BDO Global Risk Landscape 2025: Tra le fonti di rischio per le aziende, al primo posto si conferma l’adeguamento ai requisiti normativi. Per contrastare rischi geopolitici, si punta sul rafforzamento delle partnership con gli enti regolatori locali e su strumenti di previsione e monitoraggio proattivo del rischio

Stefano Minini

Una delle principali organizzazioni internazionali di servizi professionali alle imprese, BDO, ha pubblicato i dati relativi all’indagine Global Risk Landscape 2025, svolta su un campione di 500 C-level in tutto il mondo per indagare lo sviluppo della percezione dei fattori di rischio per le aziende a livello globale. Secondo la ricerca, l’84% degli intervistati ritiene che l’attuale scenario globale, caratterizzato da crescenti tensioni commerciali e geopolitiche, è definito dai fattori di crisi come mai prima d’ora. Nonostante questo, però, solo il 7% di essi adotta un atteggiamento “proattivo” del rischio (rispetto al 19% del 2024 e al 29% del 2023), preferendo un approccio più orientato al rispetto delle normative vigenti, che va però a limitare le opportunità di crescita delle organizzazioni e fa aumentare le pressioni da parte dei diversi stakeholder.

Sebbene la maggior parte degli intervistati (il 54%) affermi che vi sia pari attenzione tra attenzione al rischio e rispetto della compliance normativa, lo studio mette in luce che, mentre i Chief Executive Officer ritengono che il problema principale per le aziende riguardi il costo eccessivo per gli adeguamenti ai requisiti legislativi, i Chief Risk Officer sostengono che le maggiori problematiche derivino dalla scarsa adattabilità delle organizzazioni alle nuove fonti di rischio e al poco utilizzo delle tecnologie per il loro monitoraggio.

 

Fonti di incertezza e di rischio per le aziende: approccio proattivo del rischio

Analizzando le diverse fonti di incertezza per le aziende, i rischi legati all’ambito regolatorio e al rispetto dei requisiti normativi rimangono al primo posto e sono indicati dal 35% dei C-level; in particolare, i manager intervistati si sentono particolarmente impreparati nella gestione e nell’applicazioni dei regolamenti legati alla privacy dei dati. Al secondo posto, entrambi con una quota del 28% dei rispondenti, si trovano le incertezze relative alle catene di approvvigionamento e alla capacità di attrarre e mantenere in azienda i migliori talenti. Mentre nel primo caso la percentuale si mantiene in linea con il 2024, nel secondo si è registrato un notevole aumento rispetto allo scorso anno, quando era stato indicato dal 12% degli intervistati. In particolare, le preoccupazioni legate ai dipendenti sono più sentite nei settori della salute/sanità (viene evidenziato dal 44% dei C-level), immobiliare (39%) e tecnologia/media/TLC (34%).

Tra i fattori di incertezza maggiormente citati dai manager a livello globale si trovano quindi le tensioni geopolitiche, indicate dal 25% del campione, sostenute anche dalle incertezze legate all’imposizione dei dazi commerciali e i rischi legati all’impatto ambientale delle attività umane, che salgono di quattro posizioni rispetto al 2024, raggiungendo il quinto posto con una quota del 24%.

Al sesto posto tra le maggiori fonti di rischio si piazzano gli attacchi informatici, evidenziate dal 23% dei rispondenti; a livello settoriale, le minacce informatiche sono particolarmente percepite dalle aziende che operano nei servizi professionali (41%) e nel comparto tecnologia/media/TLC (40%). Sebbene le maggiori preoccupazioni derivino ancora dalle campagne di phishing via e-mail per lanciare attacchi malware e dalle frodi su fatture o pagamenti, si registra un aumento degli attacchi di social engeneering che prendono di mira i dipendenti, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle aziende per furti di proprietà intellettuali o per commettere frodi.

Il report di BDO ha messo in luce che quasi la metà degli executive intervistati (il 45%) vede l’Intelligenza Artificiale come un’opportunità e non come un potenziale rischio. Nonostante questa percezione, tuttavia, solo il 31% del campione ritiene che l’IA possa contribuire a identificare i rischi o a individuare e prevenire le frodi. Inoltre, sebbene vi sia un maggiore ottimismo tra i manager, non viene meno la valutazione dei potenziali rischi derivanti dall’utilizzo di questa tecnologia: circa il 62% degli intervistati ha affermato che l’IA potrebbe aumentare i rischi per la privacy e il 56% quelli per la sicurezza informatica.

“Dalla nostra analisi emerge chiaramente come, in un’epoca di crisi continua come quella attuale, le aziende che vogliono crescere e raggiungere i propri obiettivi devono adottare un approccio proattivo al rischio,” afferma Stefano Minini, Partner Risk & Advisory Services di BDO. “Nonostante la maggioranza degli intervistati, alla luce delle incertezze internazionali, affermi di prediligere un atteggiamento di prudenza, il 74% si dice consapevole del fatto che l’integrazione nella cultura aziendale di una mentalità in grado di riconoscere e gestire i principali rischi inizierà a spostare l’equilibrio da un’attenzione eccessiva alla pura compliance all’implementazione di strategie reali di gestione del rischio, in grado di generare maggiore valore e opportunità per le aziende.”

 

Focus sull’europa

I risk manager europei si trovano ad affrontare un contesto più che mai caratterizzato da fattori di crisi. Il conflitto in corso in Ucraina, il mutevole contesto geopolitico e le crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione sui team di risk management nella regione.

Il 37% degli intervistati ha affermato che la principale fonte di rischio è rappresentata dalle richieste in ambito di regolamentazione, seguita dalla gestione delle catene di approvvigionamento (indicata dal 30%) e dagli attacchi informatici e dalle tensioni geopolitiche (entrambi al 27%). Per rispondere alle situazioni di conflitto internazionale, i manager europei puntano sul rafforzamento delle partnership con gli enti regolatori locali e sull’utilizzo di strumenti di previsione e monitoraggio del rischio (entrambi al 54%). Al contrario, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento è adottata solo dal 34% delle aziende.

“All’interno di questo scenario di incertezza, le aziende europee si stanno concentrando anche sulle opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale e sul potenziale della tecnologia nella gestione dei rischi. I manager intervistati hanno individuato nel monitoraggio della compliance come l’area con maggiore probabilità di impatto dell’IA sul loro business, seguita dalla gestione della supply chain, dalle previsioni della domanda e dalla sicurezza informatica,” ha affermato Renato Marro, Partner Risk & Advisory Services di BDO. “L’Intelligenza Artificiale sta inoltre mostrando le sue potenzialità nell’identificare e nel prevenire con maggiore precisione i casi di frode. Tuttavia, solo il 30% dei C-level europei ha dichiarato di effettuare investimenti per lo sviluppo di strumenti basati sull’IA per l’identificazione delle frodi.”