Una recente ricerca Ricoh evidenza le opinioni di quasi 2000 aziende in tema di digitalizzazione. La volontà di credere nel digitale c’è, ma alcuni fattori ne fanno da freno.

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Se non verranno introdotte nuove tecnologie nella propria organizzazione, il business aziendale fallirà. Ne è convinto il 52% dei 1708 decision maker delle PMI intervistate da Ricoh, secondo cui l’impresa nella quale operano fallirà entro 5 anni qualora non si adeguasse all’implementazione delle ultime tecnologie. Un pensiero, questo, ampiamente diffuso e avvalorato dal fatto che, guardando l’altro lato della medaglia, l’87% dei rispondenti ritenga come l’introduzione di nuova tecnologia sia un fattore importante per il successo del business. Addirittura, il 70% è convinto che la tecnologia sia il cuore che permette all’impresa di prosperare. Automazione (72%), analytics (64%), document management (62%) e la videoconferenza (56%) sono infatti considerati gli elementi che impatteranno maggiormente nell’ottenimento dei benefici sperati.

Le aziende per essere competitive devono operare in un Digital Workspace, dove il digitale è il cuore pulsante dell’intero ufficio perché rappresenta un abilitatore cruciale per il successo a lungo termine delle aziende in termini di agilità e flessibilità. La velocità è infatti diventata ormai un fattore chiave per continuare a crescere e allo stesso tempo non farsi schiacciare dai competitors. Rispondere in real time alle esigenze del business grazie ad una struttura aziendale adatta a poterlo fare è ormai un imperativo: solo coì si può adattare il proprio modello di business ai mutevoli cambiamenti del mercato circostante e continuare ad operare. Come dice Darwin: non sopravvive il più forte, ma colui che si adatta meglio all’ambiente in cui vive.  – ha spiegato Javier Diez-Aguirre
, VP Corporate Marketing Ricoh Europe.  – “Non solo: i vantaggi si ripercuotono anche sui dipendenti, i quali, operando attraverso attività più smart e produttive, aumentano anche la loro fiducia verso i propri superiori oltre che il livello di attaccamento all’azienda”.

E i decision maker intervistati sembrano averlo capito: l’86% di essi vuole migliorare l’agilità della propria organizzazione, con il 75% che ha introdotto questa priorità all’interno dei loro piani di business per il 2018. Non mancheranno pertanto gli investimenti. Le risorse saranno rivolte soprattutto alla data analysis (50%), all’efficientamento dei processi di management (41%) e a quelli finanziari (39%).

Se da una parte si nota la volontà di implementare nuove tecnologie, dall’altra esistono alcuni elementi che ne limitano lo sviluppo. In primo luogo la rigidità dei processi: il 38% degli intervistati pensa che la burocrazia e la regolamentazione interna siano un freno all’innovazione, così come l’eccessivo timore al cambiamento. A questo si aggiunge una cultura troppo gerarchizzata che impedisce loro di rispondere ai cambiamenti del mercato (35%). Non solo: i fondi disponibili sono spesso destinati ad altri ambiti aziendali in quanto il management non sente di avere abbastanza percezione dell’impatto positivo de nuovi strumenti a causa del basso impatto della tecnologia obsoleta presente in azienda.

“Fortunatamente si tratta di problemi superabili: le aziende sono quindi chiamate a rivedere i propri processi e instaurare una nuova cultura aziendale basata sul cambiamento. Solo così l’intera organizzazione deve cambiare  per godere dei benefici di questa rivoluzione” ha concluso Javier Diez-Aguirre.