Due sono le domande che un’azienda dovrebbe porsti per creare un luogo di lavoro in linea con le nuove tendenze: cosa voglio evocare? Quali sono i valori che voglio rappresentare?

Digital Workplace: mancano tecnologia e cultura

A cura di Danilo Schipani, Chief Marketing Officer di Copernico

Quando si entra in una casa per la prima volta, in pochi attimi si possono capire molte cose delle persone che ci abitano: il carattere, i gusti, le abitudini, le cose a cui tengono. Lo stesso, oggi, vale per le aziende. Perché il workplace è diventato parte del brand. Come rilevato da Copernico, la rete di luoghi di lavoro, uffici flessibili e servizi di smart working, con il suo punto di vista privilegiato, l’ambiente di lavoro non è fatto solo di muri, scrivanie e lampade: è determinato da una componente materiale e visibile, ma anche da una immateriale, che seppur non visibile è immediatamente percepibile. Proprio come nelle nostre case che risultano fredde oppure accoglienti, ordinarie o particolari grazie ad un mix di elementi: architettura, design, ma anche energie delle persone che le abitano e che ne formano il “carattere”.

La componente materiale – la struttura fisica, il design e l’arredamento o i colori utilizzati – abilita quella immateriale, che è data dalle relazioni che accadono in questo luogo, dalle persone che lo vivono, dalle connessioni che vi nascono e dalle possibilità di sviluppo che si creano. Come il logo di un brand crea associazioni nella testa dei suoi clienti, così anche uno luogo di lavoro è in grado di evocare valori, connotazioni e caratteristiche distintive dell’azienda non solo nei suoi dipendenti ma anche nei confronti di una community più allargata: la capacità comunicativa di un qualsiasi luogo di lavoro può trasformare quest’ultimo in un brand!

Valori al servizio di uno spazio

Un’azienda che voglia creare un luogo di lavoro in linea con le nuove tendenze dello smart working dovrebbe partire da due semplici domande: cosa voglio evocare? Quali sono i valori che voglio rappresentare? Oggi i lavoratori, specialmente i Millennial, scelgono le aziende che hanno altri scopi oltre al profitto e a parità di stipendio preferiscono quelle impegnate, sostenibili e che offrono luoghi di lavoro smart. E smart non vuol dire solo poter lavorare da casa o da remoto, ma piuttosto ripensare al significato di lavoro, alle opportunità che può dare e ai benefici che se ne possono trarre: se un tempo le dinamiche di lavoro erano basate sul controllo, oggi invece prevale la logica di responsabilità in cui l’impiegato è sempre più simile a un freelance in grado di organizzarsi, gestirsi e di cercare ispirazioni anche al di fuori del proprio ecosistema.

Smart working, molto più che una moda. Un modello vincente

Per mettere le persone nella condizione di poter lavorare responsabilmente occorre creare spazi intelligenti, ibridi, flessibili, aperti e connessi, così che non siano solo luoghi dove eseguire un compito o un’attività, ma dove fare networking, migliorare la propria professionalità e creare nuove opportunità di business, sentendosi parte di una realtà più grande, partecipativa. Quello che da anni stanno facendo gli spazi di smart working, come quelli creati da Copernico, che infatti continuano a crescere ed evolversi. Se una decina di anni fa l’idea della condivisione degli spazi lavorativi sembrava un fenomeno marginale e che poteva riguardare solo startup e freelance, oggi gli uffici flessibili attirano anche le aziende, sia quelle piccole sia le più grandi. Spesso sono le stesse aziende ad organizzare i loro spazi in maniera flessibile, questo perché hanno capito che il luogo di lavoro ha un impatto significativo sui dipendenti soprattutto in termini di branding.

Secondo i ricercatori dell’Università del Michigan le ragioni più frequenti per cui le persone scelgono gli spazi di coworking sono le possibilità di interazione con le persone (84%), le opportunità che offrono (82%), la condivisione delle conoscenze (77%). E per le aziende è lo stesso: i team che lavorano in smart place lavorano meglio, più velocemente e sono più soddisfatti.

Pensare agli spazi di coworking semplicemente come spazi aperti, ben arredati con sala relax, tavolo da ping-pong e bar non è corretto. Il design e l’architettura sono fondamentali, ma devono essere al servizio dei valori che un’azienda vuole trasmettere e comunicare all’interno, all’esterno e anche alla comunità che le vive accanto. Per il 77% degli intervistati in un sondaggio di CoreNet Global il brand è un fattore determinante per l’andamento del proprio business, ma solo il 15% dichiara di avere strutture che riflettono “molto bene” il proprio marchio. Una tendenza da invertire per creare connessione, essere innovativi e avere dipendenti felici. Il design deve aiutare a creare il carattere di un luogo, deve integrarlo e valorizzarlo. E, proprio come una casa, il workplace deve far stare bene, deve creare l’humus adatto alla crescita aziendale e professionale e contribuire al benessere di chi lo vive. E deve manifestare quello che rappresenta.