Il 52% dei dipendenti intervistati vorrebbe essere monitorato dal datore di lavoro

Lavoro ibrido, collaborazione e workspace transformation

La seconda ondata della pandemia, iniziata a tra ottobre e novembre, ha condotto aziende private e PA a riprendere la discussione su come organizzare il lavoro da remoto dei propri dipendenti. Per molti il problema risiede nella mentalità di manager e capi-ufficio che non sono pronti ad affrontare il cambiamento, altri guardano all’argomento in termini di una sfida che dovrà essere affrontata. Il team di Capterra ha voluto esplorare se e come il passaggio massivo allo smart working abbia avuto un impatto sui rapporti di lavoro all’interno delle PMI, in particolare come fosse stato implementato il monitoraggio dell’attività dei dipendenti da remoto. Gli intervistati totali sono stati 5.549 provenienti da 4 paesi europei (Italia, Spagna, Olanda e Francia), i dati per l’analisi sono stati poi suddivisi in due aree, ovvero è stato analizzato prima il punto di vista dei dipendenti e poi si è analizzato specificatamente quello del management. Le interviste sono state condotte tra il 13 ed il 17 Novembre 2020.

Nel seguente comunicato stampa ci si concentrerà sull’analisi dei dati italiani per poter rappresentare al meglio la situazione attuale del paese. Lo studio originale è stato pubblicato in due parti, studio sui dipendenti e studio sul management. Gli intervistati italiani sono stati in totale 1.538 (1.256 dipendenti con profili intermedi e di middle management e 282 profili di manager ed imprenditori), avevano tutti più di 18 anni, con residenza in Italia e lavoravano per aziende di diversi settori a tempo pieno (80%) o a tempo parziale (20%).

I dati più interessanti che sono emersi sui dipendenti e sul management italiano sono stati i seguenti:

  • Il 43% degli intervistati ha dichiarato di essere sottoposto a monitoraggio da parte del datore di lavoro con appositi strumenti;
  • Il 52% degli intervistati ha dichiarato che sceglierebbe di essere monitorato dal datore di lavoro, contro il 48% che si è dichiarato contrario;
  • Il 74% delle PMI italiane ha dichiarato di aver investito maggiormente nell’adozione di software per il monitoraggio dei dipendenti dall’inizio della crisi COVID-19;
  • Il 67% degli intervistati che fanno parte del management ritiene che il monitoraggio abbia un impatto positivo sull’azienda.

Nei prossimi paragrafi verranno analizzati i summenzionati dati nel dettaglio.

1. Il 52% degli intervistati è a favore del monitoraggio da parte del datore di lavoro

I dipendenti italiani intervistati sono stati 1.256 (di cui un 38% manager e senior manager ed un 62% con profilo junior o senior senza report diretti) ed il 43% di essi ha dichiarato al team di Capterra Italia di essere a conoscenza del fatto che l’azienda monitora le attività durante l’orario di lavoro con appositi strumenti. Un 22% di loro ha poi sottolineato che l’attività di controllo è iniziata dopo lo scoppio della pandemia, per aiutare a capire il grado di produttività da casa.

Importante sottolineare che in generale l’88% degli intervistati ha dichiarato di aver espressamente ricevuto, approvato e firmato un documento che li informava di tutte le attività che il datore di lavoro avrebbe monitorato. Solo il 12% ha dichiarato di non aver ricevuto comunicazioni in merito e di aver dovuto richiedere e cercare autonomamente le informazioni di cui aveva bisogno.

Le attività più controllate sono state le attività del computer (54%, intese come monitoraggio delle ore lavorate, la navigazione Internet, i movimenti effettuati col mouse e la registrazione dei tasti premuti) e le presenze (50%, intese tanto come orario di log-in e log-out quanto come ore lavorate e straordinari registrati).

Dal momento che un maggior controllo può portare ad un mutamento dello stato d’animo del lavoratore, il team di analisi ha voluto chiedere come i dipendenti si sentissero nel sapere di essere monitorati. Il 44% dei dipendenti vorrebbe più libertà, ma ritiene che tutto sommato il controllo non sia stato eccessivo. Da qui è poi emerso il dato che il 52% dei dipendenti avrebbe comunque scelto di essere monitorato dal datore di lavoro, solamente il 48% ha dichiarato di essere contrario.

