Maggiore efficienza, miglioramenti climatici, ma anche problemi per quelle realtà connesse con il lavoro in ufficio…

Sicurezza del lavoro da remoto - smart working

Lo smart working cambierà il mondo? Quali saranno le conseguenze economiche, sociali e ambientali di questo fenomeno venuto prepotentemente alla ribalta nell’ultimo anno? A tentare di rispondere a queste difficili domande è stata una recente ricerca realizzata da Citrix in collaborazione con OnePoll, condotta su 1000 lavoratori.

E’ più produttivo lavorare in ufficio o da remoto?

Secondo il 45% degli intervistati lavorare da casa aumenta la produttività, contro un 19% convinto di operare meglio dal proprio ufficio. Oltre al miglioramento delle proprie performance, gli smart worker affermano che il loro più grande vantaggio è poter sfuttare il tempo sprecato nel viaggio (61%) ed eliminare lo stress ad esso connesso (48%). A questo si aggiunge la possibilità di concentrarsi meglio in un ambiente più tranquillo (39%), dedicare maggiore tempo alla famiglia o agli hobby preferiti (42%).

Quanto è desiderato lo smart working dai lavoratori?

Tanto, anzi tantissimo. La ricerca evidenza come il 53% degli intervistati accetterebbe una riduzione dello stipendio pur di poter lavorare al 100% da remoto. Per il 33% di essi questa riduzione non dovrebbe superare il 15%, per l’11% il 20% mentre il 2% è disposto a guadagnare fino al 30% in meno.

Le città si svuoteranno?

Il 57% degli intervistati prende inoltre in considerazione l’idea di trasferirsi da una città a un’area rurale se potesse continuare a lavorare in modo flessibile. In totale, il 39% sta progettando di trasferirsi (o lo ha già fatto) perchè, a causa della pandemia, lavora esclusivamente da remoto. Una volta terminata l’emergenza molto dipenderà dalla decisione delle aziende che dovranno valutare se mantenere il lavoro flessibile oppure richiedere la presenza in ufficio.

Grande città è sinonimo di carriera?

Fino allo scorso anno, il 55% degli intervistati pensava che vivere in una grande realtà potesse avere effetti positivi sulle opportunità di carriera, precluse invece per chi abita in piccoli centri. Questa idea si è oggi ridotta al 36%. Addiruttura il 45% crede che ormai non faccia alcuna differenza dove si vive per poter avere ottime prospettive lavorative. Si assiste quindi ad una democratizzazione delle opportunità, con i recruiter che ora ricercano maggiormente il personale in base alle competenze, senza il vincolo della distanza dall’ufficio.

Chi deve sostenere i costi dello smart working?

Se da una parte il lavoro da remoto riduce o può ridurre i costi dei luoghi fisici per le aziende (per quelle che lo possono fare a seconda del business), non più costrette ad avere uffici di particolari dimensioni o con collocazione geografica obbligata, si osserva invece un aumento delle spese per i lavoratori che operano dalla propria abitazione.

L’ultimo report SOStariffe.it ha stimato tutte le maggiorazioni di spesa per luce, gas e internet fisso, dovute alle attività di studio/lavoro casalingo nel 2020: in media gli italiani hanno speso tra 145 (i single) e 268 euro in più (le famiglie). A questo si devono aggiungere anche anche i costi di stampa o del dispositivo con il quale operare da remoto.
Per questa ragione, diverse aziende si stanno muovendo per compensare economicamente questi maggiori costi a carico dei dipendenti.

Implicazioni sull’ecosistema economico e ambientale

I minori spostamenti dalla propria abitazione all’ufficio porteranno da una parte ad un risparmio sui costi di trasporto ed un conseguente miglioramento del clima grazie ad una riduzione delle emissioni nocive. La vera sfida però, come affermato recentemente anche dal Sindaco di Milano Giuseppe Sala, sarà invece quella di capire come compensare i minori introiti da parte dei mezzi di trasporto, taxi, ma anche di tutte quelle attività connesse con il mondo dell’ufficio: mense, ristoranti, aziende di pulizie ecc.

Molte organizzazioni sono state ancorate per molto tempo al classico detto “vedere per credere. Se i manager non vedevano lavorare i propri dipendenti, non credevano che lo stessero effettivamente facendo. Ma la nostra ricerca suggerisce il contrario”, ha affermato Fabio Luinetti, Country Manager Italia di Citrix. “Nonostante il pregiudizio diffuso per cui lavorare da casa equivale a non lavorare, i numeri dimostrano che da remoto si lavora di più e più concentrati e produttivi rispetto a quando ci si trova in ufficio. Cambiando mentalità e adottando modelli di lavoro flessibili, le aziende possono sviluppare appieno il potenziale dei loro dipendenti, aiutandoli anche a meglio coniugare le loro esigenze famigliari, facendo crescere il proprio business”.