Valerio Pastore, Fondatore e Chief Technology Officer dell’italiana Boole Server sostiene che ormai non serve sapere dove sono collocati i server per gli attacchi hacker.

Attacchi hacker

«Se iniziassimo a lavorare e scambiarci dati totalmente protetti grazie alla cifratura, il problema dell’ubicazione fisica dei server non si porrebbe più». Valerio Pastore, Fondatore e Chief Technology Officer di Boole Server, azienda italiana specializzata nella messa in sicurezza dei file, insiste su questo tema cruciale, anche alla luce della notizia dell’interruzione dei servizi informatici negli uffici giudiziari dei distretti di Corte di Appello sulla cui causa ci sarebbero anche possibili attacchi hacker.

«Dobbiamo rendere sicuri i nostri dati dagli attacchi hacker, così come quelli degli altri che potremmo avere in gestione per i più svariati motivi. Dobbiamo renderli sicuri in modo che se anche venissero sottratti, sarebbero assolutamente inutilizzabili da chi li ha rubati perché i “ladri” non avrebbero le chiavi per poterli decodificare. E lo strumento per fare ciò esiste, ed è la cifratura, che può servire sia per conservare i dati sia per scambiarli in modo totalmente protetto» continua Pastore.

Il recente Report Global Digital 2018, ha messo in evidenza come in Italia nel 2017 la popolazione “connessa” sia stata il 73% del totale (circa 43 milioni di persone), in crescita del 10% rispetto all’anno precedente. «L’aumento dell’alfabetizzazione digitale è un bene e abbiamo tutti la responsabilità, partendo dalla pubblica amministrazione, di fare in modo che la paura di possibili attacchi hacker non porti a una inversione di questa tendenza» conclude il presidente di Boole Server. «Quindi accanto agli investimenti in infrastrutture serve lavorare molto sia sulla cultura sia sull’utilizzo di strumenti che rendano davvero protetti i dati».