
La domanda di competenze ICT in Italia viaggia su livelli elevati: a fronte di circa 136mila annunci pubblicati su LinkedIn in un anno per questo tipo di figure, solo 73mila nuovi professionisti entrano nel mercato, con un rapporto di quasi un nuovo professionista ogni due annunci pubblicati. Questa dinamica aumenta il ritardo italiano in Europa: per portare la quota di occupati ICT del Paese ai valori degli altri Paesi europei servirebbero subito 236mila professionisti tech in più.
I dati emergono dall’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2025, realizzato dalle principali associazioni nazionali rappresentative del settore ICT: AICA- Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, Anitec-Assinform e Assintel, in collaborazione con Talents Venture. L’Osservatorio è stato presentato a Milano nel corso dell’evento “L’Italia Delle Nuove Competenze: innovazione, lavoro e futuro” presso Palazzo Castiglioni, alla presenza di rappresentanti di imprese, Accademia e Istituzioni.
La domanda di competenze ICT
Dopo anni di aumento sostenuto, la domanda di competenze ICT in Italia è entrata in una fase di maturità, attestandosi su livelli molto elevati: tra gennaio 2024 e settembre 2025 sono stati pubblicati oltre 222 mila annunci di lavoro per professioni ICT su LinkedIn. Tra le figure professionali più richieste trovano conferma quelle legate allo Sviluppo. Sono infatti 14mila gli annunci mappati nel periodo per la figura di Sviluppatore Software, a cui fanno seguito i circa 9mila annunci per IT Project Manager e Software Engineer.
Nonostante queste conferme, la domanda esercitata dalle imprese appare al suo interno in forte cambiamento. Assume un ruolo importante nel dare forma alla domanda di competenze l’avvento dell’Intelligenza Artificiale generativa. Tra le prime dieci skill con la crescita più rapida negli annunci ICT (gennaio–settembre 2024 vs gennaio–settembre 2025) compare, infatti, il Prompt Engineering (+112%), segno dell’evoluzione del mercato verso competenze legate all’introduzione dell’IA nei processi aziendali. Allo stesso tempo, aumenta significativamente l’attenzione per le figure impegnate nella cyber-sicurezza. Gli annunci per Cybersecurity Engineer hanno registrato un incremento del 70% nel numero di annunci analizzati nel periodo.
Accanto alla domanda di competenze ICT avanzate e di frontiera, tuttavia, permane la necessità di sviluppo di competenze di base. Secondo i dati della rilevazione di AICA riportati all’interno del rapporto e realizzata su un campione di 24.000 persone, solo il 30% degli intervistati raggiunge la sufficienza nelle competenze di base di utilizzo del computer, e appena il 17% nella suite di Office.
“I dati ci mostrano che la domanda di competenze ICT sta maturando al pari della tecnologia”, afferma Ludovica Busnach, Vice Presidente Anitec-Assinform, con delega alle Digital Skills per la crescita d’impresa e l’inclusione. Il boom del prompt engineering, con una crescita del 112%, dimostra che le aziende non trattano più l’IA come un esperimento ma come una realtà operativa da integrare nei processi.
La risposta da parte dell’ecosistema della formazione per soddisfare un fabbisogno di competenze sempre più elevato passa necessariamente dalla collaborazione con i partner industriali. Parimenti abbiamo bisogno di politiche pubbliche strategiche e lungimiranti per fare dell’Italia un polo di attrazione e creazione di talento sull’innovazione digitale”.
Reclutamento e attrattività
All’interno del report è riportata un’analisi su come le imprese comunichino all’interno degli annunci di lavoro i vantaggi offerti ai potenziali candidati, allo scopo di attrarli. Dall’analisi, realizzata su un campione di 10mila annunci per profili con competenze ICT pubblicati su LinkedIn nel 2025, è emerso che il 74% delle job description non riporta alcuna indicazione sulla retribuzione annuale lorda (RAL), mentre solo l’11% indica un range di individuazione della remunerazione. Similmente, oltre la metà degli annunci (55%) non menziona alcun benefit, e solo il 36% prevede riferimenti alla flessibilità nelle modalità di lavoro.
Il lato della formazione
Per far fronte all’ampia domanda di competenze, negli ultimi 10 anni il numero complessivo di corsi di laurea orientati alla formazione di competenze ICT è aumentato. I corsi dedicati esplicitamente alla formazione di queste competenze erano 670 nell’a.a. 15/16 e sono stati 850 dell’a.a. 24/25. Alcuni atenei concorrono significativamente all’immissione di questi professionisti nel mercato: sono in primo luogo i politecnici di Milano e Torino, capaci di inserire in un anno oltre 5.000 nuovi professionisti nel mercato. È notevole, in questo senso, evidenziare il contributo che sta arrivando dagli atenei telematici alla formazione di queste competenze, nei quali oggi conseguono il titolo il 9% dei laureati ICT del Paese.
Tuttavia, la crescita dell’offerta si conferma lenta. Dei 161 nuovi corsi approvati dall’ANVUR per l’anno accademico 2025/26, solo il 12% riguarda materie ICT. E, altrettanto lentamente, aumenta la partecipazione femminile ai corsi esplicitamente dedicati alla formazione di competenze ICT, nei quali le laureate sono ancora il 23% del totale, risultato stabile tra i due anni osservati.
