Se solo il 5% delle medie e grandi imprese facesse sinergia con le startup in un processo di contaminazione proficuo, si creerebbe un’occasione di rilancio dell’economia italiana e del nostro PIL.

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Accantoniamo gli Unicorni, le startup valutate oltre 1 miliardo di dollari e facciamo in modo che anche solo il 5% delle 200.000 imprese italiane, con più di 10 addetti, “adottino” una startup digitale, creando migliaia di nuovi posti di lavoro, facendo crescere il PIL e la competitività del sistema imprenditoriale italiano. È la ricetta lanciata in occasione dell’Open Innovation Summit 2016 (1-2 luglio a Saint-Vincent), organizzato da Digital Magics, business incubator quotato sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana.

 “Oggi – spiega Layla Pavone, amministratore delegato di Digital Magics per l’Industry Innovation – quando si parla di startup, il mantra è la parola EXIT, ovvero le giovani imprese innovative italiane nascono per poter essere vendute al miglior offerente dopo qualche anno. È evidente, in questo senso, la visione speculativa che si attribuisce a chi decide di fare impresa, cosi com’è altrettanto evidente che il ruolo del venture capital assuma un’importanza strategica nel breve termine. L’obiettivo è avere un ritorno d’investimento molto elevato nel giro di pochi anni. Da qui nasce il mito dell’Unicorno, ovvero le startup valutate più di un miliardo di dollari”.

Nel 2009 – è stato detto durante l’Open Innovation Summit 2016 – c’erano solo 4 startup al mondo valutate più di un miliardo di dollari. Nel tempo il loro numero è cresciuto in maniera importante. Oggi, secondo i dati di CB Insights, ce ne sono 152 nel mondo. In Europa (Fonte GP. Bullhound) arriviamo a 47. Le più grandi sono nell’ordine Spotify, Skype e Zalando. Hello Fresh, Blippar ed Evolution Gaming sono fra le ultime arrivate. In Italia c’è stato fino ad oggi un solo Unicorno: Yoox che ad aprile 2016 aveva un valore di 4 miliardi di Dollari. Diciotto Unicorni sono nati nel Regno Unito, sette in Svezia, sei in Germania, tre in Francia. Queste aziende europee hanno impiegato tra i 7 e i 9 anni per diventare Unicorni. E al di là degli investimenti raccolti, al momento soltanto il 60% degli Unicorni europei fa profitti. Per capire i rapporti di forza col nostro Paese soltanto 7 startup di successo hanno raccolto fino ad oggi più di 10 milioni di Euro.

Secondo Digital Magics, gli Unicorni non possono costituire il fondamento dell’ecosistema delle startup, anche perché spesso sono il frutto di sopravvalutazioni. Se pensiamo al tessuto imprenditoriale del nostro Paese sarebbe più proficuo sostenere in maniera sana e ragionata la crescita delle startup. Ci sono quasi 6.000 startup iscritte nella sezione speciale del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio e oltre 200.000 grandi e medie imprese italiane con almeno 10 addetti. Se solo 10.000 (il 5%) di queste ultime, che certamente hanno necessità di fare innovazione, facessero sinergia con queste startup in un processo di contaminazione proficuo si creerebbe un’occasione di rilancio dell’economia italiana e del nostro PIL. Perciò non è più il caso di concentrarsi solo sugli Unicorni e sulle Exit, ma bisogna lavorare per favorire l’incontro fra le PMI, le grandi aziende italiane e le neoimprese innovative, per creare e favorire rapporti di collaborazione in ottica di sviluppo del business, ovvero di crescita del fatturato, da entrambe le parti.