
Nel grande ventaglio di miglioramenti che l’Intelligenza Artificiale sta realizzando, c’è anche il rinnovamento che coinvolge la capacità di gestire i ritardi nei pagamenti, ma oltre 1 azienda su 2 non trova competenze interne per creare valore dall’IA stessa. Inoltre, il 54% delle aziende fatica a pagare i fornitori in tempo, il 21% è messa a dura prova dall’insolvenza dei clienti, una su due ha introdotto termini di pagamento più stretti (dato superiore alla media europea che è del 48%) e il 46% si aspetta che l’economia italiana rimanga ferma o si contragga nel corso del prossimo anno. Tuttavia, il 77% delle aziende italiane ritiene i ricavi in linea o migliori delle aspettative rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dato più alto in Europa.
Sono alcune delle principali evidenze relative all’Italia contenute nello European Payment Report (EPR) di Intrum, gruppo leader nella gestione del credito in Europa, che ha coinvolto circa 10.000 aziende in 25 paesi europei, di cui 800 in Italia. L’EPR fornisce approfondimenti sui comportamenti di pagamento delle imprese europee ed esamina le tendenze relative ai ritardi nei pagamenti, alle pratiche di pagamento delle fatture e al rischio finanziario complessivo. L’indagine fornisce anche indicazioni sulle scelte che le aziende intendono compiere nel prossimo futuro.
Aziende italiane e IA
Le aziende temono di rimanere indietro rispetto alla concorrenza, qualora non si implementino strumenti di intelligenza artificiale a livello aziendale. La paura di rendere superflui i posti di lavoro già esistenti è sempre presente; tuttavia, vi sono 4 aziende su 10 che credono che l’intelligenza artificiale possa avere un saldo positivo tra i posti di lavoro generati e quelli che renderà superflui. Per quanto riguarda i vantaggi concreti ottenuti dall’implementazione, il 25% delle aziende ritiene che l’IA possa aumentare l’efficienza e aiutare a prevenire i ritardi nei pagamenti – che per le aziende italiane riguardano l’11,3% dei ricavi – un dato sostanzialmente in linea con la media europea.
Nonostante le aziende reputino che l’AI sia una grande opportunità per gestire in maniera più efficace i ritardi di pagamento, la normativa europea sull’IA viene vista come una sfida dal 54% delle aziende italiane, che si dicono non pronte a garantire la piena conformità ai requisiti, e come ostacolo dal 44% del campione, che la vede come limitante nei confronti della capacità di innovazione. Tuttavia, solo il 34% del campione ha una comprensione chiara di ciò che è necessario fare pe conformarsi alla legge europea sull’IA anche se il dato è il più alto in Europa.
I timori delle aziende italiane circa i ritardi nei pagamenti
Una delle maggiori difficoltà messe in evidenza dalle aziende italiane è legata alla ripresa dei ricavi più lenta di quanto le aziende si aspettavano, percezione che riguarda il 46% del campione. Un’ azienda su 4, tra le PMI, dichiara di rischiare la chiusura entro due anni se le condizioni economiche non miglioreranno velocemente anche se in questo senso l’Italia è il secondo paese più ottimista d’Europa dopo la Slovenia.
Per il 62% delle aziende la crescita del business è una priorità assoluta nel 2025, un dato stabile rispetto allo scorso anno ma oltre la metà del campione sta diventando più cauto sulle previsioni di contrarre nuovi finanziamenti e nell’effettuare nuovi investimenti. Inflazione e tassi d’interesse sono fattori ritenuti sfidanti rispettivamente dal 52% e dal 59% del campione. Con il 44% la riduzione dei costi è il primo strumento che verrà adottato dalle aziende per fronteggiare le difficoltà economiche, anche se a ciò non si accompagna una spiccata cautela verso l’indebitamento finanziario visto che solo il 17% lo cita. Il 17% delle aziende pensa di ridurre le assunzioni come misura contro la recessione economica, un dato in crescita rispetto al 14% del 2022.
Tempi e comportamenti di pagamento nelle aziende italiane
Tra le aree che continuano a presentare delle criticità, la riscossione dei pagamenti risulta essere una delle questioni più delicate per le imprese (solo il 36% nota una performance superiore alle aspettative).
In merito ai termini e ai comportamenti di pagamento, il 58% delle aziende accetta termini più lunghi per non danneggiare i clienti (dato superiore alla media europea) nonostante il 68% del campione ritiene che questi siano troppo generosi e che danneggino l’azienda. Per questo, il 44% delle aziende sta tentando di cambiare la tendenza stabilitasi negli ultimi anni, imponendo termini di pagamento più rigidi. Nel settore B2C in Italia c’è uno scarto di 10 giorni tra i termini di pagamento medi offerti e quelli effettivi (11 il dato europeo), in calo rispetto ai 14 giorni del 2024. Nel B2B lo scarto è di 17 giorni, allineato a quello del 2024 e al dato europeo, mentre nel settore pubblico lo scarto è di 13 giorni, in netto calo rispetto ai 18 del 2024 e inferiore ai 14 giorni riscontrati in Europa.
Un’azienda su due teme che il rischio di insolvenza dei clienti possa aumentare, anche se i valori sono diminuiti significativamente dal 2023, anno in cui il dato era pari al 62%. Diminuisce dal 37% dello scorso anno al 25% del 2025 il dato relativo al ritardo dei pagamenti considerato come fattore che ha ostacolato gli investimenti nell’azienda.
In merito alle misure adottate quando un cliente chiede termini di pagamento più lunghi, il 28% del campione afferma di non negoziare i termini di pagamento (dato in crescita rispetto al 25% del 2024) mentre cresce dal 14% al 18% la tendenza a esaminare l’affidabilità del cliente utilizzando i software di gestione del credito e i registri dei pagamenti.
Le aziende impiegano circa dieci ore settimanali per sollecitare i clienti al pagamento, dato dovuto anche al fatto che il 76% delle aziende si occupa della questione anche internamente. Il dato europeo è di 71 giorni lavorativi l’anno, utilizzati per sollecitare e recuperare i pagamenti e sottratti ad altre attività a valore aggiunto. Considerando i metodi per il recupero crediti, le aziende italiane prevedono nel giro di due anni di ricorrere maggiormente alla vendita dei crediti (factoring) passando dal 19 al 24% diminuendo dal 76% al 74% il peso del team interno.
È pari al 43% il dato relativo alle aziende che usano o useranno soluzioni buy now/pay later per aumentare la fedeltà dei clienti (dato stabile dal 2023).
In merito all’impatto sociale delle aziende, il 69% del campione ritiene che le grandi imprese abbiano una responsabilità nei confronti delle attività più piccole, che si deve tradurre nella garanzia di pagamenti puntuali.
“I dati italiani dello European Payment Report (EPR) 2025 delineano un panorama aziendale vivace e resiliente, nonostante le complessità dello scenario macroeconomico. Le imprese italiane riconoscono nell’intelligenza artificiale una risorsa strategica per superare i ritardi di pagamento, ottimizzare l’efficienza operativa e consolidare la propria solidità finanziaria. Tuttavia, affrontano la sfida cruciale di reperire competenze interne adeguate per sfruttarne appieno il potenziale. Intrum si schiera al fianco delle aziende, offrendo in Ophelos una soluzione basata su AI, già implementata con successo in 6 paesi europei, con l’obiettivo di costruire insieme un futuro più stabile, prospero e competitivo,” ha dichiarato Enrico Risso, AD di Intrum Italy.