
Il vasto panorama informatico è un pozzo plausibilmente senza fondo: c’è uno strumento informatico per tutto, un programma per fare qualsiasi cosa, un’intuizione utile per diecimila scopi diversi. Anche nei videogiochi è così e questi spesso e volentieri si pensano solo in parte come prodotti informatici; la causa è parzialmente della moderna industria videoludica ma anche del grado di “astrazione” dei giochi moderni, diventati davvero distanti da quello che i non addetti ai lavori considerano come tali.
Non tutti sanno che storicamente i giochi sono stati fondamentali per lo sviluppo dell’informatica; i giochi di carte, nello specifico, sono stati importantissimi perché hanno permesso di insegnare le nuove tecnologie al grande pubblico aiutando contemporaneamente ai programmatori a sviluppare concetti e algoritmi che oggi sono radicati nel quotidiano.
I giochi di carte come strumento per imparare usare il mouse
Nel 1990 Microsoft lancia sul mercato Windows 3.0, il suo “nuovo” sistema operativo e uno dei primissimi con un’interfaccia grafica fatta e finita; nel fare questo sceglie anche di introdurre un piccolo software destinato rapidamente a diventare uno dei videogiochi più giocati di sempre: Microsoft Solitaire. All’apparenza Solitaire era solo un passatempo ma era in realtà concepito con uno scopo ben preciso: aiutare l’utente a familiarizzare con l’interfaccia a finestre che farà poi vincere a Microsoft la sfida dei sistemi operativi.
Il solitaire, infatti, permetteva alla maggioranza degli utenti di diventare “avvezzi” al concetto di trascinare elementi sullo schermo, qualcosa che in precedenza non era considerato come intuitivo: il solitario, quindi, oltre permetteva di insegnare il drag and drop in maniera naturale, trasformando un’azione “tecnica” in un gesto ludico e gratificante. Negli anni successivi Microsoft introdurrà altri giochi di carte, tra cui il famoso FreeCell; per giocare a cose più interessanti è necessario andare, ad esempio, su betfair e studiare le rubamazzetto Regole.
Insegnare alle macchine l’arte dell’incertezza con il poker
Se il solitario ha insegnato agli esser umani a usre il computer, ci sono anche dei giochi di carte che hanno avuto il compito opposto: ovvero insegnare alle macchine come ragionare in maniera simile agli esseri umani. Il poker siede esattamente in questa nicchia: a differenza di giochi come scacchi o dama a “informazione completa”, il poker si basa su valutazioni da fare con informazioni incomplete, motivo per cui saper bluffare ed effettuare il calcolo delle probabilità è fondamentale. Durante il corso dell’attuale corsa alle AI il texas hold’em è stato per molti algoritmi un interessante banco di prova, tanto che un programma chiamato Libratus sviluppato dalla Carnegie Mellon University riuscì nel 2017 a sconfiggere un gruppo di professionisti durante il corso di un torneo durante 20 giorni, dimostrando come le macchine fossero capaci di calcolare scenari complessi ma anche simulare strategie tipicamente umane come il bluff. Fortunatamente al giorno d’oggi è impossibile per gli algoritmi partecipare a tornei come quelli presenti sul casinò di betfair, ma non è da escludere che in futuro potremo vedere anche tornei dedicati unicamente a loro: vere e proprie sfide per programmatori interessati!