La Mobility sta diventando un driver strategico anzichè puramente tecnologico. Le imprese prevedono di investire in questa direzione anche se ci sono ancora diverse sfide da fronteggiare.

Comparto ICT: occorre spingere sugli investimenti in R&S&I

Se il boom di device mobili è ormai un fenomeno assodato nel mondo consumer, a livello aziendale le cose non risultano molto diverse, con i dispositivi mobili destinati ad entrare prepotentemente nelle imprese italiane. O meglio sono già entrati. E i numeri parlano chiaro: nel 2015, secondo uno studio IDC rivolto alle realtà del Belpaese, sono stati 5,6 milioni i device venduti alle nostre imprese, dove a primeggiare sono risultati gli smartphone (48%), seguiti dai PC (39%) e dai tablet (13%). Numeri questi destinati a crescere sensibilmente: nel 2020 saranno infatti 7,2 milioni i device venduti alle imprese italiane, ma con qualche differenza rispetto ad oggi. Si evidenzierà infatti un calo dei PC, la costanza di smartphone e tablet, ma soprattutto la nascita di nuovi device wearable.

La quantità di device mobili scelto dalle imprese è nettamente in aumento, ma non solo: – ha spiegato Gabriele Roberti, TLC Research Manager di IDC – si assisterà infatti ad una maggiore differenziazione dei dispositivi adottati, a seconda del settore e del lavoro effettuato dal lavoratore. Dimensioni, livello di connettività, la presenza di una tastiera o del touch, l’essere rugged o normale, così come l’istallazione di applicazioni specifiche saranno gli elementi di diversificazione. In più, ogni dipendente avrà la possibilità di utilizzare più dispositivi contemporaneamente”.

Si va così a consolidarsi il lavoratore 2.0, ossia il mobile worker. Si tratta di una figura già ampiamente diffusa in Italia, in cui il 44% della forza lavoro appartiene proprio a questa categoria (9,9 milioni di italiani). Il fenomeno crescerà fortemente anche nei prossimi 4 anni: nel 2020 18,6 milioni dei nostri connazionali saranno mobile workers, pari al 74% della forza lavoro nazionale. A spingere in questa direzione sono certamente la maggior soddisfazione dei lavoratori, ma soprattutto la crescente produttività.

App e imprese: soluzioni sempre più personalizzate

L’83% delle aziende italiane utilizza oggi applicazioni mobile sia esse di terze parti che appositamente realizzare per la propria organizzazione.  La percentuale passa al 90% se si considerano anche quelle realtà intenzionate ad utilizzare le App entro il prossimo anno. Solo 1 impresa su 10 sembra esserne disinteressata.

Ad oggi il 65% delle aziende usano app consumer, mentre il 60% ha iniziato a svilupparle internamente.

Se si fa riferimento alla tipologia di App utilizzate il 38% sono B2E, il 32% B2B e il 31% B2C. Entro i prossimi 4 anni le applicazioni B2B che B2C raggiungeranno quota 40%, mentre una percentuale ancora maggiore riguarderà le app rivolte ai lavoratori.

Mobility e imprese: a che punto siamo?

Se fino ad oggi la maggior parte delle aziende italiane aveva solo acquistato i device, fornendoli ai lavoratori, oggi invece si assiste ad una trasformazione del concetto di mobility: da fattore puramente tecnologico a strategico. Non basta la più la consegna del dispositivo mobile al lavoratore, ma vi è la pianificazione di tutto quanto connesso: dalla scelta del miglior dispositivo alla realizzazione di applicazioni su misura. Si passa quindi da una visione di breve termine a una di medio lungo. Non a caso, lo studio IDC evidenza che il 60% delle imprese ha implementato una strategia di Enterprise Mobility e il 30% prevede di pianificarla entro 12 mesi. 1 impresa su 10 è invece disinteressata o non ha in programma di investire in questa direzione.

Chi guida i processi di mobility?

I Chief Information Office rappresentano le figure aziendali fautrici della trasformazione,  seguite dal CEO e dal management. Questo a testimoniare ancora una volta di come la Mobility sia ritenuta un fattore strategico e verso cui il 50% delle imprese italiane ha dichiarato di aver messo a disposizione un budget superiore rispetto all’anno precedente. Il managment ha infatti capito che le tecnologie mobili sono destinate ad aumentare la produttività e la collaborazione dei lavoratori, così come la loro soddisfazione. In altri termini la Mobility può far ottenere all’azienda un vantaggio competitivo. Sono però ancora diverse le sfide da fronteggiare: ottimizzare la gestione dei device, integrazione a tutte le funzioni aziendali, l’essere compliance con le normative, garantire la sicurezza dei dati aziendali e valutare l’effettivo ROI.

Uno sguardo al futuro: come sarà la Mobility nel 2020?

Il mercato dell’Enterprise Mobility, che nel 2015 ha raggiunto quota 67 milioni di dollari, raggiungerà entro 3 anni i 141 milioni di dollari. Grande attenzione sarà rivolta ai dispositivi indossabili (oggi il 24% delle aziende italiane ha adottato uno smartwatch) anche se i veri driver risulteranno essere il Machine to Machine e l’Internet of Things.

Ci sia avvia quindi alla nascita dell’Enterprise of Everyting.