PlanetWatch è in grado di monitorare capillarmente l’aria indoor e outdoor grazie alla propria tecnologia

Qualità dell’aria: IoT ed analytics per ridurre l’inquinamento

Valutare la qualità dell’aria in modo accurato attraverso una rete di monitoraggio capillare e diffusa basata sull’analisi dei dati in tempo reale. È questo l’obiettivo di PlanetWatch, startup Italo-francese che sfrutta le tecnologie IoT e Blockchain combinate con strumenti di analisi Big Data per consentire a persone, aziende ed enti pubblici di prendere decisioni più corrette in tema di sostenibilità ambientale. Per approfondire la tematica abbiamo intervistato Claudio Parrinello, CEO di PlanetWatch.

Come è la qualità dell’aria in Italia?

Dipende da zona a zona. Ovviamente ci sono aree maggiormente inquinate, tendenzialmente in corrispondenza di impianti produttivi o nelle grandi città, mentre in altre aree l’aria risulta più pulita. È bene però precisare che la qualità dell’aria che respiriamo, anche nelle regioni ritenute maggiormente inquinate, può variare molto anche a poche decine di metri di distanza e risultare più o meno buona. Questo ad esempio dipende dalla presenza di vie più o meno strette, dal livello di traffico nella strada analizzata e dalla presenza o meno di venti.

Claudio-Parrinello PlanetWatchEssendoci tutte queste variazioni, come è possibile determinare con certezza la salubrità dell’aria di una città?

Soltanto attraverso una rete capillare di sensori sul territorio, soprattutto nelle aree soggette a maggior inquinamento.

In Italia le centraline di rilevamento sono sufficienti?

Finora quelle istallate sono in numero troppo limitato rispetto alla superficie territoriale italiana per poter analizzare con precisione la reale qualità dell’aria e questo porta a non avere informazioni sufficientemente dettagliate per prendere decisioni, come quelle relative ai blocchi del traffico e all’instaurazione delle zone ZTL.

Gli stop alla circolazione sono quindi inutili?

Diversi studi hanno osservato per prima cosa che la qualità dell’aria migliora meno di quanto ci si possa aspettare anche quando il traffico viene drasticamente ridotto. Non solo: i dati alla base delle decisioni prese per l’attivazione del divieto di circolazione da parte della Pubblica Amministrazione locale e centrale non sono sufficienti. Basti pensare ad esempio alla città di Roma che si sviluppa su una superficie di 1300 kmq ci sono soltanto 13 centraline. Avere una perfetta valutazione dell’aria della Capitale risulta pertanto impossibile con una centralina ogni 100 kmq.

Esiste una soluzione a questa problematica?

Si, ed è per questo che è nata PlanetWatch. Il nostro obiettivo è quello di implementare reti di monitoraggio della qualità dell’aria dense attraverso sensori che possono essere installati sulle terrazze di casa, sui giardini, il tutto a costi ridotti ed elevati standard. Questo significa, a parità di investimento rispetto ad altri sistemi di monitoraggio, poter avere una densità molto maggiore di sensori e conseguentemente determinare con precisione quali sono i picchi di inquinamento per aree circoscritte.

I sensori che fornite sono da voi prodotti?

Al momento ci affidiamo a fornitori di terze parti, con soluzioni che vengono certificate da PlanetWatch. Abbiamo parallelamente avviato un progetto che ci porterà alla produzione in house di  apparecchiature per il rilevamento della qualità dell’aria.

La rete PlanetWatch quanti sensori monitora?

Attualmente sono oltre 53 mila in tutto il mondo e il loro numero è in costante aumento. Ogni sensore, che si caratterizza per essere facilmente installabile senza la necessità di personale specializzato, invia in tempo reale informazioni a PlanetWatch grazie alla connessione alla rete.

I dati raccolti come vengono analizzati?

Fino ad oggi la nostra startup ha analizzato oltre tre miliardi di stringhe di dati grazie ad algoritmi Big Data basati sull’intelligenza artificiale. Le informazioni registrate vengono inoltre criptate ed inserite in Algorand, una blockchain di terza generazione ideata dal docente del MIT, il Prof. Silvio Micali, che le rende immodificabili e ne garantisce il loro tracciamento.

Che valore aggiunto offre l’analisi dei dati?

Una rete di rilevamento densa combinata con le tecnologie analytics consente di determinare nelle città, ad esempio, quali sono le vie maggiormente soggette ad inquinamento e deviare il traffico in certe fasce orarie su strade che si caratterizzano per una maggior circolazione d’aria. In questo modo si potranno ottenere interessanti riduzioni del particolato atmosferico dove è più necessario senza dover bloccare un’intera città.

Le amministrazioni comunali sono quindi i vostri maggiori clienti. Corretto?

In prospettiva, sì. Attualmente, la maggior parte dei clienti sono utenti privati che autonomamente scelgono le nostre soluzioni per valutare la qualità dell’aria nella zona nella quale vivono. Non solo: sempre più aziende si affidano a PlanetWatch, così come cresce l’interesse anche da parte delle municipalità.

Esiste qualche città che si è già affidata a PlanetWatch per analizzare l’inquinamento?

Il Sindaco di Miami Francis Suarez ha recentemente elogiato pubblicamente PlanetWatch e deciso di utilizzare i nostri sensori e In queste settimane sono in corso le attività di avvio della fase vera e propria di monitoraggio. Miami però non sarà la sola. Altre municipalità si stanno infatti interessando attivamente per implementare un sistema di monitoraggio efficiente della qualità dell’aria. 

Oltre ad essere focalizzati sull’outdoor, PlanetWatch offre soluzioni anche per l’interno degli edifici?

Il controllo della qualità dell’aria in ambienti chiusi sta diventando un’esigenza sempre più avvertita, anche a fronte della necessità di garantire la salubrità di ambienti di lavoro o dove, comunque, stazionano molte persone, come potrebbero essere le strutture d’accoglienza. La rilevanza scientifica e l’importanza dei sistemi di monitoraggio indoor di PlanetWatch della qualità dell’aria hanno recentemente ottenuto due riconoscimenti importanti:

  • Un hotel a Lingotto, nei pressi di Torino, è diventato grazie a PlanetWatch il secondo hotel al mondo ad aver la propria aria certificata conforme ad uno standard internazionale.
  • I dati rilevati in questo hotel sono divenuti l’oggetto di una pubblicazione scientifica in collaborazione fra PlanetWatch e un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna (ref. https://www.mdpi.com/2073-4433/12/7/880 ).

Una volta stabilita la non salubrità dell’aria indoor come è possibile intervenire?

Sicuramente attraverso soluzioni più semplici rispetto a quando si riscontrano problematiche outdoor. Negli edifici solitamente è sufficiente aumentare la ventilazione aprendo le finestre o introducendo soluzione per la purificazione dell’aria.