
L’Intelligenza Artificiale non è più un mero potenziale, ma è già un tool utilizzato quotidianamente dalle aziende in moltissime aree, compresa il marketing. Infatti, proprio secondo una recente indagine condotta a livello globale, oltre il 35% dei professionisti del marketing si avvale dell’IA per la creazione e il miglioramento dei contenuti, per l’ottimizzazione delle email, per la gestione dei social media e per il targeting degli annunci.
Le aree di integrazione sono molteplici, e la domanda – che spesso spaventa – a questo punto è: l’Intelligenza Artificiale potrà mai sostituire la creatività e la capacità di ascolto umana? Alcuni esempi come il caso di Klarna, colosso fintech svedese, e la sua marcia indietro sull’applicazione del paradigma “AI First”, fanno presagire che possa non essere così: dopo un 2023 dominato da un’ondata di licenziamenti al fine di rendere automatici e più efficienti i processi grazie a sistemi di IA, quest’anno è stato fatto un passo indietro a favore di nuove assunzioni (umane).
Il punto infatti non è (solo) il modo in cui l’IA può sostituire e prendere il posto dell’essere umano, ma come le persone sanno integrarla nei processi lavorativi quotidiani. Capita infatti sempre più spesso che i giovani neoassunti entrino in azienda dando per scontato l’utilizzo dell’IA (e qui si apre un nuovo tema: come la usano?).
Una trasformazione più grande dell’avvento degli smartphone
È innegabile che ci troviamo ad affrontare una trasformazione forse ancora più grande dell’avvento degli smartphone nel 2007: è una vera e propria rivoluzione paragonabile all’avvento di internet, o addirittura a quello dell’elettricità. Quello dettato dall’Intelligenza Artificiale rappresenta un cambio di prospettiva tanto profondo quanto imprevedibile poiché sta rimodellando le competenze richieste, le aspettative dei clienti e persino il valore percepito del lavoro creativo, e necessita quindi di essere compresa e affrontata.
Tra chi afferma che la parte creativa sarà sempre in mano all’uomo, e chi invece si dice convinto che presto l’IA potrà sostituire anche la creatività e il pensiero, prevedere il futuro sembra impossibile: nessuno, ad oggi, può sapere come andrà. Probabilmente, basandosi sulla poca esperienza raccolta ad oggi, si può dire che la sinergia tra le parti rappresenti la strada più sensata e competitiva.
E per il marketing?
La notizia positiva è che il popolo è lento e mediamente poco competente. Sentiamo tutt’oggi dire che le aziende “si stanno digitalizzando”, nonostante si parli di processo di digitalizzazione da oltre 20 anni. Ciò ci comunica che le realtà imprenditoriali italiane sono spesso lente, e tendono a mantenere lo status quo per non rischiare danni a causa dell’innovazione. Si ha sempre troppa paura e ci si chiude, invece di capire come utilizzare al meglio gli strumenti che, ad oggi, è necessario comprendere perché divenuti quasi imprescindibili.
Infatti, parlando di marketing e comunicazione, oggi l’IA sembra usata poco e male. Poco, perché la maggior parte delle aziende è ancora in una fase di studio di questa tecnologia, e male, perché solo alcune usano strumenti per operazioni avanzate o per automatizzare compiti complessi – la maggior parte degli utenti si limita infatti a utilizzare ChatGPT come supporto per scrivere email o progettare presentazioni. Sicuramente utilizzi di questo tipo consentono di risparmiare tempo e di concentrarsi su compiti più articolati, ma la realtà di fatto è che l’IA non viene ancora sfruttata al massimo del suo potenziale. I sistemi di Intelligenza Artificiale possono infatti essere allenati più in profondità ed eseguire task ben più complessi, restituendo un risultato di sempre maggiore qualità mano a mano che vi si interagisce.
3 punti importanti per chi vuole usare l’AI nel mondo del marketing
Quindi come orientarsi? Ecco i 3 punti da tenere a mente per chi, nel mondo del marketing, vuole davvero iniziare a capire e usare l’Intelligenza Artificiale:
- L’AI non è ChatGPT. Diverse persone “agée” (“boomer” ha smesso di essere usato come termine) pensano ancora che “Internet” equivalga semplicemente all’accesso a Facebook, o alla ricerca su Google. Allo stesso modo, vediamo oggi molte persone che associano l’Intelligenza Artificiale alla propria chat gratuita con ChatGPT, non consapevoli che la generazione di testi e immagini è solo la punta dell’iceberg. Ci vuole un po’ di sforzo per studiarli e imparare a usarli, ma i sistemi di IA possono fare molto di più: possono infatti essere allenati molto in profondità, ed eseguire compiti ben più complessi e di maggiore qualità, mano a mano che vi si interagisce.
- L’AI non è gratis e veloce. In passato, con la nascita del web abbiamo sentito sempre più persone pronunciare la frase: “mio nipote che usa bene il computer può farmelo gratis” – lo stesso rischio lo corriamo oggi di fronte all’espressione: “ma questo con l’IA lo facciamo in 5 minuti”. Ancor più di quanto avvenuto con le novità tecnologiche del passato, lo sviluppo di competenza vera in tema di IA richiede investimento, soprattutto di tempo.
- L’AI cambierà pesantemente il mondo del lavoro, e noi dovremo aiutarci (come un gruppo) per stare al passo. Le grandi rivoluzioni industriali o tecnologiche hanno sempre rivoluzionato interi settori lavorativi. In questo caso il fattore tempo sarà cruciale: l’impatto dell’IA avanza a una velocità senza precedenti, rischiando di superare la capacità del mondo del lavoro di adattarsi. Se i nuovi impieghi arriveranno troppo tardi rispetto alla perdita di quelli attuali, il costo sociale sarà alto. Serve uno sforzo collettivo per tenere il passo con il cambiamento digitale e garantire che nessuno resti indietro – come professionisti, ma soprattutto come persone. L’aspetto positivo? Più tempo per pensare! Così come con l’arrivo dei trattori abbiamo smesso di arare i campi a mano, l’avvento dell’IA potrebbe alleggerire l’uomo dai lavori di “fatica digitale”, lasciando sempre più spazio a mansioni e competenze di pensiero e di curiosità. Infatti, mentre molte aziende licenziano per “fare spazio” all’IA, altre continuano invece ad assumere, valorizzando il contributo umano e investendo in formazione.
Per un’agenzia di marketing, confrontarsi con i cambiamenti imposti dall’IA non è un’opzione, ma una necessità.
A cura di Alex Ballato, professionista del marketing e co-founder di Hellodì – Content Media House milanese