
- Offerte più competitive e realistiche.
- Opportunità di partecipazione per aziende ICT qualificate.
ICT: il “cervello” delle infrastrutture critiche
Oggi nessuna opera pubblica è completa senza sistemi ICT. La loro presenza è essenziale per:
- controllo accessi;
- videosorveglianza e sicurezza;
- domotica e automazione;
- rilevazione incendi;
- comunicazioni e gestione documentale.
Trattarle come accessori secondari, fuori da ogni prezzario, è un errore progettuale e amministrativo che può compromettere la funzionalità dell’intera infrastruttura.
Il nodo normativo: servono nuove categorie SOA
A oggi non esistono categorie SOA specifiche per le opere ICT. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha proposto fin dal 2021 l’introduzione di tre nuove categorie:
- OS36: Sistemi informativi, gestione elettronica documentale, data center, server farm;
- OS37: Reti locali/geografiche, videosorveglianza, reti wireless;
- OS38: Elettronica industriale, automazione, robotica.
Senza queste qualificazioni, le Pubbliche Amministrazioni non hanno la certezza di avvalersi di imprese esperte in infrastrutture ICT nei bandi di gara per la realizzazione di infrastrutture ICT complesse.
Il mercato dei lavori pubblici ne risente nella qualità e affidabilità delle opere realizzate e i progettisti devono dedicare tempo ad ogni nuova attività alle analisi dei prezzi.
Conclusioni e prospettive
L’esperienza della Regione Marche dimostra che è possibile trattare le opere ICT con pari dignità rispetto a quelle civili o impiantistiche. Il modello è già operativo e porta benefici concreti a progettisti, PA e imprese.
Estendere questo approccio a livello nazionale, istituire categorie SOA specifiche e coinvolgere gli Ordini professionali e le associazioni imprenditoriali può trasformare una buona pratica in una politica pubblica efficace. Il digitale non è più opzionale. Serve una infrastruttura normativa e tecnica adeguata a sostenerlo.
di Diego Franzoni – Ingegnere dell’Informazione- Consulente della Transizione digitale – Innovation manager accreditato dal MIMIT