La crescita incontrollata della GenAI e rischi insider mettono sempre più in pericolo la sicurezza dei dati aziendali

GenAI

Proofpoint ha pubblicato la seconda edizione del suo report Data Security Landscape 2025, che rivela come le organizzazioni continuino a subire diffuse perdite di dati, faticando a proteggere le informazioni sensibili a fronte di una loro crescita esplosiva, dell’adozione dell’intelligenza artificiale, della GenAI e dell’emergere di agenti AI negli ambienti di lavoro.

Basato sulle testimonianze di 1.000 professionisti della sicurezza in 10 Paesi, tra cui l’Italia, e sui dati della piattaforma Proofpoint, il report rivela come la rapida adozione di strumenti di produttività basati sull’AI e di agenti autonomi che gestiscono dati sensibili stia aggravando il rischio per le aziende. Molte non dispongono infatti della visibilità e dei controlli necessari per governare questo emergente spazio di lavoro agentico, in cui esseri umani e sistemi di AI collaborano. Nel frattempo, il vertiginoso incremento dei volumi di dati mette a dura prova team di sicurezza già sotto pressione.

“Siamo entrati in una nuova era della sicurezza dei dati, in cui minacce interne, crescita incessante e cambiamenti guidati dall’AI stanno mettendo alla prova i limiti delle difese tradizionali,” dichiara Ryan Kalember, chief strategy officer di Proofpoint. “Strumenti frammentati e visibilità limitata lasciano le organizzazioni esposte al rischio. Il futuro della protezione dei dati dipende da soluzioni unificate e basate su AI in grado di comprendere contenuti e contesto, adattarsi in tempo reale e proteggere le informazioni attraverso le attività sia umane che degli agenti.”

Il report ha coinvolto anche l’Italia, questi i principali risultati relativi al nostro Paese:

  • Le persone continuano a essere la causa della maggior parte degli incidenti di perdita di dati: In Italia, il 54% delle aziende attribuisce i propri eventi più significativi di perdita di dati a dipendenti o collaboratori esterni distratti, mentre il 27% cita utenti compromessi e il 23% indica insider malintenzionati. La telemetria di Proofpoint sottolinea come solo l’1% degli utenti sia responsabile del 76% degli eventi di perdita di dati, evidenziando l’importanza di strategie di sicurezza adattive e consapevoli del comportamento. Anche la frequenza di questi incidenti rimane allarmante: gli intervistati hanno segnalato una media di 9 incidenti all’anno, con alcune organizzazioni che ne subiscono molteplici ogni mese. La loro risoluzione può richiedere settimane, lasciando le informazioni sensibili esposte e i team di sicurezza sovraccarichi.
  • Crescita e proliferazione dei dati aggravano la sfida: i volumi di informazioni aziendali stanno aumentando vertiginosamente, portando visibilità e controllo al limite. Il 23% delle aziende in Italia ha visto i propri dati crescere del 30% o più nell’ultimo anno etra quelle globali con oltre 10.000 dipendenti, il 41% gestisce più di un petabyte di dati. Questa espansione incontrollata comporta serie implicazioni: il 34% cita la proliferazione dei dati nel cloud e SaaS come una delle principali sfide, e il 24% afferma che i dati ridondanti o obsoleti rappresentano un rischio significativo. I dati della piattaforma Proofpoint lo confermano, mostrando come il 27% dello storage nel cloud sia abbandonato: dati non utilizzati che gonfiano i costi e estendono la superficie di attacco.
  • Ascesa dell’ambiente di lavoro agentico e nuovi rischi per i dati: con la rapida adozione della GenAI nei flussi di lavoro aziendali, sta emergendo una nuova classe di rischio interno che compete con l’errore umano. Il 36% delle organizzazioni in Italia cita la perdita di dati tramite strumenti di GenAI pubblici o aziendali come una delle principali apprensioni, mentre il 34% si preoccupa dell’utilizzo di dati sensibili nell’addestramento dell’AI. Gli agenti AI, che spesso operano come “superuser” con privilegi elevati, introducono un ulteriore rischio, con il 24% delle imprese che segnala l’accesso non supervisionato ai dati da parte degli agenti come una minaccia critica. Le lacune nella supervisione amplificano questi rischi: il 31% non dispone di visibilità e controlli sufficienti sugli strumenti di GenAI.
  • I team di sicurezza sono sotto pressione a causa di set di strumenti frammentati: le architetture di sicurezza frammentate continuano a ostacolare visibilità, risposta e sforzi di bonifica. Il 28% delle aziende italiane dichiara che la risoluzione di un incidente di data loss può richiedere da una a quattro settimane. Con il 66% che si affida a sei o più fornitori di sicurezza dei dati, la conseguente proliferazione di strumenti aumenta la complessità, creando frustrazione neiteam di sicurezza già oberati di lavoro.
  • Sono necessari programmi di sicurezza dei dati unificati e basati sulla GenAI: i responsabili della cybersecurity si rivolgono sempre più a soluzioni olistiche per la protezione dei dati e la gestione dei rischi interni per ridurre i i pericoli e semplificare le operazioni. Il 62% delle aziende italiane ha già implementato funzionalità di sicurezza dei dati potenziate dall’AI per classificare le informazioni. Il 34% degli intervistati vede il maggior vantaggio di una soluzione di data security unificata nell’abilitare un utilizzo sicuro e produttivo dell’AI, mentre il 56% ritiene che ridurrà il rischio di perdita di dati.