
Di seguito condividiamo un articolo di Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat Italia che analizza il ruolo strategico delle infrastrutture IT moderne nel processo di digitalizzazione e innovazione. In un contesto in cui aziende e pubbliche amministrazioni italiane sono chiamate ad affrontare la transizione digitale e green, il manager evidenzia come l’adozione del cloud ibrido in chiave open source sia la chiave per garantire flessibilità, sicurezza e sovranità digitale.
Buona lettura!
Il cloud ibrido come motore indispensabile del futuro digitale
Molte aziende private e pubbliche amministrazioni stanno cercando di accelerare digitalizzazione e modernizzazione, affrontando un ostacolo comune rappresentato dall’infrastruttura IT esistente, frutto di anni di stratificazioni. Architetture e applicazioni monolitiche impediscono una completa digitalizzazione dei processi aziendali e amministrativi. Solo un moderno ambiente cloud ibrido, con le sue caratteristiche di apertura, flessibilità e indipendenza, può fungere da vero propulsore dell’innovazione, garantendo la massima preparazione per il futuro.
Non c’è dubbio che anche in Italia aziende e pubbliche amministrazioni debbano continuare a promuovere attivamente la digitalizzazione. Il Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) ha impresso una direzione chiara e stabilito solidi principi guida per questa transizione, anche attraverso la definizione di infrastrutture strategiche come il Polo Strategico Nazionale. I principi guida del DTD ribadiscono l’orientamento della politica digitale italiana all’innovazione e al progresso sociale, ponendo al centro le persone, la sostenibilità e la semplificazione.
Una digitalizzazione completa implica l’uso più fluido ed efficiente di nuovi sviluppi e tecnologie quali architetture cloud-native, microservizi, edge computing o modelli di intelligenza artificiale. Allo stesso tempo, le attuali sfide geopolitiche e i cambiamenti macroeconomici, che influenzano anche la definizione di una strategia IT, non devono essere trascurati. In questo contesto, in particolare, sta acquisendo un’importanza crescente il tema della sovranità digitale.
Una piattaforma cloud ibrida come base infrastrutturale ideale
Al centro di una strategia IT lungimirante deve esserci la scelta dell’infrastruttura e della piattaforma IT più adatte. E di fronte alle diverse sfide, una piattaforma cloud ibrida aperta e standardizzata si sta affermando come l’ambiente ideale, perché permette di soddisfare criteri fondamentali come flessibilità e sicurezza, di garantire la portabilità e di poter fare affidamento su un vasto ecosistema. Un approccio basato su standard per gli ambienti e le infrastrutture IT offre alle aziende la coerenza necessaria per ridurre complessità e costi.
I modelli di cloud ibrido collegano risorse on-premise e off-premise. Ciò consente alle aziende di sfruttare, da un lato, la scalabilità di un cloud pubblico e, dall’altro, la flessibilità di un cloud privato, per implementare requisiti in aree come la sicurezza, la conservazione e l’elaborazione dei dati o la gestione del rischio. Una piattaforma integrata supporta tutti gli ambienti operativi, dal proprio data center e dagli ambienti edge ai fornitori di cloud locali o ai principali fornitori di cloud pubblici.
I vantaggi di una piattaforma infrastrutturale e applicativa uniforme, centrale e aperta sono molteplici. Tra questi, la flessibilità nella scelta del fornitore di cloud. Le aziende possono scegliere liberamente le opzioni di infrastruttura IT più appropriate per la distribuzione e l’esecuzione delle applicazioni da varie offerte cloud, in qualsiasi momento, e in combinazione. Inoltre, è garantito un alto grado di portabilità. Ciò significa che, a seconda delle proprie politiche, delle esigenze di mercato o delle specifiche normative, i carichi di lavoro possono essere rapidamente spostati tra i diversi fornitori di cloud pubblici o dal cloud al proprio data center.
Un criterio importante nella valutazione di una piattaforma applicativa è anche l’ecosistema che la supporta. Più è completo e meglio è interconnesso, con la presenza di partner cloud, software e hardware, maggiori sono le sinergie che ne derivano per gli utenti.
Macchine virtuali e container su un’unica piattaforma
È evidente che l’uso crescente del cloud ibrido ha comportato anche un massivo cambiamento nello sviluppo e nella distribuzione delle applicazioni. Nessuno contesta più che il futuro dell’infrastruttura applicativa risieda nei container e in Kubernetes. I container consentono agli sviluppatori di creare applicazioni cloud-native efficienti che possono essere integrate con nuove tecnologie come l’AI. Inoltre, le piattaforme di orchestrazione dei container hanno introdotto strumenti e automazioni che aiutano i team IT a ottimizzare la gestione del ciclo di vita di queste moderne applicazioni in ampi ambienti cloud ibridi.
Non va dimenticato che i container e le applicazioni cloud-native possono anche superare i limiti associati alle architetture VM tradizionali. Questi riguardano, ad esempio, il supporto efficiente dello sviluppo e della modernizzazione delle applicazioni o l’uso di nuovi sviluppi relativi a microservizi o serverless computing. Da oltre due decenni, le aziende si affidano alle tecnologie di virtualizzazione per fornire applicazioni e servizi, e le macchine virtuali continueranno ad avere il loro posto in futuro – anche se i costi crescenti dal lato utente sono un fattore da tenere nella giusta considerazione. La virtualizzazione è adatta, ad esempio, per applicazioni hardware-related o tradizionali che vengono modificate solo in cicli più lunghi. Inoltre, non tutte le applicazioni possono essere facilmente containerizzate.
