In questo capitolo cominciamo ad analizzare il mondo delle Digital PR.

Zero Trust: un nuovo approccio alla sicurezza aziendale

Mi avvicinai al mondo delle Digital PR nel 2014, quando gestivo la comunicazione per un noto brand nel mondo del gaming online. Il mio Cliente stava realizzando un gioco talmente vasto che per giocarlo per intero ci sarebbero voluti 300 anni. Un bellissimo gioco, dove ottenevo incredibili risultati in termini di copertura stampa, soprattutto a livello europeo. Tutti in Italia lo amavano, tutti lo volevano giocare, tutti mi chiedevano codici per giocarlo. Purtroppo tutta questa voglia non si è mai convertita economicamente per il Cliente, che a malincuore decise di abbandonare l’interesse per il mercato italiano. La frase che ci disse fu la seguente: “Luca, siete l’Agenzia che a livello europeo mi ha dato le maggiori soddisfazioni. I vostri risultati sono superiori e sbalorditivi se comparati con quelli delle altre Nazioni. Purtroppo, però, non abbiamo il medesimo riscontro sulle vendite, e quindi a malincuore dobbiamo terminare la nostra collaborazione, per il momento, e abbandonare le azioni sul mercato italiano.

La formula “clipping => customer” non funzionava più. Creare un articolo non produceva come un tempo una domanda al pubblico di riferimento che poi si sarebbe trasformata in acquisto. Oltre al fatto che l’Italia è da sempre considerato un mercato secondario per molti settori di mercato europei, e di conseguenza non siamo molto competitivi e appetibili se non come seconda scelta. Mi sono fermato e mi sono detto “Luca, qualcosa non sta andando come dovrebbe. Cosa non stai offrendo? Come mai i clienti scappano?”. Mi stavo chiedendo se non fosse tutta colpa mia, e vi posso assicurare che sono entrato in una vera e profonda analisi di me stesso, o della Crisi Economica nel quale il nostro bel paese è sprofondato da diversi anni ormai. In effetti anche questo fattore ha sicuramente inciso sulla decisione intrapresa dal mio ex cliente.

Guardando quello che facevano i giovani attorno a me, ho avuto la certezza che la Comunicazione era cambiata, e che il pubblico andasse a cercare le informazioni altrove. Cominciai quindi ad analizzare il mercato, e soprattutto dove il pubblico andasse principalmente a cercare ciò che gli interessava. Sì, su YouTube… mi dissi: “ma come, non vale più ciò che scrive un giornale o un sito di riferimento?

Andare online presupponeva un cambio di strategia comunicativa, oltre che economica. Stampare una rivista cartacea comporta dei costi enormi tra la carta, gli impaginatori e i grafici, gli stampatori, la distribuzione, i resi… Online si tagliano parecchi costi, ma le formule di guadagno cambiano, ed è necessario trovare nuovi contenuti per avvicinare il pubblico. Se prima si andava in edicola e si pagava subito per la rivista, oggi il pubblico approda su una rivista online, gratuitamente.

Le parole chiavi erano “VIDEO” e “SOCIAL”. I ragazzi guardano e ascoltano, non leggono più. Preferiscono di gran lunga contenuti audiovisivi. Ed è lì che ho iniziato il mio percorso formativo su un nuovo modo di comunicare.

Dopo questa analisi mi accorsi che anche io avevo già iniziato inconsciamente un “cambiamento”, ma non me ne rendevo conto. Compravo su Amazon da tempo, compravo tutto online e leggevo le recensioni degli altri clienti che avevano già acquistato lo stesso prodotto. Loro mi convincevano o meno di comprarlo, non chi aveva fatto l’inserzione, né tantomeno chi l’aveva testato su una rivista di settore… e non me ne ero ancora reso conto consapevolmente. Il cambiamento era già iniziato.

L’era delle Digital PR era ormai iniziata.