Samuele Zaniboni di ESET Italia spiega quali sono i passaggi fondamentali da seguire per costruire una strategia di sicurezza digitale solida

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La sicurezza digitale non è più un tema riservato alle grandi organizzazioni. Oggi le PMI sono tra i bersagli preferiti dei criminali informatici, spesso a causa di difese insufficienti e sistemi non aggiornati.

Nell’articolo di seguito, Samuele Zaniboni, Manager of Sales Engineering di ESET Italia, analizza i principali rischi per le piccole e medie imprese e illustra come costruire una strategia di cybersecurity efficace basata su prevenzione, formazione e compliance.

Buona lettura!

Perché la cybersecurity non riguarda solo le grandi aziende

La sicurezza digitale non è un lusso per le grandi corporation, ma una necessità per aziende di ogni dimensione. Con le realtà più strutturate che hanno consolidato le difese, i criminali informatici si concentrano sulle PMI, spesso prive di strumenti adeguati per proteggere i dati.

Il Verizon Data Breach Investigations Report 2025 mostra che le PMI vittime di incidenti sono quattro volte più numerose delle grandi organizzazioni. Eppure molte continuano a sottovalutare i rischi e non hanno ancora introdotto misure essenziali come crittografia, backup o difese multilivello. Gli attacchi contro le realtà più piccole raramente suscitano clamore, favorendo i criminali, ma le conseguenze possono essere devastanti, fino a mettere in pericolo la sopravvivenza stessa dell’azienda.

Perché dotarsi di una strategia di sicurezza digitale

Per la prima volta, l’Allianz Risk Barometer 2024 colloca gli incidenti informatici al primo posto tra i rischi globali. Rappresentano la principale preoccupazione (36% delle risposte) in tutte le regioni, settori e dimensioni aziendali. Il report indica nei data breach (59%) la maggiore fonte di timore, seguiti dagli attacchi (53%) alle infrastrutture critiche e da malware e ransomware (53%).

Un data breach può tradursi in cause legali, perdita di fiducia dei clienti e indebolimento della posizione competitiva. Poiché la maggior parte delle imprese raccoglie grandi quantità di informazioni sensibili è indispensabile adottare misure di protezione adeguate.

Nel 2024, il costo medio globale di un data breach è aumentato del 10%, raggiungendo i 4,88 milioni di dollari, con valori negli Stati Uniti quasi doppi rispetto alla media. Oltre alle spese immediate di ripristino, le aziende devono affrontare le perdite di fatturato dovute ai tempi di inattività. Secondo l’IBM Data Breach Report 2024, servono in media 194 giorni per identificare una violazione e 64 giorni per contenerla. Una strategia di sicurezza digitale che includa piani di business continuity e disaster recovery permette di ridurre i tempi di recupero e contenere le interruzioni.

A pesare sui costi complessivi ci sono anche le spese legali e le sanzioni per mancata compliance. La U.S. Chamber of Commerce rileva che il 47% delle piccole imprese ritiene eccessivo il tempo richiesto per soddisfare i requisiti normativi. Tuttavia, rispettare i principali framework – come il GDPR europeo, il PCI-DSS per i dati di pagamento o l’HIPAA in ambito sanitario – è fondamentale non solo per adempiere agli obblighi legali, ma anche per garantire la protezione dei dati e consolidare la fiducia dei clienti. Questi standard, inoltre, stabiliscono requisiti che aiutano le imprese a mantenere un livello di sicurezza adeguato alle minacce del settore di appartenenza. Dati e testimonianze confermano l’urgenza per le PMI di rivedere le proprie posture di sicurezza digitale e di implementare difese solide, prendendo atto che le minacce digitali riguardano tutte le realtà che operano online.

Le minacce più comuni per le PMI

Le piccole e medie imprese si trovano esposte a una serie di rischi che possono compromettere attività, finanze e reputazione. Conoscerli è il primo passo per difendersi in modo efficace:

  • Phishing: tentativi fraudolenti via email, SMS o siti web per carpire credenziali o dati finanziari.
    • Compromissione delle email aziendali (BEC): una forma di social engineering in cui i criminali impersonano dirigenti o partner fidati per convincere i dipendenti a trasferire denaro o condividere informazioni riservate.
  • Malware: virus, spyware e trojan che possono danneggiare i sistemi, rubare dati sensibili o interrompere i processi aziendali.
    • Ransomware: blocca i dati e richiede un riscatto per renderli nuovamente disponibili. Per le PMI, spesso senza risorse sufficienti per pagare o recuperare i dati, le conseguenze possono essere particolarmente gravi.
  • Password riutilizzate o assenza di MFA: facilitano accessi non autorizzati.
  • Software obsoleto e mancata applicazione delle patch: vulnerabilità spesso trascurate che aprono la strada a intrusioni e violazioni.
  • Attacchi alla supply chain: in crescita costante, tanto che il 30% dei data breach nel 2024 era legato a terze parti o fornitori, compresi software, infrastrutture di hosting o custodi dei dati.

La sicurezza digitale per le PMI

Oggi implementare una strategia di sicurezza digitale è indispensabile. Con un approccio prevention-first e una conoscenza aggiornata delle minacce, le PMI possono tutelare asset, reputazione e continuità del business. Ecco i passaggi fondamentali per costruire una strategia solida:

  • Valutazione del rischio. Identificare gli asset critici (dati dei clienti, proprietà intellettuale, registri finanziari), valutare le minacce (phishing, ransomware) e le vulnerabilità (software non aggiornato, formazione insufficiente). Una volta mappati i rischi, occorre definirne priorità e impatto
  • Protezione dei sistemi. Utilizzare antivirus, VPN, password manager, firewall e altri strumenti di difesa. Crittografare i dati, implementare sistemi di rilevamento e prevenzione per monitorare attività sospette. I backup automatici e regolari sono imprescindibili. Con l’adozione crescente del cloud, il Cloud Security Posture Management (CSPM) è diventato uno strumento fondamentale per individuare e correggere configurazioni a rischio. Tecnologie come AI e machine learning aiutano a rilevare anomalie in tempo reale, anticipando potenziali attacchi.
  • Il fattore umano ha avuto un ruolo nel 60% dei data breach. È quindi cruciale educare i dipendenti a riconoscere attività sospette e a gestire correttamente i rischi.
  • Policy e linee guida. Implementare controlli di accesso, regole per password e MFA, misure di protezione dei dati come la crittografia. Un’architettura zero-trust – basata sul principio “never trust, always verify” – riduce sensibilmente il rischio di accessi non autorizzati.
  • Rispettare i requisiti previsti da GDPR, HIPAA o PCI-DSS, predisponendo controlli interni, politiche aggiornate, valutazioni del rischio e registri delle procedure di risposta agli incidenti.
  • Piano di incident response. Definire ruoli, responsabilità e procedure per rilevare, contenere e mitigare le violazioni, inclusa la gestione delle comunicazioni interne ed esterne e un processo di revisione per migliorare la sicurezza digitale futura.
  • Audit e monitoraggio. Poiché le minacce evolvono costantemente, sono necessari monitoraggio continuo e verifiche periodiche per valutare l’efficacia delle difese e garantire la continuità operativa.

Investire nella cybersecurity non è più un’opzione, ma un requisito fondamentale per operare nel contesto digitale, indipendentemente dalle dimensioni aziendali.

di Samuele Zaniboni, Manager of Sales Engineering di ESET Italia