L’eGovernment Benchmark Report mostra l’Italia indietro in UE per utilizzo dei servizi pubblici digitali ed è classificata sottoperfomante.

servizi pubblici digitali

L’esperienza della pandemia Covid19 ha stimolato innovazione e digitalizzazione in tutta Europa, spingendo a ripensare il modello di erogazione e fruizione dei servizi pubblici. Gli Stati membri hanno superato l’obiettivo di investire il 20% nel digitale, accantonando quasi il 40% dei loro investimenti nella trasformazione digitale dei servizi della PA. E gli investimenti del Recovery and Resilience Facility Fund dovrebbero stimolare ulteriormente i progressi futuri dei servizi pubblici digitali. In questo contesto, l’Italia si posiziona al 17esimo posto tra i 27 Paesi europei per capacità della PA di sfruttare le potenzialità dall’ICT, con un valore di digitalization pari al 64%, inferiore alla media europea (71%), in lieve rallentamento rispetto allo scorso anno (71%). E si colloca al penultimo in Europa per utilizzo dell’eGovernment, a pari merito con la Bulgaria e davanti alla sola Romania (16%), con appena il 36% dei cittadini che utilizza i servizi online della PA in confronto a una media europea del 67%, sebbene registri un miglioramento rispetto al 25% dello scorso anno che ci collocava in ultima posizione.

Sono alcuni risultati dell’eGovernment Benchmark Report 2021, l’indagine sui servizi pubblici digitali della Commissione Europea a cui per il settimo anno consecutivo ha contribuito il Politecnico di Milano, che mostra come tutti i paesi membri stiano migliorando la propria offerta di servizi digitali. Nell’ambito della ricerca, in particolare, il Politecnico di Milano ha sviluppato il modello di benchlearning, per spiegare i risultati: le prestazioni di eGovernment possono essere influenzate dalla tipologia di utenza, dalle caratteristiche della PA e dalla propensione al digitale del Paese. Le performance sono misurate attraverso gli indicatori della penetration, il grado di diffusione del canale online tra gli utenti che usano i servizi pubblici, e della digitalization, la capacità della PA di sfruttare le potenzialità dell’ICT, individuando e pesando i fattori di contesto che possono condizionare lo sviluppo dell’eGovernment in un Paese, utilizzando gli indicatori del Digital Economy and Society Index.

I risultati dell’eGovernment Benchmark Report posizionano il nostro Paese nella categoria “Non-consolidated eGov”, tra quegli Stati cioè che devono ancora lavorare per adottare in modo efficace le tecnologie digitali e ottenere performance paragonabili ai migliori. Nonostante alcune iniziative – ANPR, AppIO, SPID, Solidarietà Digitale – siano citate come best practice in Europa, l’Italia risulta sottoperformante rispetto ai paesi simili nell’utilizzo dei servizi pubblici digitali, mentre è in linea nella capacità della PA di sfruttare le potenzialità offerte dall’ICT. Tra le varie componenti della digitalization, otteniamo buoni risultati (90% rispetto a una media EU di 88,3%) in termini di disponibilità dei servizi, compatibilità con il mobile e offerta di strumenti di supporto agli utenti digitali. Ben l’83% dei servizi oggetto di analisi è online, ma solo il 40% è disponibile online per cittadini di altri stati membri, i cosiddetti cross-border services. Mentre il posizionamento peggiore per l’Italia riguarda la trasparenza relativa ai processi di design dei servizi digitali, di gestione dei servizi digitali e di gestione e interoperabilità dei dati personali.

Gli elementi che invece influiscono maggiormente sul risultato negativo nella penetration sono le scarse competenze digitali della popolazione, 35% contro una media europea del 48%, insieme alla limitata efficacia percepita dell’azione della PA e alla sua scarsa reputazione”, rileva Michele Benedetti, Responsabile della Ricerca per il Politecnico di Milano. “Guardando al contesto, l’Italia è in linea con la media Europea per quanto riguarda la produzione di dati in formato aperto e la digitalizzazione del settore privato, mentre evidenzia un ritardo nella connettività e nelle digital skill dei servizi pubblici digitali”.