Da un recente studio emergono alcune paure e timori relativi alla sicurezza che i nostri connazionali hanno quando si connettono online

italiani online
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Nel corso degli ultimi anni è cresciuta in modo significativo la componente dei cittadini che utilizzano i Social Network o programmi di messaggistica per tenersi in contatto con gli altri (64% degli intervistati) o per ottenere delle informazioni (69% del campione) Nonostante ciò, ad oggi, un terzo della popolazione italiana in età adulta non accede mai al web: in particolare, le quote più elevate di persone disconnesse si osservano tra le donne (32%), i soggetti con basso livello d’istruzione (76%), i pensionati (52%) e le casalinghe (55%). A rivelarlo è una recente analisi del Gruppo Unipol secondo cui il 73% degli italiani online accede, in modo saltuario anche ad Internet e, tra questi, il 23% è always-on, dato che tocca il suo massimo tra i liberi professionisti (54%) e gli studenti (49%).

Il quadro muta radicalmente quando si parla di acquisti online che vengono, invece, ritenuti affidabili dal 68% degli italiani fermamente convinto della sicurezza dell’utilizzo della propria carta di credito o del proprio account di home-banking per lo shop on line.

Un altro aspetto importante in relazione alla sicurezza dei dati in rete è, poi, inerente al controllo esercitato su di essi da un ente esterno all’utente. E’ decisamente interessante constatare, tuttavia, come, in materia di “controllo sociale sul web”, il percepito cambi molto a seconda della natura del “controllore”: il 62% degli utenti si dichiara, infatti, certo, che Governo e forze dell’ordine ispezionino una parte delle attività in Rete, ma lo accetta in nome della sicurezza personale.

Più “invasiva” viene, invece, ritenuta l’azione di soggetti per interessi personali e commerciali: quasi tre persone su quattro (74%) pensano che almeno una parte del “traffico” di dati digitali sia monitorata da imprese pubblicitarie, compagnie tecnologiche o aziende di altro tipo. A cambiare radicalmente è, dunque, la valutazione di tale controllo che il 59% degli intervistati considera decisamente un rischio per la privacy.

La sicurezza digitale è, quindi, al centro dei pensieri degli italiani a tal punto che il 44% del campione manifesta veramente timore per la privacy della sfera digitale con un indice che tocca i punti più elevati nelle componenti adulte della popolazione, raggiungendo livelli superiori al 50% nella fascia compresa tra i 45 e i 64 anni. In modo coerente con i tassi di utilizzo del web, l’insicurezza digitale riguarda, in particolare, le persone di istruzione medio-alta, mentre per quanto concerne le categorie socio-professionali, i dati più elevati si osservano tra i lavoratori autonomi e gli imprenditori (55%), tra i liberi professionisti (51%) e tra i tecnici, impiegati, dirigenti e funzionari (50%). Infine, si osserva un livello più alto nelle regioni del Mezzogiorno (49%), rispetto alle altre aree del Paese.

I due aspetti che preoccupano con maggiore frequenza riguardano “la sicurezza dei dati su Internet” e il pericolo che possano essere controllate o sottratte informazioni su operazioni bancarie ed acquisti on line.

Quello della protezione dei dati è, dunque, un diritto molto sentito dagli italiani e costituisce un principio fondamentale nelle politiche del Gruppo Unipol che, ha recentemente formalizzato la nuova policy.

In particolare, la “Politica di protezione e valorizzazione dei dati personali” si contraddistingue per affiancare al tema della protezione dei dati quello della loro valorizzazione: l’azienda si impegna, infatti, ad utilizzare i dati per costruire soluzioni che partano dalla persona e i suoi bisogni e per generare ricadute positive sul bene comune. Il Gruppo ha deciso, inoltre, di istituire un’apposita “Data Ethics Task Force” che ha il compito di comprendere anzitutto l’impatto sugli stakeholder della valorizzazione dei dati personali sottesa a progetti avviati o da avviare, o ad attività di business. Ne consegue un’attenta misurazione delle opportunità e dei conseguenti effetti in un’ottica di aderenza ai valori aziendali contenuti nella Carta dei Valori e nel Codice Etico

Il “Focus sulle paure digitali” riferisce, tuttavia, anche di un 43% di utenti che ritiene protette le informazioni contenute nel proprio computer o nel proprio telefono