Qualunque recruiter sa cosa significhi combattere la guerra per i talenti e contrastare la cosiddetta ’fuga dei cervelli’: laureati di valore che realizzano il proprio potenziale all’estero, per operatori esteri. Con il progresso digitale, il problema non riguarda solo i cervelli naturali, umani. L’intelligenza artificiale ha bisogno di regole, training e cervelli elettronici attraverso cui operare e creare valore. Diventa così prioritario per l’Italia sviluppare e adottare un cloud nazionale indipendente, evitando la fuga dei “cervelli artificiali”, ovvero di dati, capacità computazionale e infrastrutture digitali, oggi nelle mani dei colossi globali.
I dati, la nuova materia prima
Nel terzo millennio i dati sono la risorsa strategica per eccellenza, paragonabile al petrolio, con la rilevante differenza di essere potenzialmente infiniti. L’infrastruttura digitale che li gestisce è quindi l’ossatura dei sistemi economici, industriali, sociali e istituzionali: chi la controlla detiene un vantaggio competitivo enorme.
La crescita dell’Intelligenza Artificiale conferma questo paradigma: l’AI diventa sempre più pervasiva, passando dalle applicazioni verticali a essere incorporata in strumenti trasversali di uso quotidiano. La rapidità dello sviluppo dell’AI richiede però un solido filtro etico, in grado di orientare le scelte infrastrutturali.
Geopolitica digitale e rischi per la sovranità
Lo scenario globale mostra un crescente squilibrio fra stati sovrani e Big Tech, che oggi agiscono come veri e propri “super-Stati”, capaci di influenzare scelte politiche e sociali, pur perseguendo unicamente e legittimamente finalità commerciali. Il presidio della sovranità nel mondo contemporaneo passa dal controllo della tecnologia e dalla localizzazione sicura dei dati. Il cloud – per natura senza confini – diventa quindi un terreno critico, su cui stati e imprese devono poter mantenere autonomia e capacità decisionali.
L’uso dei grandi cloud globali espone infatti a rischi di accesso non autorizzato ai dati, lock-in tecnologico, perdita di competenze, costi nascosti e scarsa prevedibilità, minore compliance alle normative europee su sicurezza e privacy.
Il quadro normativo
Europa e USA hanno sviluppato regolamentazioni differenti. In UE si privilegia la tutela del cittadino (GDPR), la resilienza delle infrastrutture critiche (NIS2), la stabilità operativa finanziaria (DORA) e l’adozione responsabile dell’AI (AI ACT). Negli USA il Cloud Act concede ai provider americani l’accesso ai dati, ovunque essi siano fisicamente collocati, creando potenziali conflitti con la sovranità europea.
Queste divergenze rendono centrale il tema della indipendenza tecnologica, soprattutto per imprese e pubbliche amministrazioni che trattano dati critici o strategici.
L’importanza di un cloud nazionale sovrano
Il cloud sovrano, inteso come infrastruttura che garantisce controllo, autonomia, scelta e protezione giuridica del dato, non è una chiusura protezionistica, ma un requisito di competitività.
I principali vantaggi per aziende e PA sono:
- Data Protection e compliance: i dati risiedono e vengono trattati in Italia, al riparo da giurisdizioni estere.
- Cybersecurity: infrastrutture progettate per la massima sicurezza a ogni livello e qualificate da ACN.
- Supporto all’AI: modelli addestrati su dati contestualizzati, sicuri e culturalmente rilevanti per gli utenti
- Sviluppo economico e competenze: rafforzamento dell’ecosistema nazionale, attrazione di talenti e creazione di valore.
- Resilienza strategica: minore dipendenza da attori globali e maggiore continuità operativa in contesti geopolitici incerti.
Multi-cloud e confidential computing
Il multi-cloud è una scelta sempre più diffusa per flessibilità e performance. Tuttavia, può generare una maggiore necessità di attenzione alla gestione della sicurezza. Una strada promettente per governare la complessità del multi-cloud e rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza è il confidential computing, capace di creare ambienti di esecuzione sicuri (enclavi) che proteggono i dati mentre sono elaborati, indipendentemente dal cloud usato. È tra le tecnologie chiave per difendere proprietà intellettuale, modelli di machine learning e applicazioni in ambienti ibridi.
Un vantaggio per l’intero sistema Paese
Scegliere un cloud nazionale non è solo una decisione tecnica: significa partecipare alla costruzione di un ecosistema digitale italiano robusto, integrato, interoperabile e competitivo. Un sistema Paese forte genera: maggiori entrate fiscali, più competenze locali, maggiore capacità innovativa, relazioni più efficaci fra imprese e provider, il circolo virtuoso delle sinergie. Come ricorda un noto proverbio: “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme ad altri.”
Conclusioni
Il parallelo fra fuga dei cervelli e la dispersione dei “cervelli artificiali” evidenzia un rischio strategico: perdere il controllo del nostro asset più prezioso, i dati. In un mondo in cui AI, cloud e Big Tech influenzano equilibri geopolitici ed economici globali, l’Italia deve poter decidere dove risiedono i propri dati e chi li elabora. Per questo diventa cruciale poter disporre di un cloud nazionale, indipendente e sicuro.
L’Italia ha le competenze per giocare questa partita e realizzare un’infrastruttura digitale che sia motore – potente e sicuro – del futuro economico del Paese.
A cura di Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia


























