Al fianco dell’offerta degli atenei, cresce anche quella delle ITS Academy. Nel 2023 – ultimo anno per cui sono disponibili i dati del monitoraggio INDIRE – i percorsi dedicati alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione sono aumentati del 40%, portando l’area ICT a diventare la seconda per numero di percorsi offerti dopo “Nuove Tecnologie per il Made in Italy”. Conseguentemente, sono aumentate nel periodo le domande di iscrizione a questi percorsi, cresciute del 58% rispetto all’anno precedente, e le iscrizioni effettive (+37%). Rimane però evidente come gli ITS, il cui numero di diplomati ancora si attesta su livelli molto contenuti, possano dare oggi un contributo quantitativamente ancora piuttosto limitato rispetto all’ingente domanda di competenze proveniente dalle imprese.
“La diffusione della cultura digitale è il requisito essenziale per il progresso della collettività e la base della mission di AICA, da oltre sessant’anni in prima linea nello sviluppo delle competenze digitali in Italia”, afferma il Presidente di AICA, Antonio Piva.
Il nuovo Rapporto 2024-2025 evidenzia come la distanza tra competenze richieste e possedute resti ampia, in alcuni ambiti addirittura in crescita. L’uso consapevole e produttivo delle tecnologie digitali è ancora carente: i nostri assessment, 24.570 test su oltre 9.500 persone, confermano la mancanza di preparazione di base. Oltre l’85% mostra competenze ICT insufficienti negli strumenti di produttività e solo il 9,9% ha conoscenze adeguate in Cybersecurity. AICA punta a colmare il divario con la diffusione in Italia dello standard internazionale di certificazione ICDL, assessment, videolezioni e formazione di qualità – anche su IA e computer quantistici – diffusa attraverso oltre 2.500 Test Center. Serve un’azione corale tra scuole, università, ITS e imprese per rafforzare la competitività del Sistema Italia”, ha dichiarato Antonio Piva, Presidente di AICA.
Il ritardo da colmare
Per queste ragioni, nonostante gli sforzi del mondo della formazione, il confronto tra domanda e offerta di competenze ICT nel mercato italiano mostra ancora un fabbisogno eccessivo rispetto alle risorse disponibili. È sufficiente notare che, a fronte di circa 136mila annunci di lavoro ICT pubblicati solo su LinkedIn (non sono quindi considerati i molti altri canali di reclutamento), solo 73mila nuovi professionisti ICT entrano nel mercato del lavoro da corsi di laurea, master e ITS in un anno solare.
Questo GAP esaspera il ritardo strutturale che ha l’Italia nei confronti degli altri Paesi europei. Nel nostro Paese, gli occupati ICT rappresentano appena il 4% del totale degli occupati, contro una media europea del 5%. Questa distanza, apparentemente contenuta, è in realtà indice del ritardo strutturale del sistema italiano e della sua scarsa capacità di formazione e di assorbimento delle competenze digitali. Per raggiungere la media europea il Paese avrebbe necessità di aumentare il proprio bacino di occupati ICT oltre 236 mila unità. Per ridurre questo divario non bastano interventi isolati, ma serve una strategia coordinata che agisca sulla filiera formativa e sul mercato del lavoro, creando condizioni favorevoli all’ingresso e alla permanenza dei professionisti ICT.
Conclusioni
A conclusione del rapporto, l’Osservatorio propone un set di interventi di policy per aumentare in modo stabile la disponibilità di competenze ICT nel mercato del lavoro italiano.
Le proposte si sviluppano lungo quattro pilastri strategici:
- Rafforzare il sistema formativo per la transizione digitale. Ampliare e rinnovare l’offerta universitaria e degli ITS in ambito ICT, promuovendo la co-progettazione con le imprese e l’internazionalizzazione dei percorsi. Definire standard condivisi per le competenze digitali, valorizzare le certificazioni informatiche e istituire un Osservatorio Permanente sulla Formazione Digitale per monitorare qualità e indirizzi formativi.
- Promuovere un accesso equo e inclusivo alle competenze digitali. Introdurre il digitale come competenza di base sin dalla scuola primaria, potenziando infrastrutture e laboratori per garantire pari accesso alla formazione. Promuovere iniziative di orientamento per superare gli stereotipi di genere e ampliare la partecipazione alle carriere tecnologiche, assicurando al contempo trasparenza nelle offerte di lavoro legate all’Intelligenza Artificiale.
- Creare un ecosistema integrato tra formazione, ricerca e imprese. Rafforzare la collaborazione tra scuole, università e aziende attraverso comitati permanenti e percorsi co-progettati. Sostenere partenariati accademia–industria e progetti di ricerca congiunti in ambito ICT, promuovendo metodologie formative basate su contesti reali di impresa e la creazione di una rete nazionale di Life Design Center per l’orientamento e la riqualificazione digitale.
- Valorizzare e riqualificare la forza lavoro digitale. Destinare risorse dedicate alla formazione continua e all’aggiornamento delle competenze digitali in tutti i settori, favorendo agevolazioni e strumenti di sostegno per le imprese. Promuovere corsi brevi e modulari in collaborazione con università e centri di formazione e introdurre un dizionario nazionale delle competenze ICT per orientare politiche e percorsi professionali.






























































