Calabria e Puglia ai vertici della rivoluzione digitale secondo il nuovo report dell’Osservatorio sulle competenze emergenti di Data Scientist

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Il mercato del lavoro tech italiano sta subendo una profonda ridefinizione. Il dato più sorprendente? Calabria e Puglia superano la Lombardia per incidenza di richieste di competenze in Data Scientist, con picchi del 27,2% e 21,2%, rispetto alla media nazionale del 14,3%. Un cambio di paradigma geografico che sposta il baricentro dell’innovazione verso il Sud. Ad attestarlo è il primo report “AI e Data Skill Report 2025”, realizzato dall’”Osservatorio sulle competenze emergenti” di Data Masters, tech academy attiva nella formazione AI e nel continuous learning.

Un’analisi profonda e puntuale che fotografa l’evoluzione delle richieste del mercato del lavoro italiano in ambito AI e Data Science, con uno sguardo attento alla trasformazione dei ruoli, delle retribuzioni e delle esigenze formative nei diversi territori e settori.

L’obiettivo di questo Osservatorio è fornire uno strumento di lettura e anticipazione del futuro del lavoro. I dati mostrano chiaramente che siamo nel mezzo di una trasformazione radicale che richiede nuove strategie, nuovi approcci e soprattutto nuove competenze” afferma Luigi Congedo, Presidente e Co-Founder di Data Masters.

L’indagine si basa su un’analisi di oltre 18mila annunci di lavoro pubblicati su LinkedIn Italia nel primo trimestre del 2025, processati attraverso un’architettura avanzata di agenti AI. Il risultato è un panorama dettagliato e aggiornato delle competenze più richieste nel settore tecnologico, suddiviso per territorio, ruolo e comparto industriale.

 

Le competenze più richieste: Data Scientist e Python… e oltre

Secondo il report, le competenze in Data Science (presenti nel 14,3% degli annunci) e Python (7,2%) risultano essere le più ricercate nel panorama italiano, confermando la loro centralità in ambito AI e Data Science. Tuttavia, emergono con forza anche competenze più avanzate e specialistiche: Machine Learning è richiesta nel 6,1% degli annunci, seguita da Deep Learning (3,2%), MLOps (2,3%) e LangChain/Agentic Applications (0,8%). Questi dati indicano una netta accelerazione verso tecnologie di frontiera.

Quello che stiamo osservando è un mercato che premia le competenze più avanzate e specialistiche, ma che richiede anche una costante capacità di aggiornamento. Le tecnologie emergenti diventano rapidamente imprescindibili per chi vuole rimanere competitivo” – commenta Francesco Cipriani, CEO e Co-Founder Data Masters

 

Il Sud Italia emerge come nuovo polo tecnologico

Contrariamente ai trend storici, il Sud Italia mostra performance superiori alla media nazionale nella domanda di competenze AI. In Calabria, la richiesta di competenze in Data Science raggiunge il 27,2% (quasi il doppio della media nazionale), mentre in Puglia si attesta al 21,2%. Anche Python è richiesto nel 12,3% degli annunci calabresi e nell’11,9% in quelli pugliesi. Questi dati confermano l’ascesa di nuovi poli tecnologici e suggeriscono opportunità concrete per investimenti formativi e talent acquisition su base territoriale.

“Il Sud sta dimostrando una sorprendente capacità di rispondere alla domanda di innovazione, anche grazie a una crescente presenza di poli universitari, acceleratori d’impresa e investimenti pubblici e privati. Questo ci spinge a pensare la formazione come leva strategica territoriale” – sottolinea Vincenzo Maritati, AI Researcher e Co-Founder di Data Masters.

 

Competenze avanzate e retribuzioni più elevate

Il possesso di competenze tecniche avanzate ha un impatto diretto sulle retribuzioni.

  • Il framework PyTorch guida la classifica con una RAL media di 50.896€,
  • seguito da TensorFlow (49.952€)
  • e Computer Vision (48.313€).
  • Le competenze in LangChain/Agentic Applications si attestano a 777€,
  • Machine Learning a 786€
  • e Deep Learning a 719€.

Tutti questi valori superano la RAL media italiana di 44.729€, con un premio salariale che può superare i 6.000€ annui per i profili più qualificati.