La domanda che ora si pone è come le aziende possano conciliare al meglio i due temi della virtualizzazione e dei container, evitando la creazione di due silos paralleli. È proprio qui che entrano in gioco le nuove piattaforme applicative cloud-native, che supportano in modo coerente sia le macchine virtuali che i container negli ambienti cloud ibridi in termini di gestione e funzionamento. Da un lato, le aziende possono così distribuire e gestire tutti i carichi di lavoro virtualizzati e containerizzati con processi e strumenti uniformi. Dall’altro lato, hanno l’opportunità di sfruttare le innovazioni in aree come lo sviluppo e le pipeline, GitOps, service mesh o tecnologie serverless. In questo modo, colmano il divario tra l’esecuzione di carichi di lavoro virtualizzati tradizionali e la modernizzazione delle applicazioni utilizzando concetti cloud-native.
Open source come fattore chiave
Il termine open source è indissolubilmente legato alle piattaforme cloud ibride, poiché le tecnologie open source svolgono un ruolo centrale nella progettazione e nel funzionamento del cloud ibrido. L’open source crea la base tecnologica per l’interoperabilità, la flessibilità, la trasparenza e il controllo: chi ne fa uso ottiene una maggiore indipendenza dai fornitori e quindi una maggiore flessibilità nella scelta delle soluzioni. Per questo motivo sta acquisendo un’importanza crescente, soprattutto per quanto riguarda la sovranità digitale.
In Italia, il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) affronta questo punto in modo esplicito, promuovendo il riuso delle soluzioni e l’adozione di standard aperti. L’Articolo 68 del CAD stabilisce che le Pubbliche Amministrazioni devono rilasciare il software sviluppato o commissionato con licenza aperta, rendendolo disponibile per il riutilizzo da parte di altre PA. Questo approccio strategico mira a garantire l’interoperabilità, ridurre la dipendenza tecnologica e favorire un ecosistema digitale pubblico più trasparente e collaborativo.
Ciò significa che l’importanza dell’open source e il suo immenso potenziale sono ormai pienamente riconosciuti anche a livello politico e normativo, cosa che non deve stupire se consideriamo che Linux, l’open source e gli standard aperti sono una storia di successo nell’IT da oltre 30 anni.
AI e Open Source
Lo spettro delle applicazioni di AI spazia dal semplice consumo di servizi commerciali come Copilot, Joule o Gemini, alla loro incorporazione e integrazione nelle proprie applicazioni, fino al fine-tuning, all’addestramento di modelli e ai flussi di lavoro degli agenti in ambienti e contesti controllati e proprietari. Ogni volta che l’AI deve essere utilizzata in produzione per aree business-critical, l’open source è di cruciale importanza perché consente di creare la base per un’AI affidabile, che segue principi guida di spiegabilità, equità, robustezza e controllabilità dei modelli. Sebbene i prototipi vengano costruiti rapidamente, la transizione verso ambienti di produzione scalati presenta molte più esigenze. Sta diventando evidente che una piattaforma cloud ibrida aperta, basata su Kubernetes, con controlli di sicurezza, versioning e archiviazione può rappresentare la base ottimale per l’implementazione di IA e ML, poiché consente di portare qualsiasi modello su qualsiasi acceleratore in tutto il cloud ibrido.
Un ambiente ibrido è vantaggioso perché gli utenti necessitano di risorse locali, edge e cloud per realizzare i loro progetti di AI in modo efficiente e sicuro. Ciò è dovuto anche al fatto che l’immensa potenza di calcolo richiesta per i modelli più potenti deve essere conciliata con la sicurezza e la sovranità dei dati. Infine, nell’utilizzo delle applicazioni di intelligenza artificiale, devono essere prese in considerazione le severe linee guida di sicurezza, conformità e governance dell’EU AI Act, tra le altre.
Nel complesso, una piattaforma cloud ibrida può fungere da base per lo sviluppo, l’addestramento e l’integrazione di modelli di AI in applicazioni aziendali o governative. Idealmente, la piattaforma offre anche accesso a partner AI/ML certificati, nell’ambito di un ecosistema che consente alle aziende di adottare soluzioni complete per lo sviluppo, la distribuzione e la gestione di modelli di Machine Learning per applicazioni intelligenti basate su AI in modo relativamente semplice e rapido
Per guidare la trasformazione digitale in modo efficiente, l’adozione di applicazioni, tecnologie e architetture moderne sarà inevitabile per quasi tutte le aziende o per il settore pubblico. Un fattore di successo decisivo qui è la scelta della giusta piattaforma e architettura di destinazione, che non può e non deve prescindere da criteri fondamentali come apertura, standardizzazione, sicurezza, agilità e flessibilità, nonché indipendenza.
di Rodolfo Falcone, Country Manager, Red Hat Italia