
L’intelligenza artificiale (AI) è sempre più presente nel mondo del lavoro: già 1 italiano su 3 la utilizza in ambito occupazionale e per il 78% rappresenta un’opportunità per il futuro, anche se il 22% teme effetti negativi sull’occupazione. È quanto emerge dall’indagine promossa da AxL – Agenzia per il Lavoro, realizzata su 1.519 persone in tutta Italia.
L’utilizzo dell’AI per la ricerca di lavoro è diffuso in tutte le fasce d’età, con picchi tra i 18-24 anni (33,7%), seguiti dai 45-54 (28,8%) e 25-34 (25,2%). L’applicazione più comune riguarda il miglioramento del curriculum (37%), seguita dalla ricerca di opportunità di lavoro (28%). Il 13% usa l’AI per raccogliere informazioni sulle aziende, mentre il 12% per verificare l’allineamento delle proprie competenze ai profili richiesti.
Sul fronte della selezione, circa un terzo dei rispondenti (32%) si dice preoccupato che l’AI possa valutare solo le competenze e non il potenziale umano. Il 36% è indifferente, mentre il 24,5% guarda positivamente all’uso dell’AI come strumento più neutro e oggettivo nella prima fase di screening dei CV.
Ampio consenso anche sull’uso dell’AI nella formazione: il 76% esprime un parere favorevole. Il 43% apprezza l’accesso a contenuti utili per la crescita professionale, il 21% la possibilità di costruire percorsi formativi personalizzati e il 14% l’aiuto nel semplificare lo studio. Le criticità restano legate soprattutto a lavori manuali (13%) o allo scetticismo sull’affidabilità dei contenuti (11%).
Guardando al futuro, prevale una visione positiva: il 46% non è preoccupato e si aspetta la nascita di nuove professioni, mentre il 32% si dice interessato a formarsi per utilizzare l’AI. Resta una quota del 22% che teme la riduzione dei posti di lavoro, soprattutto tra i 35-54 anni.
“Crediamo che l’AI possa rappresentare una grande opportunità per il mondo del lavoro, purché resti centrale il valore della persona – commenta Luca Rota, direttore commerciale di AxL –. L’incontro tra imprese e talenti deve rimanere un percorso di ascolto e valorizzazione del potenziale umano. La tecnologia è uno strumento, non un sostituto delle competenze e dell’unicità delle persone”.

























































