Il traghettatore d’impresa, figura fondamentale per l’uscita dalla crisi e il rilancio del Sistema Italia

Change/Transition/Temporary Manager

Change/Transition/Temporary Manager. Ne sentiamo parlare sempre più spesso, ma di che cosa si tratta?

Ecco una figura assolutamente fondamentale per l’uscita dalla crisi e il rilancio del Sistema Italia: il traghettatore d’impresa.

Secondo Giovanni Bonini, ingegnere che si è occupato di queste tematiche anche presso il Centro per le Operazioni dell’Agenzia Spaziale Europea (esa): “Chi ricopre questo ruolo porta l’azienda da un livello X a uno Y (> X), agendo secondo un piano di sviluppo ben delineato e assolutamente in linea con la strategia dell’impresa, che deve essere chiara e ben definita”.

Sempre secondo Giovanni Bonini: “Molte aziende sono prigioniere delle proprie abitudini, che rappresentano il principale ostacolo da superare. Occorre vincere l’inerzia, che non è solo un concetto fisico, ma anche organizzativo. La paura del nuovo e del diverso, di ciò che non si conosce, spinge al mantenimento dello Status Quo. Serve il coraggio necessario per vincere la sindrome della capanna, uscendo dalla propria zona di Comfort”.

Queste considerazioni ci permettono di comprendere due aspetti chiave: l’importanza della Sponsorship e delle relazioni.

Ce lo spiega meglio Giovanni Bonini: “Una riorganizzazione che non sia fortemente voluta e spinta dall’Amministratore Delegato è inevitabilmente destinata a fallire sul nascere. Proprio la mancanza di un’adeguata Sponsorship rappresenta una delle prime cause di insuccesso per questo genere di progetti. Si tratta di un rischio che il Change/Transition/Temporary Manager deve valutare attentamente. Il Chief Executive Officer è veramente consapevole che una riorganizzazione comporta dei cambiamenti, alterando gli equilibri interni? Si tratta di una domanda da porsi, prima di imbarcarsi in questo genere di avventure”.

In merito alle relazioni, ecco che cosa ci dice Giovanni Bonini: “Capita di imbattersi in alcuni Stakeholder negativi che, per paura o altro, si oppongono al cambiamento. Qualcuno, infatti, potrebbe vedere minacciato il proprio potere. Di qui l’importanza delle competenze trasversali e degli aspetti relazionali”.

Da questo punto di vista, il ricorso a una figura esterna e temporanea, proprio come il Change/Transition Manager, può sembrare più rassicurante. Sempre secondo Giovanni Bonini, infatti: “Se la riorganizzazione è fatta da qualcuno ingaggiato per un periodo di tempo ben definito e, comunque, limitato, viene meno il possibile conflitto di interessi. Nel senso che, se questo nuovo Manager fosse inserito stabilmente in organico, qualcuno potrebbe anche sospettare che crei un nuovo equilibrio più a suo favore che a vantaggio dell’impresa. Quando, invece, il compito in questione viene affidato a uno che arriva, fa il lavoro e poi se ne va, il rischio percepito è minore. Quindi, l’intervento è più semplice”.

Agire bene e meglio, superando gli angusti limiti del “si è sempre fatto così” non ha delle vere alternative, se vogliamo uscire dalla crisi acuita, più che creata, dalla pandemia. Insomma, occorre giocare la partita con regole nuove e diverse, rompendo gli schemi. Gli aspetti organizzativi non sono meno importanti di quelli commerciali o di Business Development. Non basta procacciarsi il lavoro. Bisogna anche farlo.

Ciò premesso, abbiamo chiesto a Giovanni Bonini se esistano delle situazioni-tipo in cui questa figura può fare la differenza. In base all’esperienza maturata sul campo, ecco che cosa ci ha detto: “Me ne vengono in mente tre. Partiamo dalla Startup che vuole strutturarsi, per smettere di essere tale e fare un salto di qualità, diventando uno dei principali Player all’interno del mercato di riferimento. Un altro esempio è legato alla gestione del non facile passaggio generazionale. Infine, non scordiamoci la migrazione dal modello padronale a quello manageriale. In tutti e tre i casi, però, chi sta al vertice deve avere le idee molto chiare, con una Mission, una Vision e una strategia ben definite. Se così non fosse, sarebbe meglio non imbarcarsi in una riorganizzazione del genere: è inutile sostenere un esame, se non si è preparati”.

Insomma, Amat Victoria Curam. Pur essendo un’antica locuzione latina, è sempre attuale.