
Nell’articolo che condividiamo di seguito, Russell Lewin, Global Alliances Manager & AI Ecosystem, Red Hat EMEA approfondisce il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende e spiega come gli ecosistemi di partner possano essere la chiave per sbloccarne il pieno potenziale e accelerare l’innovazione.
Buona lettura!
Il segreto per una rapida innovazione AI? Gli ecosistemi
Negli ultimi due anni, l’emergere dell’AI generativa ha contribuito a rendere ancor più digitale l’IT aziendale. Le imprese hanno bisogno di flessibilità per competere sul mercato, e molte di esse hanno avviato importanti progetti pilota per esplorare l’integrazione di soluzioni AI avanzate e sbloccare così nuove opportunità su scala globale per vedere i progressi, non più nel giro di anni, ma di mesi.
Per i CIO, questo cambiamento ha portato opportunità, ma anche pressione. La sfida non è semplicemente come adottare l’intelligenza artificiale, ma come renderla operativa in modo rapido, sicuro e tale da generare valore aziendale. Per molti, il processo inizia spesso dalle basi (o dall’infrastruttura). L’imperativo è la velocità: per esserlo, però, i responsabili IT devono andare oltre le scelte tecnologiche e iniziare a pensare in termini di ecosistemi.
L’AI dà il ritmo all’innovazione
L’intelligenza artificiale non è solo un altro carico di lavoro. Sta cambiando il modo stesso di concepire le competenze, le applicazioni e l’infrastruttura. I modelli hanno bisogno di accedere ai dati ovunque essi si trovino: nei cloud pubblici, nei data center e sempre più ai margini delle reti. Hanno bisogno di potenza di calcolo flessibile, governance e osservabilità, il tutto con la possibilità di scalare l’intera organizzazione. Per la maggior parte di loro si tratterà probabilmente di un solo modello di AI: ce ne saranno molti, per tutti i casi d’uso, i reparti e le aree geografiche.
È fondamentale però che l’intelligenza artificiale non sostituisca le applicazioni tradizionali, ma le integri. L’intelligenza artificiale dipende dalle stesse fondamenta ibride che le aziende costruiscono da anni. Ma le spinge a fornire servizi più rapidi, con maggiore flessibilità e in più ambienti diversi.
Se l’AI è il driver, il cloud ibrido è il veicolo e gli ecosistemi sono il motore
Nessun singolo vendor può soddisfare tutte queste esigenze e, probabilmente, nessun cliente vuole una soluzione monolitica. L’azienda di oggi – e di domani – è un organismo complesso composto da partner diversi: specialisti di data science, piattaforme AI, ISV, hyperscaler, SI, OEM e altro ancora.
I leader dell’IT moderno lo capiscono e sanno che non si tratta solo di scegliere la tecnologia giusta, ma di selezionare i partner che hanno creato ecosistemi solidi, che riducono i rischi e accelerano i risultati. I clienti vogliono scelta e flessibilità, sia per tornare all’on-premise, ma con una migrazione più semplice rispetto a un ambiente cloud ibrido, sia per implementare le soluzioni più velocemente e liberare lo staff per innovare. Non esiste una soluzione unica per tutti, ed è la combinazione tra esperti affidabili che aiuta le aziende a trasformarsi in vista della nuova era digitale.
Stiamo già vedendo i vantaggi di questo modello. Dell e Red Hat, ad esempio, hanno stretto una partnership tesa a realizzare piattaforme preconfezionate e integrate che combinano hardware, software, networking, automazione e molto altro ancora. E, cosa fondamentale, queste piattaforme vengono fornite su scala attraverso partner come Accenture e Kyndryl, che apportano la loro esperienza nei diversi settori.
I risultati sono tangibili: le organizzazioni registrano tempi di implementazione fino al 90% più rapidi rispetto agli approcci fai-da-te, particolarmente preziosi in settori come la finanza e il retail, dove il time to value può determinare la competitività. In questi casi, una soluzione “out-of-the box” può fungere da garanzia, con l’hardware distribuito e l’infrastruttura precostituita, la rete già configurata e i vantaggi regolari di Red Hat Openshift a portata di mano, fin da quando si lancia il progetto.
La velocità diventa un vantaggio strategico
La velocità non è più un aspetto opzionale. Diventa un fattore di differenziazione che può accelerare l’evoluzione aziendale, soprattutto in questa nuova era dell’intelligenza artificiale, dove le opportunità di costruire qualcosa di unico e di diventare un innovatore sono davvero concrete.
Ma andare veloci non deve significare prendere scorciatoie o correre rischi inutili. Nell’attuale panorama IT, la stabilità deriva dal non cercare di controllare tutto, ma dallo scegliere ecosistemi flessibili e collaudati, pronti a muoversi al ritmo dell’intelligenza artificiale. Il giusto ecosistema di partner sblocca un nuovo livello di agilità, riducendo gli attriti, distribuendo i rischi e sbloccando il tipo di velocità che dura nel tempo.
Nonostante la rapida innovazione dell’intelligenza artificiale, abbiamo ancora davanti a noi un’opportunità di crescita. La combinazione tra una tecnologia affidabile e i partner giusti fa sì che i responsabili IT non debbano dedicare il loro tempo alle sfide infrastrutturali, ma possano concentrarsi invece sulle opportunità di innovazione. Ci sono persone che si preoccupano di come funziona un motore, altre che invece vogliono solo andare da A a B nel modo più rapido e sicuro possibile. Un approccio ecosistemico consente di ottenere entrambi i risultati: e le aziende non dovranno più scegliere uno dei due estremi per poter progredire rispetto alla concorrenza.
di Russell Lewin, Global Alliances Manager & AI Ecosystem, Red Hat EMEA