Sembra che il governo si stia muovendo verso l’introduzione dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica anche tra privati. È un bene per il Paese? E per le aziende?

Alfieri Voltan

Ecco cosa ne pensa Alfieri Voltan, Presidente di SIAVrealtà italiana nel settore della dematerializzazione, gestione documentale e fatturazione elettronica, che vede tra i propri clienti la Banca d’Italia, ISTAT, numerose PA e ASL, oltre a importanti aziende private italiane.

La proposta di obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati è un’altra delle iniziative del Governo volta a forzare lo sviluppo della automazione e della diffusione dell’utilizzo dell’informatica nelle aziende come una leva per l’efficienza del nostro sistema produttivo, così come già fatto per i provvedimenti sul documento elettronico, sulla conservazione sostitutiva, sulla PEC, sull’Industria 4.0 e tanti altri, provvedimenti positivi che hanno posizionato l’Italia tra i Paesi europei più progrediti in questo settore.

In questo caso una ricaduta di questi provvedimenti, se approvati, può essere quella di avere un controllo effettivo sulla filiera produttiva in modo costante ed immediato e quindi poter monitorare con più efficienza l’andamento dell’economia generale e l’evasione fiscale.

Questo permetterebbe alla macchina amministrativa di essere più realistica nei propri conti e a tutte le aziende di snellire il proprio rapporto con il fisco.

La struttura produttiva italiana però è particolare ed è diversa da quella degli altri stati europei: va considerato che in Italia ci sono oltre 5 milioni di partite IVA e circa 4,5 milioni aziende con più di 3 dipendenti, quindi una parte consistente del tessuto produttivo italiano è fatto di mini o micro aziende, spesso a struttura familiare, artigiani, negozi, che sono poco dotati sia di strumenti tecnologici che di cultura digitale.

Nella maggior parte dei casi quindi, le aziende sposterebbero l’esecuzione di queste attività di automazione digitale e fatturazione elettronica a strutture esterne di consulenti, come ad esempio i commercialisti, o società di servizi.

Questa soluzione, sebbene più “semplice” inizialmente, porterebbe a un incremento di burocrazia e di costi per le aziende – che devono lavorare in cartaceo e poi in digitale – uno spreco di risorse e tempo che potrebbe portare a una ricaduta di maggiori costi sull’utente finale.

La soluzione migliore è sicuramente che le aziende, anche le più piccole, iniziassero a dotarsi di strumenti digitali e a pensare in modo nativo secondo i criteri della fatturazione elettronica, ma sappiamo che questo processo non può essere immediato e soprattutto incide immediatamente sui costi delle imprese. 

Potrebbe essere opportuno introdurre questi provvedimenti dopo attenti studi di settore o per fasi, ad esempio rendendo obbligatoria questa automazione per aziende con una dimensione minima di struttura o volume di affari, e che quindi sono già dotate di sufficienti strutture informatiche, al fine di non appesantire il sistema produttivo “più debole” con attività che accrescano di fatto la prolissità ed i costi delle attività produttive, con negative ricadute sui consumatori.

Dobbiamo anche ricordare che l’Italia è anche un Paese esportatore e importatore, quindi bisogna comprendere come quest’obbligo di fatturazione elettronica si traduce in caso di fatturazione internazionale.

Tuttavia crediamo che la fatturazione elettronica per tutti sia un obiettivo utile al Paese e al business, che può posizionare ancora una volta l’Italia come capofila di questo progresso e far scuola in Europa. Ecco perché il nostro impegno, da sempre, è quello di creare software di gestione semplici, intuitivi e accessibili a tutti, attivando al contempo programmi di training presso le associazioni di categoria per supportare gli imprenditori e le partite IVA in questa transizione.