L’Indagine, realizzata da FPA per Dedagroup Public Services e diffusa in occasione di FORUM PA 2020, rivela che la digitalizzazione non è più un’esclusiva delle grandi città, ma include anche i centri più piccoli, sia al nord che al sud.

maturità digitale
maturità digitale

Per il secondo anno consecutivo FPA ha realizzato, in esclusiva per Dedagroup Public Services, società impegnata nella costruzione di nuove infrastrutture pubbliche digitali, l’”Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo”, con l’obiettivo di misurare l’avanzamento della PA italiana nel suo percorso di innovazione, tramite un’analisi qualitativa di 109 Comuni capoluogo.

Dall’indagine, presentata in occasione di FORUM PA 2020, emerge come la digitalizzazione non è più un’esclusiva delle grandi città e delle regioni del Nord, ma coinvolge anche i centri più piccoli e le città del centro-sud. La ricerca utilizza il modello Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Dedagroup Public Services, frutto di una rielaborazione del DESI (Digital Economy & Society Index) rispetto agli obiettivi definiti sulla PA digitale (Agenda Digitale italiana, Strategia per la Crescita Digitale, Piano triennale per l’ICT) e di una sua contestualizzazione a livello locale. All’indirizzo https://www.dedagroup.it/public-services/questionario-CaRe è disponibile una versione semplificata del questionario accessibile a tutti i comuni che desiderano autovalutare il proprio livello di digitalizzazione.

Infatti, Fabio Meloni, Amministratore Delegato di Dedagroup Public Services precisa:“ La seconda edizione evidenzia quanto oggi il percorso di digitalizzazione sia all’effettiva portata di tutti i Comuni, grandi e piccoli, indipendentemente dalle risorse finanziarie a disposizione. A questo si aggiunge la necessità di promuovere e sviluppare servizi digitali realmente efficaci perché progettati per mettere al centro l’esperienza del cittadino-utente e utili grazie all’impiego di open data ad alto contenuto informativo”

L’Indagine prende in esame tre dimensioni per valutare la maturità digitale delle nostre città:

  • Digital public services, che misura il livello di disponibilità online dei principali servizi al cittadino e alle imprese, erogati dai Comuni capoluogo;
  • Digital PA, che misura il livello di integrazione dei Comuni rispetto alle principali piattaforme, individuate dal Piano triennale per l’informatica pubblica (SPID, PagoPA e ANPR);
  • Digital Openness, che misura il livello di apertura dell’amministrazione comunale in termini di numerosità e qualità dei dati aperti rilasciati e il livello di comunicazione con la propria comunità di riferimento attraverso l’attivazione dei principali canali social.

Per ciascuno di questi indici è stato calcolato, per ogni Comune capoluogo, il livello di maturità digitale che rappresenta la sintesi dei risultatiottenutinelletredimensioni.

Tra le 35 amministrazioni ci sono 26 Comuni che raggiungono un livello almeno sufficiente in tutte e tre le dimensioni considerate (Digital public services, Digital PA, Digital Openness) ed elevato in almeno una di esse (classificate come “omogenee”), cioè Arezzo, Bari, Bergamo, Brescia, Cagliari, Cremona, Firenze, Forlì, La Spezia, Livorno, Lodi, Matera, Modena, Monza, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Piacenza, Prato, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Trento, Verbania, Verona e Vicenza. A questi si aggiungono Mantova, con un livello “differenziato” e poi 8 Comuni che raggiungono il livello più alto in tutte le tre dimensioni: le grandi metropoli di Bologna, Genova, Milano, Roma, Torino, Venezia e due medie realtà come Cesena e Pisa, a testimonianza del fatto che difficoltà strutturali oggettive non impediscono il raggiungimento di ottimi risultati.

OPEN DATA: AMBITO DA SVILUPPARE

In un contesto in cui il valore del dato emerge in modo palese merita attenzione anche quanto si rileva  dall’indice Digital Openness che indaga sulla pubblicazione di dati relativi all’attività dell’amministrazione e alla vita economica e sociale delle proprie comunità, misurando il numero di dataset pubblicati, la qualità dei dati esposti, l’ aggiornamento, la documentazione e la metadatazione, l’automazione nella produzione e nel rilascio ed, infine, la disponibilità di API (Application Protocol Interface).

Complessivamente, i dataset pubblicati dai 109 Comuni capoluogo sono poco più di 17.000. 48 città su 109 non hanno ancora pubblicato nemmeno un dataset sui propri portali, e 28 Città hanno reso disponibili meno di 100 dataset. Spiccano 6 grandi città, ossia Bologna, Roma, Firenze, Torino, Palermo e Milano, con più di

1.000 dataset sui loro portali; realtà più piccole come Pisa, Lecce e Piacenza, si attestano tra i 1.000 e i 500 dataset, confermando l’utilizzo degli open data come elemento fondamentale della propria strategia di digital transformation.

UTILIZZO DEI SOCIAL NETWORK PER LA COMUNICAZIONE DEI SERVIZI

La misurazione del livello di apertura non può prescindere dalla capacità delle amministrazioni di raccontarsi in un contesto nuovo. I canali social e i sistemi di messaggistica istantanea rappresentano formidabili strumenti per comunicare e interagire con la cittadinanza. Anche una comunicazione sempre più multicanale potrebbe consentire al Paese di riguadagnare posizioni nella classifica del DESI che, nell’edizione 2020, ha fotografato proprio la dicotomia tra l’effettiva disponibilità di servizi online offerti e una scarsa fruizione degli stessi.

A livello generale, il canale social più diffuso tra i 109 Comuni è Facebook (utilizzato da 95 amministrazioni), seguito da Youtube (attivo in 93 città), Twitter (85) e LinkedIn (84). Più basso il dato relativo a Instagram, con soli 67 Comuni attivi. Ancora poco diffuso Telegram, utilizzato soltanto da 45 città come strumento per informare tempestivamente la cittadinanza su novità, eventi e servizi erogati. Complessivamente, solo 23 Comuni utilizzano tutti i 6 strumenti analizzati.

In conclusione, l’Indagine evidenzia che la digitalizzazione non è più un percorso riservato solo alle amministrazioni più grandi, più strutturate e dotate di maggiori risorse economiche e professionali. Cosa incide quindi maggiormente sulla maturità digitale dei Comuni? Più che la collocazione geografica o la dimensione demografica, a contare sono altri fattori.

In primis la capacità di integrare i propri servizi con le piattaforme e gli strumenti, realizzati a livello centrale dal Team per la trasformazione digitale in collaborazione con AgID, che consentono ad enti di ogni dimensione di effettuare un deciso cambio di passo nel proprio percorso.

Influisce anche la capacità dei Comuni di “fare rete” con altre amministrazioni. La condivisione di esperienze, risorse, professionalità e lo sviluppo di progettualità condivise rappresenta un aspetto chiave per raggiungere gli obiettivi definiti dal Piano triennale.

Ultimo cruciale aspetto è la capacità di sfruttare le opportunità offerte dall’accelerazione del Cloud PA. L’avvio del Cloud marketplace, accompagnato dall’obbligo di approvvigionarsi esclusivamente di soluzioni SaaS qualificate da AgID, consente alle amministrazioni di usufruire di soluzioni per la gestione dei procedimenti amministrativi flessibili e scalabili.