
La sostenibilità è sempre più al centro dell’impegno dei governi e delle aziende italiane. Per capire meglio a che punto siamo nel nostro Paese, iSustainability ha realizzato una nuova ricerca dal titolo “La terza via della sostenibilità” con l’obiettivo di analizzare l’integrazione della sostenibilità nel business e sulla trasformazione delle aziende.
Al centro della ricerca sulla “Terza Via” un sondaggio condotto su un campione di oltre 100 aziende, rappresentativo di imprese italiane di piccole, medie e grandi dimensioni in 10 settori di interesse dell’economia del nostro Paese, dal manifatturiero ai servizi, dalla tecnologia alle utility, per citarne alcuni, oltre a eccellenze tipiche del Made in Italy quali il food & beverage e i beni di lusso.
Articolato su 20 domande che hanno toccato temi quali l’integrazione della sostenibilità nelle strategie di business, gli aspetti normativi e di compliance, il ruolo della digitalizzazione nel sostenere le pratiche di sostenibilità, i necessari cambiamenti nella cultura aziendale, la gestione della filiera e, non ultimi, gli aspetti geopolitici e di sostenibilità economica, il sondaggio ha mostrato una chiara consapevolezza da parte delle aziende italiane dell’importanza delle politiche di sostenibilità come fattore di competitività sul mercato. Ha, inoltre, evidenziato una certa discrepanza tra questa consapevolezza e la capacità di agire con efficacia sulle diverse aree di impatto ambientale.
Nel dettaglio, la quasi totalità delle aziende (94%) riconosce una connessione tra impatto ambientale e sostenibilità, evidenziando comunque un gap di capacità di azione. In ogni caso, l’89% delle aziende conferma che vi è una connessione importante tra modello di business e strategie di sostenibilità, rafforzando l’ipotesi di una terza via tra l’inazione e l’eccesso normativo, centrata sull’integrazione strategica della sostenibilità. Rimane del lavoro da fare sugli aspetti ambientali della digitalizzazione, con un 54% del campione che si dichiara poco o per nulla consapevole degli impatti ambientali delle piattaforme digitali, facendo emergere l’urgenza di colmare questo divario. Di contro, una netta maggioranza (66%) è consapevole del fatto che la mancata integrazione della sostenibilità nei propri modelli business comporterà un calo di competitività nei prossimi cinque anni. A dimostrazione di ciò, l’86% delle aziende riconosce che un cambiamento nella propria cultura è un fattore chiave per l’integrazione della sostenibilità nel business.
Per quanto riguarda le prospettive future, la ricerca evidenzia diversi spazi di miglioramento: il 45% delle aziende, infatti, indica la necessità di coinvolgere maggiormente partner e stakeholder in pratiche più sostenibili. Seguono l’esigenza di allineare il modello di business (24%) e quella di lavorare più attivamente sull’impatto (16%). Solo il 15% ritiene di stare già facendo abbastanza.
Emerge comunque una buona lucidità sulle priorità di azione identificate dalle aziende italiane. In particolare, il settore Food & Beverage punta sul ripensamento del modello di business, il settore Luxury sull’impatto ambientale e sociale mentre le PMI guardano alla necessità di attivare i propri partner e stakeholder in ottica sostenibile in modo da creare una massa critica di attori in grado di lavorare in maniera concertata sulla mitigazione dell’impatto ambientale.
“In un contesto globale segnato da un’incertezza legata da un lato alla ripresa post-pandemia, dall’altro alla situazione geopolitica e alla conseguente instabilità internazionale, si aggiungono oggi elementi quali il ritorno di istanze di negazionismo ambientale a livello internazionale e una crescente incertezza sul quadro normativo europeo legata al pacchetto Omnibus per il reporting di sostenibilità”, afferma Riccardo Giovannini, co-fondatore e Amministratore Delegato di iSustainability. “In questo scenario si inserisce il lavoro fatto da iSustainability, che intende analizzare se esista, come suggerisce il titolo della nostra ricerca, una «terza via» della sostenibilità che, ponendosi fra i due estremi, possa consistere nell’evoluzione dei modelli di business in modo che le aziende possano attuare una trasformazione sostenibile delle proprie attività e accrescere conseguentemente la loro competitività” ha evidenziato Giovannini.