Le banche italiane scalano l’IA senza perdere il tocco umano. L’analisi di Backbase

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Lisa Mervich, Senior Business Development Manager di Backbase

Al Banking Summit di quest’anno è emerso con chiarezza che le banche italiane non si chiedono più se l’intelligenza artificiale abbia un ruolo nel settore finanziario, ma come integrarla in modo sistemico e responsabile. L’IA è uscita dalla fase sperimentale e sta diventando un’infrastruttura operativa: le istituzioni più evolute la stanno industrializzando nei processi di conformità, prevenzione frodi, credito e assistenza clienti, costruendo una base tecnologica che consente di scalare l’innovazione senza snaturare il valore umano che definisce il banking di fascia alta.

Questo passaggio segna una svolta per il settore: l’IA non è più uno slogan sull’efficienza, ma un framework operativo su cui le banche imparano, decidono e servono i clienti. Dopo anni di esplorazione e progetti pilota, oggi l’obiettivo non è più sperimentare, ma standardizzare e scalare ciò che funziona davvero. Le organizzazioni stanno lavorando sui fondamenti dei dati, sulla governance e sui processi di approvazione, trasformando l’intelligenza artificiale da insieme di iniziative isolate a disciplina aziendale. Parallelamente, molte istituzioni stanno rinnovando i propri core legacy e migrando verso architetture cloud-ready, che permettono rollout più rapidi di nuovi customer journey e generano ritorni misurabili.

I risultati iniziano a farsi vedere. I modelli di machine learning riducono i falsi positivi nelle revisioni antiriciclaggio di oltre il 50%, accorciano i cicli di indagine da settimane a pochi giorni e liberano i team di compliance per concentrarsi sui rischi reali. È la prova che innovazione e responsabilità possono coesistere attraverso una governance industrializzata, un design centrato sull’uomo e una modernizzazione incrementale. Le banche che si muovono più velocemente condividono tre caratteristiche: scalano ciò che funziona, non ciò che è di moda; investono nelle persone tanto quanto nelle piattaforme; e progettano ogni innovazione attorno all’esperienza del cliente.

Ma la tecnologia da sola non basta a scalare. Le discussioni al Summit hanno evidenziato come il vero fattore critico di successo sia umano: cultura, competenze e fiducia. Le banche più avanzate stanno rimodellando il modo in cui lavorano i team, creando squadre cross-funzionali che uniscono data scientist, risk manager e business owner. Favoriscono esperienze di apprendimento in contesti accademici o di innovazione, per poi reintegrare i talenti nel business con nuove prospettive e strumenti.

Nel Private e Wealth Management, dove la personalizzazione è sinonimo di valore, questo equilibrio è cruciale. I relationship manager oggi utilizzano assistenti basati su IA per analizzare i portafogli, individuare opportunità e preparare aggiornamenti in tempo reale. Tuttavia, empatia, giudizio e fiducia restano profondamente umani. L’obiettivo non è avere meno persone, ma fare un uso migliore delle persone. La trasformazione non è un evento isolato, ma un continuum che evolve insieme a regolamentazione, tecnologia ed esigenze dei clienti.

Per le banche private e di wealth italiane, i clienti rimangono il vero punto di riferimento. Si aspettano esperienze senza attriti, personalizzazione intelligente e accesso immediato ai consigli, senza rinunciare alla relazione umana che distingue il banking premium. È qui che l’intelligenza artificiale, applicata con criterio, diventa un abilitatore di intimità su larga scala. L’orchestrazione intelligente consente di combinare empatia e insight in tempo reale: un gestore che visualizza la posizione di liquidità di un cliente, un banker PMI che anticipa un bisogno di credito, un relationship manager che riceve un segnale per intervenire al momento giusto. La tecnologia diventa invisibile e ciò che rimane è una relazione più personale che mai, resa possibile dall’intelligenza, non solo dall’intuizione.

L’accelerazione dell’IA è inevitabile, ma lo è anche la responsabilità. Le banche italiane stanno dimostrando che intelligenza e umanità possono e devono progredire insieme. Nel nuovo scenario competitivo, l’IA non è più il fattore di differenziazione: lo è l’esecuzione. E in questa fase di profonda trasformazione, la capacità di integrare tecnologia, persone e processi in modo coerente sarà ciò che determinerà chi saprà davvero restare rilevante nel tempo.

A cura di Lisa Mervich, Senior Business Development Manager di Backbase