Alcuni consigli per le aziende che dovranno affrontare le profonde conseguenze sul mercato del lavoro dell’aumento della speranza di vita

Vivere fino a cento anni: come cambierà la vita lavorativa?

Con l’aumento della speranza di vita non sarà più così raro vivere fino a cento anni – qualcuno ritiene addirittura che la prima persona che raggiungerà i 150 anni sia già nata. Ciò avrà naturalmente effetto anche sul mercato del lavoro e sul modo di pianificare la carriera. Siamo abituati a pensare la nostra vita lavorativa divisa in tre fasi: studio, lavoro, pensione. Ma se si vive più a lungo ci si dovrà probabilmente pensionare più tardi e ciò significa che tanto i lavoratori quanto i datori di lavoro devono iniziare a pensare in modo diverso.

Ma questo è solo un aspetto della questione e forse un modo ancora troppo tradizionale di trattare il problema. Infatti, se si continua a ragionare secondo il tradizionale modello a tre fasi, studio, carriera, pensione, per una vita che può facilmente arrivare a superare i 100 anni, allora le ultime due fasi dureranno decisamente troppo.

Nuove fasi di vita

È necessario quindi iniziare a pensare a una vita composta da diverse fasi e diverse età. Quale sarà la mezza età quando la maggior parte di noi vivrà 100 anni? E se le condizioni generali di salute continuano a migliorare, molte persone potranno avere figli in età più avanzata di adesso. Qualcuno magari potrebbe scegliere di intraprendere una “prima” carriera, poi sposarsi, avere dei figli e successivamente iniziare una seconda carriera. Non importa in quante e quali fasi la vita sarà divisa, ma sicuramente creare un più alto grado di individualizzazione sarà una scelta sensata. Per alcune persone e in particolari settori, il tradizionale modello a tre fasi potrà ancora avere senso, per altre la scelta ideale sarà ripensare la vita lavorativa – e l’uscita dal mercato del lavoro – in modi completamente nuovi.

Sviluppo continuo

Per poter rimanere più a lungo nel mercato del lavoro due fattori fondamentali sono lo studio e la formazione. Con la rapidità degli sviluppi della tecnologia, ciò che si è imparato a 20 anni potrebbe non essere più utile a 50. Probabilmente anche prima. Molte persone lo hanno già sperimentato sulla propria pelle in occasione di congedi parentali: rientrare al lavoro dopo alcuni mesi per scoprire di essere rimasti indietro. Se una persona non evolve continuamente e si mantiene aggiornata, è fin troppo facile restare indietro in un mondo in cui tecnologie e metodi di lavoro evolvono velocemente.

Pertanto, è di fondamentale importanza da un lato che le persone in quanto individui si facciano carico della propria carriera, apprendimento e del proprio continuo sviluppo e, dall’altro, che le aziende si assumano la responsabilità di offrire, ad esempio, corsi, piattaforme di apprendimento e mentori. Sia per poter trattenere le persone più qualificate e renderle ancora più complete, sia per attirare i talenti delle nuove generazioni, che tendono a dare più importanza alle opportunità di sviluppo e apprendimento che non ai livelli salariali.

Dove dovranno agire esattamente le aziende? Gli esperti di Cornerstone OnDemand hanno analizzato le quattro aree più importanti che le aziende devono rafforzare per favorire l’evoluzione del mercato del lavoro:

  • Finanze. Quando tra i lavoratori iniziano a esserci persone di età molto variabile e alcuni sono magari di età più avanzata ma allo stesso tempo nuovi di quel particolare settore, perché hanno iniziato una seconda carriera, i salari non saranno necessariamente legati all’età e all’anzianità di servizio. Sarà necessario ripensare a come usare il salario e i bonus per attirare e trattenere i talenti di ogni età.
  • Salute. Molte aziende già oggi offrono benefit come i massaggi settimanali, palestre o un’assicurazione sanitaria integrativa. Iniziative come queste diverranno sempre più importanti all’aumentare dell’età e della permanenza al lavoro. Di nuovo, le offerte più interessanti permetteranno di attirare e trattenere i lavoratori migliori.
  • Studio/formazione. Quel che era importante dieci anni fa in un particolare settore, non è detto che lo sia oggi. Per questo, è essenziale sviluppare e ri-formare costantemente i lavoratori, dato che le competenze apprese nelle prime fasi della carriera non saranno probabilmente mai più usate. Formazione interna, corsi, portali per l’apprendimento, ma anche consentire al lavoratore di conseguire una laurea completamente diversa e rientrare in un nuovo ruolo sono tutte opportunità preziose. È però importante tenere a mente che le generazioni più giovani hanno un minor grado di fedeltà all’azienda e nel corso di una carriera più lunga si sposteranno in diverse aziende. Non bisogna però evitare di formare i dipendenti per il timore che possano passare alla concorrenza. In una società che invecchia, anche i concorrenti dovranno formare i propri dipendenti, che potrebbero a loro volta approdare nella nostra azienda.
  • Equilibrio tra lavoro e vita privata. Gli individui con un buon equilibrio tra lavoro e vita privata spesso godono di migliore salute e restano più a lungo in azienda. Allo stesso tempo è vero che tra le generazioni più giovani molti attribuiscono molto valore a questo equilibrio quando cercano lavoro. Come datore di lavoro è dunque una buona idea provare a rendere più semplice trovare questo equilibrio. Le opportunità di lavorare in modo flessibile e da casa, così come la possibilità di fruire di anni (o anche solo mesi o settimane) sabbatici durante i quali la persona continua a essere parte dell’azienda, magari conservando in tutto o in parte lo stipendio, sono benefit da considerare attentamente.