Presentata da Opyn e Ipsos la prima ricerca italiana sull’Intelligenza Artificiale nel Credit Management

Credit Management

Pubblichiamo quanto emerge dalla prima ricerca italiana sull’adozione dell’AI nei processi di credit management promossa da Opyn, leader in Europa per i servizi di Lending-as-a-Service, e condotta da IPSOS. L’indagine è stata presentata oggi davanti a una platea di operatori del settore e rappresentanti del mondo bancario, accademico e associativo. Il dato più rilevante rivela che solo il 27% delle aziende italiane medio-grandi utilizza già l’intelligenza artificiale in una visione di Credit Management, per valutare il merito di credito dei propri clienti.

Lo studio, basato su oltre 70 interviste a CFO e responsabili finanziari di imprese italiane, insieme a 13 istituzioni finanziarie (tra cui grandi banche, istituti territoriali e fintech), mette a confronto due mondi che si muovono a velocità diverse: da un lato le banche, che hanno già integrato strumenti avanzati di AI per antiriciclaggio, onboarding, analisi creditizia e prevenzione frodi; dall’altro, le imprese, ancora fortemente legate a modelli relazionali e all’esperienza umana.

Antonio Lafiosca, COO e Co-fondatore di Opyn, ha commentato: “Dalla nostra indagine emerge un sistema ancora in transizione: le banche spingono sull’AI per guadagnare efficienza e capacità predittiva, mentre le aziende ne colgono il potenziale ma si confrontano con ostacoli culturali e organizzativi. Il futuro della gestione del credito sarà ibrido: algoritmi potenti e controllo umano dovranno convivere per garantire affidabilità, trasparenza e fiducia.

Monica Mantovani, Client Officer di IPSOS, ha presentato in anteprima i risultati della ricerca nel dettaglio: “L’IA offre un enorme potenziale per trasformare il settore del credito, velocizzando le operazioni più ricorrenti e liberando risorse per ruoli strategici. Tuttavia, è fondamentale la trasparenza dei processi e l’affidabilità delle fonti, evitando che l’IA diventi una ‘black box’ incontrollabile. La proprietà intellettuale dei dati genera quindi grandi opportunità: permetterà di sfruttare le potenzialità dell’IA in modo più sicuro, responsabile ed etico”.

 

Tra i principali risultati della ricerca

  • L’89% delle aziende dichiara di aver avviato iniziative con l’AI, ma spesso in forma sperimentale o su aree come marketing e customer care. Solo il 27% la applica all’area amministrativa, e ancor meno al credito.
  • Tra le imprese che usano l’AI per la valutazione il 16% si avvale di strutture e competenze interne, l’11% di provider esterni.
  • Le banche, invece, adottano in larga parte l’AI nella valutazione del credito e nella gestione dei rischi, spesso con strumenti sviluppati internamente.
  • Il monitoraggio continuo del rischio è oggi prassi nelle banche, che aggiornano mensilmente o quotidianamente i rating; solo due terzi delle aziende effettuano controlli regolari e solo su nuovi clienti.
  • Il 49% delle imprese non ha un’idea chiara sull’impatto dell’AI sull’accesso al credito. Il 40% teme che l’automazione possa portare a una riduzione dell’erogazione, contro appena l’11% che prevede un ampliamento.
  • Il dato trasversale è che il giudizio umano resta centrale: tutte le banche e le aziende intervistate confermano che la decisione finale sul merito di credito è ancora affidata a un essere umano.

 

Un mercato in costante crescita

Secondo i dati pubblicati dal Business Research Company a gennaio 2025, le dimensioni del mercato dell’intelligenza artificiale nel settore dei crediti alle imprese sono destinate a registrare una crescita esponenziale nei prossimi anni. Nel 2029 il settore raggiungerà il valore di 29,58 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 26,3%.

Come anche evidenziato dai dati presentati oggi da Sara Zagaria, Direttrice dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano, che ha illustrato il quadro degli investimenti in materia di intelligenza artificiale in Italia, il 2024 ha segnato un nuovo record: il mercato dell’AI ha raggiunto quota 1,2 miliardi di euro, con una crescita del +58% rispetto al 2023. A trainare lo sviluppo sono soprattutto le sperimentazioni che includono la Generative AI, che rappresentano il 43% del valore complessivo, mentre il restante 57% è costituito prevalentemente da soluzioni di AI tradizionale.

Tuttavia, le imprese italiane si stanno muovendo con cautela e l’Italia rispetto ad altri Paesi europei analizzati (Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Regno Unito e Spagna), è all’ultimo posto per l’avvio di progetti operativi.

Tra le applicazioni più diffuse, spiccano le soluzioni a supporto della Customer Experience: il 69% delle imprese che investono in AI lo fa in quest’ambito, e circa la metà ha già sperimentato progetti di Generative AI. Le soluzioni più adottate includono chatbot intelligenti, l’ottimizzazione delle campagne marketing e il lead scoring.

Guardando al futuro, crescono le opportunità in aree come il content management – ad esempio per la traduzione automatica di descrizioni prodotto o la generazione di immagini – e il customer care, dove l’AI può affiancare gli operatori, aumentando efficienza e qualità del servizio.

I dati mostrano come l’Intelligenza Artificiale stia diventando un fattore abilitante sempre più concreto nella trasformazione di business, ma per coglierne davvero il valore servono basi solide: processi omnicanale chiari, dati strutturati, tecnologie adeguate e competenze specializzate,” commenta Sara Zagaria, Direttrice dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano. “Senza questi pilastri, l’AI rischia di non tradursi in valore reale per il cliente e per il business.”

 

L’evento di presentazione è l’occasione per fare il punto con gli esperti:

Camilla Cionini Visani, Direttrice di ItaliaFintech ha contribuito illustrando l’evoluzione del mercato nella prospettiva degli operatori di fintech e provider di servizi abilitanti, di cui Opyn è tra i pionieri in Italia.

L’intelligenza artificiale sta ormai plasmando anche il settore fintech e, in particolare, il settore del credito alle imprese, con un’adozione sempre più crescente. I dati della ricerca mostrano come l’Al possa offrire maggiore efficienza, ma l’equilibrio tra tecnologia e supervisione umana resta cruciale: la prossima sfida sarà garantire un’evoluzione responsabile caratterizzata da innovazione e affidabilità”, ha osservato Camilla Cionini Visani.

Fabrizio Pallini, Vicepresidente di ACMI – Associazione Credit Manager Italia e Credit Manager presso Hilti ha portato come esempio un best case aziendale.