
Per decenni, il successo delle nostre comunicazioni è dipeso dalla nostra capacità di catturare l’attenzione di un pubblico umano: giornalisti, lettori, consumatori. Abbiamo affinato l’arte di creare titoli a effetto, narrazioni persuasive e messaggi capaci di evocare emozioni. Oggi, però, un nuovo interlocutore, silenzioso ma incredibilmente influente, si è seduto al tavolo: l’algoritmo.
L’ascesa dei cosiddetti “Answer Engines” — da ChatGPT a Google AI Overviews — non rappresenta un semplice cambiamento tecnologico; è una mutazione profonda nel modo in cui le informazioni vengono scoperte, aggregate e presentate. La ricerca non è più solo una lista di link con cui interagire, ma una risposta diretta, un sommario curato da un’intelligenza artificiale. Per i brand, la domanda non è più solo “Come raggiungiamo il nostro pubblico?”, ma “Come diventiamo una fonte autorevole per i motori AI che informano il nostro pubblico?”.
Questa nuova realtà ci impone di superare la distinzione tra storytelling e strategia dei dati. Il comunicato stampa, il contenuto del nostro sito, ogni nostra dichiarazione pubblica, non è più soltanto una narrazione, ma un “nodo informativo” strutturato. L’AI non si lascia persuadere da un linguaggio di marketing brillante o da metafore complesse; piuttosto premia la chiarezza, la precisione fattuale e la coerenza contestuale.
Cosa significa questo, in pratica? Significa che la nostra “verità di brand” — i fatti, i dati, le specifiche che ci definiscono — deve essere presentate in un formato che sia inequivocabilmente leggibile dalle macchine. Si tratta di adottare un linguaggio che rispecchi le query di ricerca più comuni, di strutturare le informazioni in modo logico (ad esempio attraverso sezioni FAQ), e di utilizzare strumenti tecnici come lo schema markup per “etichettare” i nostri contenuti, rendendoli immediatamente comprensibili per un crawler AI.
Qualcuno potrebbe vedere questa evoluzione come una minaccia alla creatività. Al contrario, è un’opportunità per rafforzarla esercitando la disciplina della precisione. Non si tratta di smettere di raccontare storie avvincenti, ma di arricchirle con una solida base di dati verificabili e facilmente estraibili. Significa costruire un contesto attorno ai nostri annunci, spiegando non solo cosa stiamo lanciando, ma perché è rilevante nell’ambito di un determinato settore o della società in generale, sulla base dei trend attuali.
Il nostro ruolo di comunicatori si sta evolvendo. Non siamo più solo architetti di narrazioni, ma anche guide strategiche in un ecosistema informativo ibrido, dove l’audience è composta sia da esseri umani che da algoritmi. Il nostro compito è garantire che i messaggi dei clienti non solo risuonino a livello emotivo, ma siano anche strutturati per diventare la fonte primaria citata nelle risposte generate dall’AI.
La vera sfida, e la più grande opportunità, non è imparare a “parlare alle macchine”, ma comunicare con una chiarezza e un’autorevolezza tali da essere compresi e valorizzati da chiunque sia in ascolto – persone e non solo. Queste caratteristiche andranno a costruire la rilevanza nella nuova era della comunicazione.
A cura di Chiara Possenti, Country Manager, Axicom






















