Fra le motivazioni inserite in corrispondenza delle risposte positive date, la maggioranza ha risposto che è favorevole al monitoraggio perché vuole dimostrare al datore di lavoro di non aver niente da nascondere e di voler mostrare la propria produttività effettiva per richiedere un aumento di stipendio commisurato.

2. Il 74% delle PMI italiane ha investito maggiormente nell’adozione di software per il monitoraggio dei dipendenti

Il team di Capterra Italia ha poi ulteriormente esaminato i dati di 282 manager ed imprenditori di PMI italiane il cui 74% ha dichiarato che nel 2020 ha speso di più per l’adozione di software per il monitoraggio. Gli aumenti di budget sono stati:

  • Tra l’1% al 50% in più per il 34% degli intervistati;
  • Tra il 50% ed il 100% in più per il 28% degli intervistati;
  • Più del 100% per il 12% degli intervistati.

Inoltre, il 69% degli intervistati ha dichiarato che continuerà ad investire in questa tipologia di software, tanto nel 2021 quanto negli anni a venire. Un altro dato interessante riguarda il fatto che per il 67% degli imprenditori e dei manager il monitoraggio ha un impatto positivo per l’azienda. Gli aspetti che sono monitorati maggiormente dai manager sono rappresentati nel seguente grafico:

Lavoro da remoto: come è implementato il monitoraggio?

3. Vantaggi e svantaggi dei sistemi di monitoraggio: dipendenti vs management

Lo scopo del team di Capterra Italia non era solamente esplorare come, ed in che modo, i sistemi di monitoraggio fossero stati implementati e come venissero visti dalle persone intervistate. Una parte importante dello studio si è concetrato sull’analisi dei vantaggi e degli svantaggi percepiti da entrambe le parti per vedere i punti d’incontro e le eventuali discrepanze. Nelle tabelle sottostanti sono stati messi a confronto i punti di vista di dipendenti e management sull’argomento, evidenziando i 3 principali vantaggi ed i 3 principali svantaggi visti da ciascuna categoria.

Lavoro da remoto: come è implementato il monitoraggio?

Da quanto emerge, tanto i dipendenti quanto il management nutrono gli stessi dubbi e considerano come svantaggi le stesse 3 voci, sebbene con percentuali leggermente diverse. Infatti, per i dipendenti l’influenza negativa che il monitoraggio può avere sulla fiducia reciproca nel rapporto di lavoro occupa il secondo posto, invece per il management è al terzo. Al contrario, per il management l’utilizzo dei dati e l’intrusività dei software utilizzati è al secondo posto, essendo correlato con le normative di utilizzo dei dati e le normative sulla privacy per cui le aziende devono approntare sistemi di trattamento adeguati, mentre per i dipendenti è al terzo.

Si evidenzia maggiore divisione dei punti di vista nel momento in cui si parla dei vantaggi che questi sistemi possono portare tanto al lavoratore quanto all’azienda. Se per il dipendente il vantaggio maggiore di questi sistemi è il poter registrare le ore lavorate e gli straordinari, in modo da poter spingere per un aumento di stipendio, per il management il vantaggio maggiore portato da questi tool è il poter vedere come è stato allocato il lavoro in modo da ottimizzare le ore ed il carico stesso. Tuttavia, la reale differenza fra i primi 3 vantaggi si trova alla terza voce.

Infatti per il dipendente questo tipo di sistemi permettono d’individuare più facilmente, e per tempo, eventuali errori e di correggerli (voce che per le aziende occupa il quinto posto), mentre per il management è più importante utilizzarli per capire la reale produttività e profittabilità del dipendente (voce che per i dipendenti occupa il quinto posto). In entrambi i casi vi è una comune convinzione che questi strumenti possano aiutare a monitorare meglio l’effettivo carico di lavoro, ma ciò che diverge fra le due aree è la percezione fra carico di lavoro/ore di lavoro effettuate e la reale profittabilità della risorsa, la voce che permette al management di fare previsioni di quanto il determinato dipendente possa portare all’azienda e quindi prendere in considerazione scatti e/o aumenti salariali.