 

L’importanza delle competenze trasversali

Le aziende italiane non cercano solo esperti tecnici, ma professionisti completi. Il 66% degli annunci che menzionano Machine Learning e TensorFlow richiedono anche competenze di problem solving e pensiero analitico. Inoltre, oltre il 59% degli annunci per Deep Learning, Machine Learning e Statistical Analysis include esplicitamente la collaborazione in team tra le skill richieste. Questi numeri confermano che le soft skill sono sempre più determinanti per distinguersi nel mercato.

 

La ricerca di figure professionali ibride

Il report mostra chiaramente che le aziende cercano figure ibride, capaci di orchestrare strumenti tecnologici avanzati e interagire con diversi stakeholder. Questi professionisti devono coniugare profondità tecnica con visione sistemica, e la capacità di integrare soluzioni AI nel business. In particolare, le posizioni che richiedono Machine Learning (6,1% degli annunci) e Deep Learning (3,2%) sono sempre più associate a competenze in gestione progettuale, comunicazione efficace e continuous learning (richiesto nel 24,9% degli annunci legati a TensorFlow).

 

Solo il 33% degli occupati ha meno di 39 anni: il mismatch tra domanda e offerta di competenze costa all’Italia oltre 1,3 milioni di lavoratori qualificati

I giovani in Italia faticano a trovare spazio nel mondo del lavoro. Solo un terzo degli occupati – il 33% – ha meno di 39 anni, contro una media europea che si attesta al 40% (fonte: Osservatorio Talents Venture su dati Eurostat). Un gap che sembra piccolo, ma che attesta che il divario tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle effettivamente disponibili continua ad allargarsi. Parliamo del cosiddetto “mismatch” delle competenze, un fenomeno che oggi rappresenta uno degli ostacoli più grandi alla crescita e all’innovazione nel nostro Paese.

In questo contesto, la formazione assume un ruolo decisivo: “non è più soltanto un mezzo per aggiornare una forza lavoro spesso poco preparata, ma diventa un vero moltiplicatore di valore”, – spiega Francesco Cipriani, CEO e Co-Founder Data Masters – È lo strumento chiave per avvicinare nuovamente i giovani al mercato del lavoro, offrendo loro le competenze richieste dalle imprese e creando nuove opportunità.

Secondo l’ultimo studio di Talents Venture, “mancano oltre 1,3 milioni di lavoratori qualificati nel nostro sistema produttivo”. Una cifra impressionante, che racconta il paradosso di un Paese che continua a formare talenti ma fatica a inserirli nel mondo del lavoro. E proprio qui, “l’istruzione può fare la differenza, rappresentando la chiave per colmare questo gap e rilanciare l’occupazione qualificata”.

Ma la sfida non si limita a investire in formazione. “È necessario migliorare l’efficienza degli investimenti, orientandoli verso strategie che sappiano identificare in anticipo le competenze emergenti e rispondere tempestivamente alle esigenze del mercato del lavoro”, – sottolinea Luigi Congedo, Presidente e Co-Founder Data Masters – Non basta dunque incentivare in modo generico: “serve una politica lungimirante, capace di anticipare i trend e di sostenere la crescita di competenze in settori strategici”.

Non è un caso che oggi, tra le skill più ricercate, spicchino quelle legate all’intelligenza artificiale e all’analisi dei dati. Queste competenze, oltre a essere al centro della trasformazione digitale, si accompagnano anche a offerte retributive superiori, “a testimonianza del loro valore strategico per le aziende”.

Il cosiddetto skill gap si conferma così uno dei temi centrali per la trasformazione delle imprese italiane. E visto che queste nuove competenze sono rare, costose e difficili da reperire, “le aziende si trovano spesso in difficoltà”. Per questo motivo, “è fondamentale che il mondo produttivo possa contare su un sostegno concreto da parte delle istituzioni, fatto di semplificazione normativa e di politiche strutturali”.

 

Ma la formazione non può più essere un intervento occasionale o “one shot”

Il futuro richiede un impegno continuo – prosegue Congedo –  serve un approccio di lifelong learning, capace di accompagnare i lavoratori per tutta la vita professionale, aggiornandone costantemente le competenze per restare al passo con un mercato in continua evoluzione”.

Solo così potremo invertire la rotta, colmare il divario di competenze e rilanciare un mercato del lavoro moderno, dinamico e inclusivo.